domenica 16 dicembre 2012

Arancia meccanica

Arancia meccanica è un romanzo di Anthony Burgess uscito nel 1962, conosciuto soprattutto per l'adattamento cinematografico fatto da Kubrick nel 1971.
 
Il romanzo si divide in tre parti che corrispondono alle tre tappe fondamentali che segnano la vita del giovane protagonista Alex.
 
Nella prima parte vengono descritti Alex e la sua banda di amici, i "drughi", dediti alla violenza più estrema e fine a se stessa e del conseguente arresto di Alex. Egli verrà così sottoposto ad una cura sperimentale, descritta nella seconda parte: il giovane viene legato ad una sedia ed è costretto a guardare su uno schermo immagini brutali accompagnate da musica classica, che lui adora. Finite le sedute, Alex non può vedere scene violente nè ascoltare musica senza cominciare a stare male. Nell'ultima parte, Alex torna finalmente in società, ma viene aggredito proprio dai suoi ex compagni e dalle persone a cui aveva fatto del male; egli diventa così un simbolo del controllo esercitato dal governo e gli oppositori di questo operare ottengono di sottoporlo ad un altro trattamento, che lo farà ritornare il ragazzo di prima. Un finale così negativo ha causato diversi problemi a Burgess, che ha dovuto aggiungere un capitolo in cui cerca di mostrare un Alex che si ravvede, ma è scritto in modo poco convincente e soprattutto è inutile perchè la storia perde di efficacia.
 
Arancia meccanica è estremamente interessante perchè è una delle prime opere in cui si parla dei giovani, dando loro importanza e cercando di descrivere i loro comportamenti.
 
L'innnovazione sta soprattutto nel linguaggio, uno slang parlato da Alex e dai suoi compagni, che Burgess costruisce prendendo spunto da modi di dire presi dal linguaggio giovanile inglese di quegli anni, dal russo, dall'italiano e dal latino (queste ultime due influenze si perdono con la traduzione in italiano). Il risultato è un modo di parlare che appare strambo, ma che entra in modo prepotente nella mente del lettore.
 
Assolutamente consigliato.

venerdì 7 dicembre 2012

Memorie di una casa morta

Dostoevskij venne condannato ai lavori forzati in Siberia perchè facente parte di un gruppo utopico socialista; Memorie di una casa morta è il racconto della sua prigionia.

Dostoevskij comincia l'opera con una finzione letteraria: l'autore scrive di aver ricevuto il "diario" di Aleksandr Petrovic Gorjancikov, un detenuto condannato per aver ucciso la moglie e che insegnava alle figlie di un alto funzionario statale (durante e dopo la pena i condannati potevano esercitare un lavoro), del quale si era interessato mentre questi era in vita. Da qui l'opera si può dividere in due grandi parti: la prima ha come tema quello del delitto, mentre la seconda parte quello del castigo. Aleksandr Petrovic (cioè lo stesso Dostoevskij) descrive i suoi compagni di prigionia, le loro abitudini, il duro lavoro a cui sono sottoposti, l'infermeria dove è ricoverato e costretto a stare tra malati gravi e pazzi in un clima soffocante, ma anche momenti più "spensierati" come la recita di Natale preparata dai detenuti e della presenza di alcuni animali (celebre l'aquila, simbolo di libertà e di speranza). Aleksandr Petrovic ha difficoltà a rapportarsi con gli altri detenuti perchè è un nobile e la differenza di ceto è qualcosa di molto sentito per questi; celebre per capire questo modo di pensare del popolo è l'affermazione di Petrov che si rivolge così a Aleksandr Petrovic: "Ma voi che camerata siete per noi?", domanda rivolta senza nessuna derisione nè disprezzo, ma semplicemente come un dato di fatto.

Dostoevskij, durante la prigionia, era interessato soprattutto alla psicologia dei suoi compagni di detenzione e questo "studio" su di loro apparirà, oltre che in Memorie di una casa morta, nei personaggi dei suoi grandi romanzi. Con questo scritto, inoltre, vuole respingere la responsabilità dell'ambiente e la predisposizione naturale di un uomo al delitto. La prigionia, e la sua assoluzione dalla pena di morte proprio sul patibolo, saranno fondamentali per la sua conversione e lo stare a contatto con i detenuti gli aiuterà a capire che le idee socialiste alle quali aveva aderito sono totalmente inutili per il popolo russo. 
 
Memorie di una casa morta è un'opera interessante per conoscere in profondità Dostoevskij e il supplizio a cui erano sottoposti i detenuti durante la Russia zarista.

lunedì 3 dicembre 2012

Paradiso perduto

Milton è uno dei maggiori poeti inglesi. Ammetto che ero spaventata ad affrontare Paradiso perduto, ma, appena cominciato a leggerlo, non riuscivo a staccarmi dalle sue pagine.
 
Il poema è suddiviso in dodici libri. Il primo Libro, comincia con il descrivere il tema dell'opera, cioè la disobbedienza dell'uomo nei confronti di Dio e la sua conseguente perdita del Paradiso. Subito dopo questo proemio, viene narrato il risveglio di Satana in un luogo completamente avvolto dall'oscurità; egli chiama a sè le sue legioni di angeli ribelli come lui e, riunitisi nel Pandemonio, discutono di una profeziala quale afferma che ci sarà la creazione di una nuova creatura. Satana e i suoi decidono di vedere se questa profezia è vera ed è proprio Satana a partire per il viaggio verso il Paradiso. Le porte dell'Inferno sono chiuse a chiave, ma egli riesce a convincere Colpa (sua figlia e amante, generatasi dalla sua testa al momento della decisione di ribellarsi a Dio) e Morte (figlio del suo amore incestuoso con Colpa) a farlo passare, promettendo loro di avere la libertà di agire in qualsiasi luogo. I successivi Libri narrano il proseguimento del viaggio di Satana, della decisione di Dio di creare l'uomo per dargli il posto che prima era assegnato ai ribelli e del racconto dell'arcangelo Raffaele ad Adamo sul perchè Satana è stato punito. Satana riesce così a raggiungere il Paradiso e a pervertire Eva parlandole all'orecchio mentre questa dorme e, successivamente, la convince a mangiare il frutto dell'Albero proibito della Conoscenza, tentandola entrando nel corpo di un serpente. Adamo, non volendo abbandonare la sua sposa all'ira di Dio, e quindi con un atto d'amore, mangia a sua volta il frutto. Dio punisce entrambi cacciandoli dal Paradiso, ma prima manda l'arcangelo Michele a svelare ad Adamo quello che succederà alla sua discendenza fino al diluvio.
 
La descrizione dell'Eden occupa un posto importante all'interno dell'opera, non tanto per la descrizione in sè, ma perchè tocca un tema fondamentale, quello del piacere. Satana, infatti, vedendo questo luogo, è turbato da diversi pensieri contrastanti, in quanto egli, cadendo dopo la sua ribellione, ha perso la possibilità di provare qualsiasi piacere e questo lo fa soffrire. Satana, inoltre, non ce l'ha con l'uomo e spesso è come fermato dal compiere il male, ma l'odio verso Dio lo spinge ad andare avanti nei suoi propositi di rovina.
 
Paradiso perduto è un capolavoro assoluto e, nonostante Milton sia stato spesso criticato anche da diversi critici e autori illustri, deve essere letto e studiato, come ben ha affermato T.S. Eliot durante una sua conferenza.

martedì 27 novembre 2012

Frankenstein

Frankenstein è uno dei romanzi più conosciuti a livello mondiale e tantissimi sono i film che hanno preso spunto da quest'opera.

Il capitano Walton è al Polo Nord per una spedizione e, durante la navigazione, salva uno strano uomo, il dottor Victor Frankenstein, che gli racconta la sua storia.

Frankenstein è uno scienziato di Ginevra che, essendo appassionato del mistero dell'origine della vita, decide di creare una creatura, assemblando tra loro parti di corpi di alcuni cadaveri. Usando l'elettricità riesce a darle la vita ma, appena vede la sua creazione muoversi, scappa spaventato. Il mostro comincia a vagare pieno di curiosità e di benevolenza, ma, ben presto, è costretto a cambiare i suoi sentimenti rendendosi conto dell'ostilità e del disgusto che provoca nelle persone che lo vedono. In totale solitudine giunge così in una piccola fattoria, dove comincia ad osservare la vita della famiglia che vi abita; qui impara a parlare e leggere ma, appena tenta un approccio con i padroni della casa, viene cacciato in malo modo. La creatura torna così da Frankenstein per chiedergli una compagna: il dottore all'inizio acconsente, ma poi rifiuta, inorridito al pensiero di una possibile discendenza dei due mostri. Da quel momento la vita di Frankenstein diventerà un incubo.

Frankenstein ha una struttura molto particolare e complessa: è scritto in forma di lettere (la storia è riportata nella corrispondenza tra il capitano Walton e la sorella), gli eventi non sono narrati in ordine cronologico e ci sono tre narratori (sempre all'interno delle lettere) con i loro conseguenti punti di vista (Walton che informa la propria sorella, Frankenstein che racconta a Walton la sua storia e la creatura che parla a Frankenstein).

L'opera mette in luce diversi temi importanti come quello della conoscenza proibita, quello del voler superare i propri limiti (Frankenstein che vuole dare la vita e Walton che vuole esplorare luoghi sconosciuti come il Polo Nord), quello della scienza e delle sue responsabilità morali e quello dell'ingiustizia sociale.

Frankenstein, inoltre, rompe la struttura tipica dei romanzi gotici, in quanto non è nè ambientato in luoghi misteriosi (ad esempio chiese o castelli) nè narra di eventi soprannaturali, bensì tratta di un vero e proprio esperimento scientifico.

Da leggere!

venerdì 23 novembre 2012

Gargantua e Pantagruel

Gargantua e Pantagruel è una sorta di opera enciclopedica a cui Rabelais ha dedicato gran parte della sua vita.

L'opera si divide in quattro libri dove vengono narrate, come già suggerisce il titolo, le gesta del gigante Gargantua e di suo figlio Pantagruel.

Il Primo libro nasce come una continuazione di una cronaca popolare che aveva per protagonista un gigante di nome Gargantua. Rabelais prende spunto da questa notizia e racconta com'è nato questo personaggio, che tipo di educazione ha ricevuto e come sconfigge il re Picrochole che aveva assalito il regno di suo padre. Il Secondo libro narra invece della nascita e dell'educazione di Pantagruel (il figlio di Garagantua), del suo incontro con Panurge (che diventerà il suo inseparabile compagno), della lotta alla quale sarò chiamato per difendere il regno di Gargantua e, proprio come il padre, vivrà avventure incredibili. Nel Terzo libro domina la figura di Panurge che vuole sposarsi, ma sia Pantagruel (rappresentato come un saggio che contempla dall'alto la follia degli uomini) sia i suoi amici (cioè i vari personaggi che si sono uniti alla corte del gigante durante la narrazione) cercano di dissuardelo; anche le varie figure che verranno interpellate in proposito confermeranno le parole di Pantagruel: un possibile matrimonio di Panurge sarebbe una rovina in quanto la moglie lo "farebbe becco" e lo rovinerebbe. Non contento di questi responsi, Panurge decide di partire insieme ai suoi compagni alla ricerca della divina Bottiglia Bacbuc; il viaggio sarà ovviamente movimentato e  caratterizzato da incontri curiosi.

Gargantua e Pantagruel appare come un'opera buffa piena zeppa di personaggi incredibili, ma in realtà Rabelais vi svolge un'indagine attenta ed accurata. L'autore, infatti, critica l'educazione tradizionale a favore di quella umanistica, osserva e descrive attentamente i costumi dell'epoca e soprattutto critica aspramente la Chiesa, caratterizzata da lotte interne tra Cattolici e Protestanti (non a caso l'opera sarà sequestrata e proibita dalle autorità ecclesiastiche).

Il vero protagonista dell'opera, però, è sicuramente il linguaggio: Rabelais riesce ad inventare un suo francese personale, ora aulico ora popolare, con termini greci e latini.

Gargantua e Pantagruel è un capolavoro in cui Rabelais riesce ad unire, senza mai essere banale, la comicità con una capacità critica fuori dal comune.



 

martedì 20 novembre 2012

Gerusalemme liberata

La Gerusalemme liberata è un'opera che tutti conoscono in quanto viene studiata alle superiori, ma credo che pochi decidano di leggerla.

Dopo sei anni di guerra, i cristiani sembrano aver dimenticato lo scopo della crociata. Viene così inviato sulla terra l'arcangelo Gabriele per invitare Goffredo di Buglione a guidare l'ultima e più gloriosa impresa. I crociati arrivano dunque a Gerusalemme dove, dall'alto di una torre, Erminia indica al re Aladino i più noti e valorosi guerrieri cristiani, tra i quali si trova Trancredi, di cui Erminia è innamorata. Tancredi, però, è innamorato della guerriera musulmana Clorinda. Le potenze infernali intendono ostacolare i crociati spingendo il mago Idraote ad inviare al campo cristiano la nipote, la bellissima Armida; essa, con l'inganno, riesce a far allontanare dal campo molti cavalieri, tra cui il prode Rinaldo. Tancredi viene ferito dal musulmano Argante ed Erminia, sapendo l'accaduto e volendo curare l'amato, si traveste da Clorinda, entra nel campo cristiano, ma viene scoperta; Tancredi la insegue e giunge al castello dove Armida trattiene i suoi compagni. Le vicende si susseguono fino alla famosissima scena del combattimento tra Tancredi e Clorinda e la vittoria cristiana sui pagani.

I temi trattati nell'opera sono quelli del bene e del male e dell'amore (Erminia - Tancredi, Tancredi - Clorinda, Armida - Rinaldo, Olindo - Sofronia) che non è mai sereno.

La fortuna domina sulle vicende umane e la conseguente vanità delle cose si lega alla condizione di solitudine che caratterizza molti personaggi del poema. I personaggi, infatti, hanno una straordinaria ricchezza psicologica, nella quale si riflettono aspetti caratteriali dello stesso Tasso.

La Gerusalemme liberata è uno dei maggiori capolavori della letteratura italiana e consiglio la sua lettura a tutti.

domenica 4 novembre 2012

Cime Tempestose

Emily Brontè viene annoverata tra i maggiori romanzieri di lingua inglese. Cime Tempestose è il suo capolavoro, che uscì nel 1847 insieme ai romanzi delle sue due sorelle, Charlotte ed Anne. La sua era una famiglia di talenti; infatti, anche il fratello aveva una grande predisposizione all'arte, ma purtroppo la estinse con l'abuso di alcool e droga. Due sorelle,invece, morirono da piccole perchè si ammalarono in un vitto a Cowan Bridge dove regnavano l'incuria, la denutrizione e la violenza (a quell'epoca era una cosa "normale" e diffusa e Dickens descriverà questi luoghi nei suoi romanzi) e l'unico a sopravvivere a tutta la famiglia fu il padre, che non morì giovane di tisi come tutti gli altri.
 
L'opera si apre con l'arrivo del signor Lockwood a Thrushcross Grange, dove ha preso in affitto una casa, un tempo dei Linton e ora di proprietà del signor Heathcliff, il quale riesede poco lontano, alla fattoria delle Cime Tempestose. Durante la seconda visita al padrone, Lockwood è costretto a rimanere alle Cime a causa di una tempesta: quella notte, mentre è nella stanza che gli hanno assegnato, ode e vede lo spettro di una donna, Catherine. Appena si fa giorno, torna spossato e malaticcio a Thrushcross Grange, dove viene curato dalla governante, Mrs. Dean; stupito da ciò che gli era accaduto durante la notte, le chiede di raccontargli la storia di quei luoghi...

Heathcliff era un trovatello che fu portato alle Cime Tempestose dal signor Earnshaw dopo un suo viaggio a Liverpool e che lo fece allevare insieme ai suoi due figli, Hindley e Catherine. Tra quest'ultima e il trovatello si instaurò un forte legame, mentre Hindley lo prese in odio e, alla morte di suo padre, lo relegò tra i servi. Il tempo passò e Catherine diventò una bellissima ragazza, corteggiata da Edgar Linton; essa si confidò a Mrs. Dean dicendole che lei amava Heathcliff, ma non poteva sposarlo perchè sarebbe stato sconveniente; Heathcliff sentì questo dialogo e se ne andò. Catherine si sposò con Linton e Hindley intanto ebbe un figlio, Hareton. Dopo degli anni, Heathcliff tornò e si rese conto che l'amore tra lui e Catherine non era mutato; egli però aveva uno scopo ben preciso: vendicarsi di coloro che gli avevano fatto del male. La vendetta di Heathcliff sarà terribile e non risparmierà nessuno.

Cime Tempestose è un romanzo dove le forti passioni la fanno da padrone: da una parte il grande amore tra Heathcliff e Catherine e dall'altro l'odio, il risentimento, caratteristiche caratteriali che non si riscontrano solo in Heathcliff. L'abbruttimento morale e la violenza percorrono le pagine di questo romanzo fino a far stare male chi legge.

Una particolarità di quest'opera è che la storia è ambientata tra il 1773 e il 1802, ma le scene si svolgono sempre e solo tra Thrushcross Grange e le Cime Tempestose, senza mai prendere in considerazione le vicende storiche dell'epoca; questo rende la vicenda atemporale, nel senso che può essere posta in qualsiasi tempo, rendendo così i personaggi eterni.

Concludendo, posso affermare con sicurezza che Cime Tempestose è davvero un capolavoro.

giovedì 1 novembre 2012

Aut - Aut

Kierkegaard è stato il precursore di quella corrente di pensiero che sarà definita con il nome di Esistenzialismo.

Aut - Aut è considerata una delle sue opere maggiori e contiene la contrapposizione fra vita estetica e vita etica. L'opera, inoltre, è una critica serrata contro Hegel, il filosofo dell' et - et.

L'estetica è vivere nel momento, è avere infinite possibilità, è indifferenza e porta a scorgere nel godimento il senso e lo scopo della vita, sottoponendo quest'ultima ad una condizione che, o sta al di fuori dell'individuo, o è nell'individuo ma in modo da non essere posta per opera dell'individuo stesso. L'esteta è un disperato perchè sa che tutto è vano, ma non riesce ad andare oltre a questa concezione e tutto quello che fa lo fa con foga grazie alla disperazione, ma si stanca presto di ogni cosa. L'estetica nell'uomo è, quindi, quello per cui egli spontaneamente è quello che è.

L'etica, invece, è libertà. Qui si può compiere una scelta assoluta e questo comporta lo scegliere se stessi. Scegliere se stessi significa che quell'io che si sceglie ha una infinita molteplicità in sè; esso ha uno storia nella quale riconosce la sua identità e la sua congiunzione col tutto. Bisogna lottare per essere se stessi e l'espressione di questa lotta è il pentimento, cioè l'amore verso Dio; quanto maggiore è la libertà, tanto maggiore è la colpa. "Solo quando nella scelta si entra in possesso di se stessi, in modo che ogni movimento è accompagnato dalla coscienza di una responsabilità, solo allora si ha scelto se stessi eticamente, solo allora ci si è pentiti di se stessi; solo allora si è concreti, solo allora si è nel proprio isolamento totale in assoluta continuità con quella realtà alla quale si appartiene". L'etico vede dei compiti e il dovere è un compito della personalità, quindi è qualcosa di interno e non di esterno. I doveri principali sono quelli del lavoro e del matrimonio. L'etica è quello per cui l'uomo diventa quello che diventa.

In Timore e tremore, poi, l'uomo arriverà alla fede, che è l'espressione di vita più alta.

Il riassunto che ho dato di Aut - Aut è molto superficiale, ma aiuta a capire a grandi linee il tema trattato. Quest'opera è di grande importanza perchè al pensiero di Kierkegaard si rifaranno i grandi esistenzialisti del Novecento e non solo. Aut - Aut è un piccolo gioiello della filosofia.

domenica 28 ottobre 2012

I Racconti di Canterbury

Chaucer è considerato l'iniziatore della letteratura inglese e colui che ha posto le basi della lingua inglese.

I Racconti di Canterbury è composto da ventuno novelle delle quali tre sono incomplete (Sir Thopas, il Racconto del Cuoco e il Racconto dello Scudiero). L'opera si apre con la descrizione dei trenta personaggi che devono partire per un pellegrinaggio verso il santuario di Thomas Becket a Canterbury. Loro punto di partenza è la taverna "Tabard Inn", dove l'Oste propone ad ognuno dei pellegrini di narrare dei racconti per alleviare la noia del viaggio; al ritorno egli offrirà una cena a colui che avrà raccontato le storie più belle. Tutti acconsentono e se qualcuno dovesse tirarsi indietro, sarà costretto a pagare le spese di viaggio a tutti.

Ogni racconto è annunciato da un prologo e a volte è presente anche una chiusura. I temi sono diversi, ma la maggior parte delle novelle tratta dell'amor cortese, della corruzione della Chiesa, dell'avarizia, del tradimento e della fede.

I personaggi sono descritti in modo accurato all'inizio dell'opera e il carattere di ognuno si conosce meglio dagli argomenti che tratta nei suoi racconti. Le persone che hanno a che fare con la Chiesa sono divise in due gruppi principali: quelli che credono davvero e quelli che usano la credulità della gente per arricchirsi o per vivere a scrocco. Anche gli altri personaggi hanno delle caratteristiche peculiari, spesso proprie del ruolo che investono.

I Racconti di Canterbury prendono molto dalla letteratura italiana, soprattutto da Dante, Petrarca e ovviamente Boccaccio (al quale Chaucer deve molto).
 
Quest'opera, nonostante risalga al 1387, è attuale e si legge in modo scorrevole; essa passa da storie serie a storie più divertenti, ma comunque tutte danno degli spunti di riflessione e descrivono comportamenti e situazioni tipiche dell'uomo. Assolutamente da leggere!

lunedì 22 ottobre 2012

Il grande Gatsby

"Il grande Gatsby" è considerato il capolavoro di Francis Scott Fitzgerald e il manifesto della cosiddetta Età del Jazz.

L'opera narra la storia di Jay Gatsby, uomo che ha saputo costruirsi da sè la propria fortuna. Nick Carraway, il narratore del romanzo, prende in affitto una casa di proprietà di Gatsby, diventando così suo vicino; i due ben presto diventano amici. Nick è amico anche di Daisy Fay e di suo marito Tom Buchanan, giocatore di polo e dedito a tradire la moglie senza usare troppe accortezze per nasconderglielo. Man Mano che la storia procede, Nick viene a sapere la storia di Gatsby e scopre che in passato aveva avuto una relazione con Daisy, della quale è ancora innamorato. Proprio grazie a Nick i due riescono a incontrarsi di nuovo e da quel momento la storia si avvia verso il suo tragico finale.

"Il grande Gatsby" descrive lo stile di vita tipico degli anni '20, in un'America popolata da personaggi come Tom Buchanan, uomo "a cui tutto è concesso", ma che non tollera l'abbandono da parte della propria moglie; come Daisy, donna sottomessa e fragile e come Jordan Baker, ragazza emancipata.

Quello di Gatsby è sicuramente il personaggio maggiormente delineato e drammatico dell'intera opera; egli è un uomo solo, ossessionato dal desiderio di avere Daisy e, infatti, è solo per lei che si è costruito (in maniera poco pulita) tutto il suo mondo fatto di feste e lusso. E' un uomo destinato alla sconfitta e la sua morte fisica era già stata preceduta dalla sua morte interiore.

"Il grande Gatsby" è composto da nove brevi capitoli, scritti in stile semplice e scorrevole. Fitzgerald non descrive dettagliamente i personaggi, ma lascia che sia il lettore a costruirli in modo completo grazie alle informazioni che gli mette a disposizione, non dilungandosi mai in lunghe descrizioni o analisi psicologiche.

E' un libro che consiglio di leggere per poter comprendere la bravura di uno dei più grandi e sfortunati scrittori del Novecento.

martedì 16 ottobre 2012

Jacques il fatalista e il suo padrone

Di Diderot avevo già letto, per un esame universitario, "Lettera sui ciechi per quelli che ci vedono"e pensavo di trovarmi di fronte ad un trattato un po' "pesante" visto l'argomento trattato. Per fortuna mi sbagliavo e lo ho studiato con piacere. Incuriosita dallo stile insolito di questo filosofo, ho deciso di approfondire la sua conoscenza leggendo un'altra opera e la scelta è caduta su "Jacques il fatalista e il suo padrone".

In questo romanzo atipico, Diderot racconta un viaggio compiuto da Jacques e dal suo padrone; il primo è un gran chiaccherone, mentre il secondo è un uomo che ama ascoltare. Durante il tragitto il servo comincia a narrare la storia dei suoi amori, ma viene costantemente interrotto, mentre, quando è il padrone a narrare i suoi, tutto fila liscio. Le costanti interruzioni aumentano la curiosità del lettore ed è proprio il Diderot ad intromettersi nel racconto, parlando direttamente con chi legge, creando così un vero e proprio dialogo nel dialogo. Oltre a Jacques, il suo padrone e il narratore, all'interno dell'opera si inseriscono altri personaggi, come l'ostessa di una locanda, che racconta loro la terribile vendetta della signora de La Pommeraye, e l'incontro con l'uomo che ha subito questa vendetta, il signor degli Arcis, che invece narra la storia dell'uomo che lo accompagna. Il finale, ovviamente, è meglio non svelarlo!

"Jacques il fatalista e il suo padrone" è un'opera originale ed è manifestazione di tutta la grandezza intellettuale del Diderot, uomo troppo "moderno" per i suoi tempi. Egli prende molto dal "Tristram Shandy" di Laurence Sterne (e ne ricopia delle parti nell'apertura e nella chiusura del romanzo), altro autore fuori dagli schemi dell'epoca e non a caso lodato dal francese.

Il personaggio di Jacques è costruito perfettamente e quando lo si sente parlare non si può fare a meno di immedesimarsi nella sua convinzione fatalista che "tutto è scritto lassù". Il rapporto servo - padrone, inoltre, è rovesciato, in quanto è Jacques che riesce a comandare il suo padrone, tenendolo in pugno con i suoi racconti e la sua scaltrezza.

Concludendo, posso dire che quest'opera è piacevole, fa sorridere e nello stesso tempo riesce a far riflettere. Un ottimo modo per conoscere la geniale irriverenza di Diderot.

sabato 13 ottobre 2012

Operette morali

Le "Operette morali" furono messe all'Indice dei libri proibiti nel 1850 perchè l'opera non presentava verità religiose e perchè la causa della miseria umana veniva rintracciata nella natura.

Leopardi comincia le "Operette morali" con la "Storia del genere umano", cioè una sua rivisitazione profana della Genesi, dove viene preannunciata la miseria della condizione umana; infatti, l'uomo è infelice perchè si sente limitato e con il dono della Verità da parte di Giove, conosce questa condizione; unico conforto che l'uomo ha è Amore. L'infelicità è il tema dominante di tutte le operette leopardiane e, nel "Dialogo della Terra e della Luna", la sofferenza si espande a tutto l'universo. Nel "Dialogo di un folletto e di uno gnomo", invece, viene narrato che l'uomo è scomparso dalla Terra e questo fatto non toglie nulla al pianeta, che continua a vivere, però senza guerre e violenze di ogni sorta. Nel "Dialogo della Moda e della Morte", la Moda lavora per la Morte e dice di essere sua sorella; entrambe agiscono sul corpo e la Moda rende la vita "più morta che viva", in quanto le toglie ogni movimento, ogni critica e ogni immaginazione. Nel "Dialogo della Natura e di un Islandese" la Natura è indifferente, non si cura delle sofferenze degli uomoni; l'universo è dominato dalla necessità, dove le cose nascono e vivono, con l'unico scopo di conservare il mondo.

Le operette sono molte di più, ma il mio vuole essere solo un riassunto molto generale. Per capire la grandezza di quest'opera e del pensiero leopardiano, bisogna leggerla con attenzione e si rimarrà sorpresi, inoltre, dall'attualità di Leopardi (vedi il discorso sulla moda, il concetto dell'uomo non più individuo ma facente parte "della massa", ecc.). E' vero, a volte l'autore esagera nel suo pessimismo, ma comunque c'è sempre una verità sulla quale sarebbe bene fermarsi a riflettere.

Quest'opera è da avere assolutamente: è un capolavoro!

mercoledì 10 ottobre 2012

Il mondo come volontà e rappresentazione


Schopenhauer finì di scrivere "Il mondo come volontà e rappresentazione" nel 1818; questa è la sua opera principale, in cui si riscontrano gli influssi delle Upanisad, di Platone e di Kant.

L'opera è divisa in quattro libri e si apre con la celebre frase: "Il mondo è una mia rappresentazione". Schopenhauer avanza la tesi che il mondo non è altro che un insieme di contenuti rappresentativi, che è condizionato dalla coscienza e dalle sue forme a priori di spazio, tempo e causalità; la realtà in sè è inconscibile e il nostro sapere è illusorio. Ciò che ci aiuta a capire tutto questo è il corpo: esso, esteriormente, è una rappresentazione fra le rappresentazioni, mentre, interiormente, è volontà. Più ci immergiamo nella nostra interiorità e più arriviamo a capire di essere parti di un'unica volontà cieca, irrazionale ed eterna. A causa della volontà il mondo è succube di una continua lotta in cui i singoli elementi cercano di affermare se stessi a danno degli altri, culminando nella specie umana che è governata dall'egoismo. Questo conflitto genera il dolore.

Quando l'uomo prende coscienza di questa volontà, arriva alla coscienza di sè e cerca quindi di liberarsi dal male. L'intelletto riesce ad affrancarsi dalla schiavitù della volontà grazie all'intuizione estetica. L'arte, infatti, è la prima via di liberazione trattata da Schopenhauer: essa è contemplazione disinteressata del mondo; questa liberazione però è provvisoria, in quanto, appunto, legata ai brevi momenti in cui avviene la contemplazione estetica. Si passa allora all'importante teoria della pietà: l'uomo abbatte le differenze che lo separano dai suoi simili, si identifica con essi, sente il loro dolore come il proprio e assume il bene altrui come motivo determinante d'agire come se fosse il suo bene. Dalla pietà nascono le virtù e l'ascesi: la partecipazione al dolore universale diventa un "quietivo" della volontà, che può così giungere alla sua autonegazione. Se si rinnega la volontà di vivere ci si libera dal male del mondo e si arriva ad uno stato di quiete.

"Il mondo come volontà e rappresentazione" è un capolavoro della filosofia, contrassegnato da una grandissima vivacità speculativa da parte dell'autore; Schopenhauer, infatti, partendo dagli autori sopra citati, arriva a costruire una teoria originale, in cui si esprime tutto il suo genio. L'autore, inoltre, non le manda a dire a nessuno e non mancano le frecciatine all'altro grande filosofo del tempo, Hegel.

Se si ha un po' di confidenza con la filosofia, la lettura di questo libro risulta molto piacevole: Schopenhauer non tratta mai i propri argomenti in modo troppo complicato e oscuro, anzi, usa uno stile chiaro, semplice ed efficacie. Leggetelo, ne vale davvero la pena!

venerdì 5 ottobre 2012

Le confessioni

La vita di Agostino d'Ippona è stata piena di avvenimenti che vengono narrati ne Le Confessioni.

L'opera è divisa in XIII libri. Nei primi capitoli, Agostino parla della sua infanzia a Tagaste, dei suoi studi e della sua professione di retore a Cartagine dove vive una vita dissoluta (vivrà per molti anni con una donna dalla quale avrà un figlio), fino a quando legge l'Hortensius di Cicerone e si avvicina al Manicheismo. Successivamente, parte per Roma e per Milano con la madre (alla quale Agostino era molto legato), la concubina, il figlio ed alcuni amici; proprio a Milano ascolta le prediche del vescovo Ambrogio e decide di convertirsi al Cristianesimo.

Gli ultimi capitoli sono dedicati al Tempo. Agostino parte dall'analisi della Genesi ed arriva ad affermare che il Tempo nasce con la creazione, in quanto Dio è fuori dal tempo. Il Tempo non è nè passato in quanto non è più nè futuro in quanto non è ancora; il Tempo esiste nel presente, ma a condizione di tramutarsi in passato e di non essere ancora futuro (se fosse sempre attuale, il presente sarebbe eterno). Per capire meglio il Tempo bisogna rivolgersi alla nostra interiorità: la memoria ci dimostra che ciò che ha trattenuto nel passato lo riviviamo sempre nel presente, mentre il futuro è un'attesa che avviene anch'essa nel presente. Passato, presente e futuro vengono uniti dall'anima. La spiegazione è più lunga ed articolata, ma questo non è il luogo adatto per affrontarla entrando nei dettagli.

Le Confessioni sono un testo molto importante dal punto di vista filosofico, sono un'opera piacevole e non difficile da capire ed è inoltre interessante la scelta dell'autore di rivolgersi sempre direttamente a Dio nel corso di tutto lo scritto.

mercoledì 3 ottobre 2012

Storia della filosofia indiana

Giuseppe Tucci è stato uno dei massimi orientalisti del Novecento, insegnante universitario e autore di studi importantissimi per la filosofia.

La "Storia della filosofia indiana" è un breve saggio sul pensiero indiano il quale vanta una tradizione religiosa e filosofica antichissima, ma che spesso non viene studiato o comunque non approfondito nella maggior parte dei corsi di studio.
 
L'autore ha diviso l'opera in due grandi parti: la prima, "La letteratura e i caratteri generali delle scuole principali", prende in esame le diverse grandi correnti di pensiero indiane (Jainismo, Buddhismo, le scuole materialistiche, Sankhya, Yoga, Nyaya, Vaisesika, Mimamsa, Vedanta e scuole scivaite), mentre la seconda, "I problemi" spiega in modo riassuntivo e comparativo le soluzioni proposte dalle varie scuole ai grandi problemi filosofici come quelli della conoscenza, di Dio, della fisica, della logica, degli universali, del linguaggio, della morale e dell'estetica.

L'esposizione di Tucci tocca solo alcuni punti di queste grandi scuole (come si conviene ad un'esposizione generale) ed è scritta in modo semplice e chiaro, in modo da poter essere compresa da tutti. La lettura è scorrevole e piacevole. La "Storia della filosofia indiana" è un'opera molto utile che aiuta a capire veramente il pensiero orientale, spesso sminuito e mal compreso per essere reso fruibile dalle masse che lo utilizzano come moda.

martedì 2 ottobre 2012

Inni alla notte Canti spirituali

Novalis è vissuto solo 28 anni, ma la sua produzione letteraria lo ha portato ad essere uno dei maggiori esponenti del Romanticismo tedesco. Nelle sue opere vengono toccati i più profondi motivi poetici, filosofici e spirituali di questo movimento. Grande importanza hanno avuto la filosofia di Fichte, gli incontri con Schelling, la grande amicizia con Friedrich Schlegel e con Ludwig Tieck e la breve storia d'amore con la giovane Sophie von Kuhn che verrà idealizzata dall'autore.

Gli Inni alla notte sono la massima espressione del Romanticismo, nati nel clima religioso del Romantikertreffen, l'incontro dei romantici, tenutosi a Jena nel novembre 1799. L'ispirazione di questi testi è avvenuta sicuramente come conseguenza della morte della fidanzata appena quindicenne Sophie. Il primo inno si apre con una lode alla luce, per poi passare alla celebrazione della misteriosa notte. Nel terzo inno viene rievocata la morte dell'amata, rendendo il testo più personale. Si arriva così al sesto inno, Nostalgia per la morte, il cui titolo allude al desiderio del poeta di raggiungere e possedere la morte.

I Canti spirituali si propongono come canti da essere usati nella liturgia ed infatti quattro di essi verranno musicati da Schubert. Visto l'uso popolare che se ne doveva fare, Novalis usa uno stile lineare, con rime facili ed immediate.

Sia negli Inni che nei Canti si può riscontrare l'educazione pietista appresa da Novalis fin dall'infanzia. Il pietismo era una corrente della religione protestante fondata sul rapporto personale e intimo tra il fedele e Dio; l'autore spesso ricorre a questa visione della religione, anche se adattandola al suo pensiero.

Gli Inni alla notte e i Canti spirituali sono una lettura fondamentale, scritti con grande lirismo ed intensità, scaturiti dal grande genio di Novalis.

martedì 25 settembre 2012

La capitale delle scimmie

Baudelaire si trasferisce in Belgio verso la fine della sua vita per racimolare dei soldi facendo conferenze e cercando di vendere i diritti della sue opere. Il soggiorno belga, però, si rivelerà un incubo terribile, che si concluderà con l'ictus che lo colpirà nel 1866 sulle scale della chiesa di Saint - Loup.

La capitale delle scimmie è un abbozzo, un taccuino o diario composto di brevi frasi in cui l'autore esprime tutto il suo odio per il nuovo paese. Nulla viene risparmiato: Baudelaire se la prende con le abitudini, la cultura, le donne, i bambini, l'educazione... e per ognuna di esse scrive frasi brevi e incisive, piene di disprezzo.

A mio avviso è interessante notare l'acutezza delle sue osservazioni e credo che questa critica sia estremamente attuale perchè i difetti del Belgio si possono riscontrare nella nostra vita quotidiana. L'odio espresso in queste pagine è sicuramente esagerato e bisogna tener conto anche del periodo della vita di Baudelaire; il criticare però è insito nella natura umana ed è normale osservare e avere degli "sfoghi" anche violenti, quindi, secondo me, è un atteggiamento comprensibile.

La capitale delle scimmie non è un libro fondamentale, ma è un buon modo per capire il già schietto Baudelaire di altre opere.

Alla ricerca del tempo perduto

Quando ho comprato questo libro, il proprietario della libreria mi chiese se ero sicura del mio acquisto. Gli risposi di sì e mi raccontò che glielo avevano regalato molti anni prima, ma non aveva mai avuto il coraggio di affrontarlo; mi fece così promettere di leggerlo tutto. Ho mantenuto la promessa. Devo ammettere che in certe parti ho avuto la tentazione di metterlo da parte, ma quando comincio un libro devo finirlo a tutti i costi.
 
Alla ricerca del tempo perduto è composto da sette romanzi: Dalla parte di Swann, All'ombra delle fanciulle in fiore, I Guermantes, Sodoma e Gomorra, La prigioniera, Albertine scomparsa e Il tempo ritrovato.

Mi limito a una descrizione estremamente breve dell'opera, perchè se dovessi scrivere tutti i temi presenti in essa e tutto quello che mi ha colpita, dovrei fare un elenco interminabile! Già dal titolo si capisce il tema fondamentale del libro: il tempo. Nell'ultima parte, Il tempo ritrovato, tutta la filosofia di Proust viene alla luce: importantissima è la concezione della memoria involontaria, quella dovuta ad un ricordo passato che rinasce improvvisamente durante una sensazione presente (celebre l'episodio della madeline), caratterizzata da una dimensione extratemporale. Altro grande tema fondamentale è quello dell'omossesualità: bellissima l'immagine dell'ape e del fiore, preludio della scena nella quale il narratore scoprirà l'omossessualità del conte di Charlus nel negozio di Jupien. L'amore per Albertine (anche lei dedita ad amori omessessuali) è tormentato e credo di non aver mai letto una descrizione così accurata e angosciante della gelosia.

La presenza di parti autobiografiche e il metodo di scrittura rendono la Recherche un'opera "sincera" e unica. Nonostante il numero di pagine possa demoralizzare, è un libro che consiglio di leggere per l'intensità e l'acutezza con cui vengono scandagliate le parti più profonde dell'uomo con tutti i dolori che ne conseguono. Quindi armatevi di pazienza e buona lettura!

Eccomi qui!

Mentre cerco di capire come funziona questo blog, mi presento. Sono Chiara e questo spazio lo vorrei dedicare alla letteratura, ma senza nessuna pretesa; la mia idea è quella di scrivere brevi informazioni e pensieri su ciò che leggo. Da parecchi mesi a questa parte sono disoccupata, quindi mi posso dedicare completamente alle lettura, mia grande passione da sempre. Chiudo qui il post per non annoiarvi troppo e torno a sistemare questo blog! A presto!