domenica 28 giugno 2015

Yoshe Kalb

Ho scoperto Israel J. Singer per caso e, dopo aver letto due suoi romanzi, direi che è giunto il momento di parlarvene.

Siamo a Nyesheve, città della Galizia austriaca, dove Rabbi Melech, guida spirituale degli ebrei chassidici, vive con la sua numerosa famiglia e, triste per aver perso la terza moglie, decide di dare in sposa la figlia minore, Serele, a Nahum, un giovane di Rachmanivke. Rabbi Melech vuole celebrare il matrimonio il più in fretta possibile perché ha intenzione di risposarsi per la quarta volta con Malkah, un'orfana allevata da zii caduti in disgrazia. Nahum arriva alla corte di Nyesheve estremamente spaventato e inconsapevole di ciò che lo attende, calcolando che sia lui che la sposa hanno quattordici anni. Anche i genitori del giovane non sono d'accordo con tutta questa fretta, ma l'insistenza del burbero Rabbi Melech vince le loro resistenze e le nozze vengono proclamate. Nahum, inizialmente, non adempie ai suoi doveri coniugali e il suocero comincia a spazientirsi, fino a quando il fatto avviene: a questo punto nulla è più d'ostacolo al suo matrimonio. Rabbi Melech pensa di ottenere da Malkah una totale sottomissione, visto il grande favore che le concede unendola a lui, ma la fanciulla è uno spirito libero e non si lascia “domare”. Giunta a Nyesheve, Malkah, proprio come Nahum, sente la mancanza per la sua vecchia città, ma il loro incontro cambierà tutto. I due si sentono attratti l'uno verso l'altra come il ferro da una calamita, anche se Nahum comincia ad avere timore delle pene che possono derivargli dal desiderare una donna sposata; Malkah, al contrario, non fa altro che tormentarlo con le sue mosse seducenti. Questo tira e molla li porterà a cedere alle loro voglie...
La seconda parte del romanzo si apre a Bialogura, nella Polonia russa, in un tempo posteriore rispetto ai fatti precedenti. Qui compare un giovane taciturno e sempre dedito a recitare i Salmi che si fa chiamare Yoshe e che gli abitanti soprannominano Kalb, il “tonto”. Reb Kanah, il custode della sinagoga del luogo, vede il lui un segno del cielo: dandogli dell'ospitalità e credendolo scemo, può sperare di unirlo in matrimonio a Zivyah, la sua figlia ritardata. I suoi piani andranno a buon fine, grazie a un caso fortuito.

Yoshe Kalb è un'opera costruita magistralmente e gli opposti si inseguono di continuo. Si passa, ad esempio, dalla sfarzosa corte di Nyesheve, dove Nahum è sempre dedito allo studio della Kabbalah, al povero Yoshe Kalb, munito solo di una sacca e del libro dei Salmi che recita in continuazione. Ogni personaggio, inoltre, è carico di una forte sessualità che mostra in differenti modi, come quella che investe Nahum, sempre in bilico tra il desiderio più potente e la paura più angosciante, paura dovuta al pensiero delle pene riservate ai peccatori che si lasciano tentare dalla carne.
Il riassunto di Yoshe Kalb non può essere più dettagliato di così, perché i fatti da scoprire e su cui riflettere sono molteplici e di certo non posso rovinarvi la lettura svelandovi tutto! Aspetto un vostro parere ;).

domenica 21 giugno 2015

Libro della guarigione

Oggi vi propongo un'opera di uno dei più importanti filosofi musulmani e commentatori aristotelici medioevali: il Libro della guarigione di Avicenna. Questo libro fa parte del Kitab al Shifa, un'ampia opera divisa in quattro parti: logica, fisica, matematica e metafisica (la materia che ci interessa). Scopo dell'autore è quello di spiegare la filosofia del Maestro Primo (cioè Aristotele) adattandola alla religione.

Per prima cosa, Avicenna afferma che il soggetto della metafisica è l'esistente in quanto esistente; l'esistente è ciò che esiste e la prima cosa a cui esso appartiene è la sostanza, cioè l'unione tra materia e forma. Tutto ciò che esiste è un esistente possibile, cioè un ente causato che diventa necessario grazie alla sua causa, mentre l'Ente Necessario (cioè Dio) non è causato e perciò non ha bisogno di altre cause per essere necessario. A differenza della sostanza, le altre nove categorie aristoteliche (i generi a cui ogni ente può riferirsi) sono accidenti, cioè qualità che non determinano l'essenza dell'ente.
Dopo aver spiegato atto e potenza e ripreso le quattro cause del movimento (formale, materiale, agente e finale), Avicenna arriva ad affermare che le cause sono finite e quindi nessuna di esse è la vera causa dell'esistenza; il Principio Primo di tutto ciò che esiste, infatti, è Dio. Gli attributi di questo Principio sono: Egli è l'Esistente Necessario, è unico, è causa delle quattro cause prime, crea, non ha genere né definizione, è buono e datore di ogni cosa, è il bene puro di per sé, è vero, è un intelletto puro, conosce le cose mutevoli e particolari in maniera universale, la sua volontà è generosità. Ma questo Primo Principio così distante dal suo creato, e soprattutto essendo immobile, come dà la vita e quindi il movimento? L'universo di Avicenna è esattamente come quello aristotelico, cioè formato da diverse sfere che seguono il Principio Primo. Quest'ultimo, attraverso un atto di conoscenza produce un intelletto immateriale; questo intelletto, a differenza del Principio Primo, non pensa solo a se stesso, ma anche a colui che lo ha creato ed ecco qui la prima molteplicità. Da questa prima intelligenza “nascono” altri intelletti, che a loro volta danno vita a delle anime e ovviamente a dei corpi, fino ad arrivare all'intelletto agente che non è altro che il nostro. Noi, quindi, prendiamo vita grazie all'ultima sfera che è quella della Luna, in quanto ci precede e perciò è la causa prossima della nostra esistenza. Attraverso la relazione reciproca che lega l'intelletto agente alle sfere celesti nascono i quattro elementi del mondo sublunare (aria, acqua, terra, fuoco) che rendono possibile la generazione e la corruzione (nascita e morte) dei corpi. Le sfere celesti, invece, sono composte di etere, un elemento nobile ed imperituro, che permette loro di avere un movimento circolare ed eterno; l'eternità di questo movimento è dovuta al loro desiderio costante di riunirsi a Dio.
Avicenna non trascura il problema del male: se il Principio Primo è il bene in sé, com'è possibile che il male possa esistere? Il nostro filosofo afferma che esso è possibile a causa della materia, in quanto è potenza, ed esso deve esserci perché è meglio soffrire un male di breve durata che non soffrire per niente, il che equivarrebbe a non esistere.
L'ultima parte del Libro della guarigione è piuttosto sbrigativo e riguarda la preghiera, la profezia e i doveri del legislatore, dei coniugi, ecc., passando quindi a trattare di filosofia pratica e non più di metafisica.

Mi scuso per la recensione estremamente sommaria, ma riassumere un argomento così vasto in poche righe è un'impresa quasi impossibile. Il Libro della guarigione è un'opera interessantissima e vi consiglio di leggerla, anche se reputo utile aver prima affrontato La metafisica di Aristotele. Per chi non ha mai letto nulla di filosofia potrebbe sembrare un argomento difficile o addirittura sciocco, ma posso assicurare che nessuna delle due cose è vera. Che lo si voglia o no la nostra cultura proviene anche da questo e credo sia bene riscoprire queste radici.

domenica 14 giugno 2015

Giro di vite

Avete paura dei fantasmi? Dopo aver letto Giro di vite di Henry James sono sicura che vi aggirerete per casa con circospezione!

Miss Giddens risponde ad un annuncio di lavoro come istitutrice e, recatasi al colloquio, scopre che il suo datore è un uomo estremamente affascinante. Nonostante egli le dica che non vuole essere assolutamente disturbato per nessuna questione riguardante i nipoti che le verranno affidati, la giovane accetta. Nella grande dimora in campagna di Bly, Miss Giddens deve badare all'educazione della piccola e dolce Flora e instaura amicizia con la governante, la signora Goose, anche se, già durante la prima notte di permanenza nella casa, l'istitutrice avverte una sorta di presenza... All'improvviso ecco arrivare una lettera dal collegio in cui si avverte dell'espulsione di Miles, l'altro nipote, e il suo conseguente arrivo. I due bambini sono dolci, buoni, intelligenti ed affettuosi, ma la pace domestica viene interrotta dall'apparizione di un uomo dai capelli rossi e dal volto pallido, seguita da quella di una donna; dopo aver interrogato la signora Goose si scopre che i due sono il maggiordomo Peter Quint e l'istitutrice Miss Jessel, amanti e morti in circostanze misteriose. I bambini cominciano ad avere atteggiamenti strani e Miss Giddens li osserva con attenzione per proteggerli. Ma le apparizioni incidono sulla vita dei due piccoli più del previsto...

Giro di vite riesce a creare un'atmosfera di tensione che poche opere possono vantare. La paura nasce soprattutto dalle cose non dette, come, ad esempio, il motivo per il quale Miles viene espulso dal collegio, fatto che percorre tutta la narrazione. Perfettamente costruita è la scena in cui Miss Giddens, dimostrando un coraggio eccezionale, esce di casa per “acchiappare” Peter Quint che la osservava dalla finestra: appena è in giardino, proprio nel punto in cui si trovava prima l'uomo, ecco entrare nella stanza la signora Goose che, vedendo la giovane pallida, la crede un fantasma, rovesciando così i ruoli. I bambini poi non sono così innocenti come sembra e il senso di inquietudine non fa altro che aumentare. La povera Miss Giddens vive in una tensione costante, data sia dal timore delle apparizioni, sia dall'apprensione verso i bambini, sia dalla mancanza di sonno, tutti fattori che, a poco a poco, la indeboliscono fisicamente e mentalmente, facendoci sentire il peso del suo affaticamento.

Consiglio questo racconto a tutti e vi posso assicurare che rimarrete incollati alle sue pagine fino alla fine. Un consiglio: appena lo avete terminato, non guardate fuori dalla finestra e non uscite!

domenica 7 giugno 2015

Storia delle mie disgrazie / Lettere d'amore di Abelardo e Eloisa

Qualche tempo fa mi ero già occupata del pensiero di Abelardo, ma, quest'oggi, vorrei parlarvi del suo epistolario e di quello di Eloisa, la donna che gli è stata a fianco (anche se non sempre fisicamente) per tutta la vita.

La prima lettera, inviata ad un amico, viene denominata Storia delle mie disgrazie e Abelardo racconta tutta la sua vita, dalla sua ascesa alla sua terribile caduta. Il nostro sa bene di avere un'intelligenza e una retorica eccezionali, tanto da fargli sottolineare di aver più volte peccato di superbia. Dopo la sua infanzia in Bretagna, Abelardo comincia a girare per la Francia per seguire gli insegnamenti dei più grandi dotti del tempo, maestri con i quali dà di continuo inizio a delle polemiche che lo portano a farsi odiare, ma che aumentano la sua fama a dismisura in tutta Europa. Dopo i suoi successi e l'inizio del suo insegnamento, Abelardo, per calcolo, decide di conquistare la bella e dottissima Eloisa e, per farlo, prende alloggio in casa dello zio di lei. Ben presto tra i due comincia un'intensa passione, soprattutto fisica, e gli effetti di questa relazione sono notati da tutti, soprattutto per la svogliatezza che Abelardo mostra nell'insegnamento, dopo aver finalmente ottenuto la cattedra di Parigi che tanto desiderava. Fulberto, lo zio di Eloisa, è l'ultimo a rendersi conto di ciò che avviene sotto il suo tetto, ma la gravidanza della cara nipote gli apre gli occhi: Abelardo, allora, porta via con sé la sua donna (tra l'altro poco più che sedicenne mentre lui è sulla quarantina) per calmare le acque. L'illustre filosofo e teologo decide di sposare Eloisa, ma a patto che non si sappia, in modo da non nuocergli nella carriera; Eloisa si oppone in tutti i modi a questa unione perché non vuole essere d'intralcio al suo amato, ma ormai la cosa è decisa e avviene. Fulberto, però, non è contento della situazione e si serve di un servo corrotto per evirare Abelardo, fatto che provoca enorme scalpore e segna l'entrata in convento dei due innamorati. Come se non bastasse, Abelardo viene accusato di eresia e, durante il concilio di Soissons, è costretto a bruciare la sua opera più cara, il De unitate et trinitate Dei. Successivamente fonda il proprio monastero, il Paracleto, che donerà ad Eloisa e alle sue monache, mentre le tribolazioni in ambito dottrinale lo tormenteranno fino alla morte.
Le lettere successive sono il carteggio tra Eloisa e Abelardo e qui compare tutta la grandezza della donna. Ella è totalmente consapevole di aver abbracciato la religione solo per volere di Abelardo e che di Dio, in fondo, non gliene importa nulla (siamo nella prima metà del 1100!!!) ed infatti si esprime così: “Sta' pur sicuro che da Dio non mi aspetto alcuna ricompensa, perché so che per amore di lui finora non ho fatto assolutamente nulla” (lettera II). Il desiderio di Abelardo brucia ancora Eloisa di una passione che non riesce a placare e mi sento in dovere di riportare questo lungo passo che vale più di mille spiegazioni: “Per me, in verità, i piaceri dell'amore che insieme abbiamo conosciuto sono stati tanto dolci che non posso né odiarli né dimenticarli. Dovunque vada, li ho sempre davanti agli occhi e il desiderio che suscitano non mi lascia mai. […]. Persino durante la santa Messa, quando la preghiera dovrebbe essere più pura, i turpi fantasmi di quelle gioie si impadroniscono della mia anima e io non posso far altro che abbandonarmi ad essi e non riesco nemmeno a pregare. Invece di piangere pentita per quello che ho fatto, sospiro, rimpiangendo quel che ho perduto. [...]” (lettera IV). E ancora: “La gente loda la mia castità, ma non sa che in realtà io sono un'ipocrita. Mi considerano virtuosa perché conservo pura la carne, ma la virtù è una cosa che riguarda l'anima, non il corpo” (lettera IV). Abelardo, invece, cerca di smorzare questo desiderio e di portare Eloisa ad amare Cristo, sposo più degno di lui. Egli ha ormai intrapreso in tutto e per tutto la strada della fede, nonostante continui ad allacciarsi alla filosofia quando tratta di teologia.

La storia di Abelardo ed Eloisa è fatta di sapere, amore e disgrazie e proprio per questo è grande e pura, tant'è che nella morte, finalmente, si sono riuniti. L'epistolario viene considerato da molti studiosi un falso, a causa di determinate incongruenze e di silenzi su questioni importanti. Ad ogni modo queste sono pagine altissime e consiglio davvero a tutti di assaporarle e di rifletterci sopra.