domenica 27 settembre 2015

Dell'amore

Stendhal era consapevole di non essere un autore geniale, ma la sua grandezza sta proprio in questo. A volte (e ciò vale per tutte le arti e non solo) non è la tecnica che conta, ma ciò che uno esprime e il modo in cui lo fa: proprio queste caratteristiche possono rendere delle opere uniche e, a modo loro, anche geniali. Il signor Henri Beyle ne è forse l'esempio più famoso e oggi vi propongo un suo saggio dedicato all'amore, un sentimento che il Nostro conosceva molto bene.

Dell'amore inizia con il descrivere i quattro tipi esistenti di questo sentimento; esso può essere amore-passione, amore-gusto (di “testa”, un piacere fra sensuale e raffinato che a volte può tramutarsi in capriccio), amore fisico e amore di vanità. Tutte queste tipologie nascono nello stesso modo, anche se poi ognuna assume le caratteristiche che le sono peculiari. Innanzitutto l'amore prende il via dall'ammirazione verso l'oggetto del desiderio, poi passa al piacere dato dal primo bacio, per poi arrivare alla speranza che segna la nascita dell'amore vero e proprio. A questo punto ecco subentrare la prima “cristallizzazione, cioè quell'”operazione dello spirito che trae da tutto ciò che si presenta la scoperta di nuove perfezioni nell'oggetto amato”: essa è quindi un atto dell'immaginazione che trasforma l'oggetto reale in uno di fantasia. Ora l'innamorato passa alla fase del dubbio che conduce alla seconda cristallizzazione: egli è amato o no? Come può provarlo?
Un altro tipo di amore può essere quello per picca, ma esso finisce ben presto, cioè nel momento stesso in cui l'antagonista del proprio amante sparisce. Se una persona è alla moda, invece, si fa amare per la sua ricchezza, per l'eleganza materiale o morale che possiede e per la sua voglia costante di piacere alle donne e di farle sue.
Il pudore è sicuramente un nemico dell'amore, anche se esso ha diverse sfaccettature: innanzitutto può essere fasullo e celare una sfrontatezza che viene abilmente dissimulata, e che porta il “falso pudico” a credere di essere stimato per una virtù che non possiede; oppure può nascere dall'abitudine o può portare a dare piaceri inebrianti proprio perché vengono trasgredite quelle norme che ogni persona “seria” dovrebbe rispettare.
La seconda parte del trattato è uno studio in cui vengono prese in esame alcune popolazioni e il loro modo di amare. I Francesi, per esempio, amano sempre per vanità, mentre gli Inglesi sono zeppi di convenienze sociali e di falso pudore. L'Italia, invece, è un paese in cui la passione predomina, soprattutto quella negativa che porta all'odio; per Stendhal gli Italiani hanno un “patriottismo d'anticamera”, cioè usano sempre la parola “nostro”, odiano le città vicine e gli stranieri, sono intolleranti durante le discussioni e vanno subito in collera quando non sanno come controbattere all'interlocutore. Per concludere, sono talmente menefreghisti ed oziosi che spesso il marito e l'amante sono grandi amici e ognuno fa i comodi suoi sotto gli occhi dell'altro.

Dell'amore è un'opera estremamente lucida, nonostante non sia un vero studio, ma il frutto di esperienze ed osservazioni dirette dell'autore. Secondo me, comunque, molto di ciò che è contenuto in questo saggio è intelligente e piuttosto vero: anche se sono passati parecchi anni dalla composizione dell'opera, di sicuro l'amore non ha cambiato le caratteristiche descritte da Stendhal. Per concludere vorrei aggiungere che un'intera parte è dedicata a spiegare perché alle donne venisse negata una certa educazione e la risposta è che gli uomini, e in particolare la Chiesa, ci avrebbero rimesso. Stendhal si conferma così un uomo moderno ed estremamente acuto. Da leggere!

domenica 20 settembre 2015

Vita Nuova

Rieccoci qui per parlare di uno dei più grandi amori di sempre: quello di Dante per Beatrice. L'opera in cui questo sentimento viene descritto con precisione è la Vita Nuova, composta tra il 1292 e il 1293, poco dopo la morte di lei avvenuta nel 1290. L'opera è dedicata all'amico Guido Cavalcanti ed ha una struttura molto particolare. Dante, infatti, comincia i vari capitoli con una descrizione di un fatto, per poi passare ad un componimento poetico (sono presenti sonetti, sonetti doppi, ballate e canzoni) spiegandolo subito dopo (o prima, come avviene verso la fine dell'opera).

Dante incontra Beatrice quando lui ha nove anni e lei poco più di otto; nove anni dopo i due si rincontrano e il poeta rimane incantato dalla bellezza di lei, tanto da “vedere tutti li termini de la beatitudine” quando lei gli concede il suo saluto. Dante, però, non può mostrare apertamente di essere innamorato di Beatrice perché, a causa delle regole imposte agli amori cortesi dalla letteratura provenzale, non bisogna far conoscere l'oggetto dei propri sentimenti più nobili. Dante, perciò, durante la messa, guarda una donna che è esattamente in linea d'aria con Beatrice, facendo così credere alla gente che il suo interesse è rivolto a quest'altra, la quale viene indicata con il nome di “donna dello schermo”. Quest'ultima, però, deve lasciare Firenze e Dante, anche lui fuori città, ha un incontro con Amore travestito da viandante, che gli dice il nome di una seconda donna dello schermo da onorare al suo ritorno. Beatrice, disgustata dal comportamento di lui, gli nega il saluto, gettandolo in un profondo sconforto. Dopo varie vicissitudini, Dante cade malato e durante questo periodo sogna la morte della sua amata, cosa che avverrà poco dopo. Il poeta è distrutto dalla perdita e completamente inconsolabile, ma, un anno dopo, si accorge a poco a poco che una “donna gentile” lo osserva da una finestra con estrema pietà, tanto che Dante comincia ad innamorarsene, ma un'altra visione lo riporterà sulla retta via.

Contrariamente alle mie abitudini ho deciso di raccontare più o meno l'intera vicenda, in quanto Dante viene studiato in tutte le scuole e molti, a quanto vedo, ne hanno un brutto ricordo. La cosa è spiacevole perché Alighieri è davvero un poeta eccezionale ed è un peccato che spesso venga insegnato in maniera noiosa e poco adatta a far comprendere tutta la sua grandezza. Ad ogni modo la Vita Nuova è davvero un'opera notevole, in cui viene indagato il sentimento dell'amore con profondità e finezza, offrendoci alcune tra le più belle poesie che siano mai state scritte. Ovviamente c'è molto di medioevale in Dante, sia nella sua concezione dell'amore, sia nella presenza di elementi religiosi come le visioni e il continuo ripresentarsi del numero nove (simbolo sacro, in quanto nove è tre volte tre, numero della Trinità). Per concludere, posso dire che la lettura di quest'opera è piacevole e per niente difficile: nonostante l'italiano di allora abbia profonde differenze con quello odierno, è tutto perfettamente comprensibile.
Un appello a chi lo ha odiato a scuola con tutto il cuore: rivalutatelo che Dante non è né palloso né difficile! ;)

domenica 13 settembre 2015

Appunti di un giovane medico

Qualche tempo fa mi è stata consigliata la visione di uno sceneggiato inglese dal titolo A Young Doctor's Notebook, interpretato da Daniel Radcliffe. Sono rimasta positivamente impressionata sia dalla storia che dall'interpretazione degli attori, pensando che questa è davvero un'ottima miniserie, a differenza di quelle mostrate dalla nostra tv (anche se la guardo raramente). Ovviamente non potevo non leggere il libro da cui è stato ricavato lo sceneggiato e, perciò, eccomi qui pronta a parlarvi di Appunti di un giovane medico di Michail A. Bulgakov.

Appunti di un giovane medico è una raccolta di nove racconti pubblicati dall'autore in tempi e giornali diversi, i quali seguono tutti l'esperienza di Bulgakov nell'ospedale del villaggio di Nikol'skoe, un luogo sperduto, dove il giovane scrittore neolaureato in medicina si ritrova ad affrontare casi incredibili, spesso scontrandosi con la mentalità chiusa degli abitanti del luogo.
Il primo racconto è L'asciugamano col galletto: il narratore arriva a Mur'e (nome fittizio che indica Nikol'skoe) dopo ventiquattr'ore di viaggio, inzaccherato di pioggia e infreddolito. Il piccolo ospedale inizialmente lo rassicura, finché non serve il suo aiuto per aiutare una ragazza caduta in una gramola, la macchina che serve a maciullare il lino. Le condizioni della giovane sono disperate, ma il nuovo medico, nonostante la totale assenza di esperienza pratica, decide di amputare la gamba, ottenendo un buon esito e rimanendo stupito del suo sangue freddo e della sua destrezza.
In Il battesimo del rivolgimento, il protagonista deve per la prima volta occuparsi di un parto trasversale: in preda al panico corre nella sua stanza per consultare un manuale riguardante il modus operandi da adottare in questi casi. Dopo lunghi minuti di panico, il dottore decide di agire. Un altro caso difficile si presenta in La gola d'acciaio, dove deve effettuare d'urgenza una tracheotomia ad un bambina, mentre la madre e la nonna di questa si disperano perché convinte che il dottore voglia sgozzarla.
Le situazioni disperate continuano ne La tormenta, ne L'occhio stellato, fino ad arrivare al grosso problema della sifilide che colpisce un gran numeri di individui del distretto. La cosa incredibile è che quasi nessuno dei pazienti si rende conto di quanto pericolosa sia questa malattia e credono che il dottore sia inesperto e non capisca che il loro è un semplice problema di mal di gola. La superstizione e l'ignoranza sono una costante degli abitanti della zona e in Le tenebre d'Egitto vengono raccontate alcune pratiche, come quella di mettere una zolletta di zucchero nella vagina di una partoriente per “invogliare” il nascituro ad uscire alla svelta. Sempre in questo racconto, un contadino affetto da malaria decide di prendere tutte le dosi di chinino prescritte in un colpo solo, convinto, in questo modo, di guarire più velocemente.
Morfina e Io ho ucciso si discostano dagli scritti precedenti ed infatti non fanno parte del ciclo originario. Nel primo breve racconto, il dottor Poljakov scrive all'amico Bomgard di aiutarlo, ma, senza aspettare la risposta di quest'ultimo, si uccide. A Bomgard resta il taccuino del suicida, nel quale si racconta con estrema precisione e chiarezza la dipendenza da morfina. Il secondo racconto, invece, tratta dell'uccisione di un colonnello da parte di un dottore durante il regime di Petjjura in Ucraina.

Appunti di un giovane medico è un'opera incredibile, in cui l'autobiografia dell'autore ha un posto predominante in ogni singolo racconto. Le operazioni e le malattie sono descritte senza mezzi termini e le paure del dottore/Bulgakov vengono analizzate minuziosamente, anche se spesso con un tocco ironico. L'ignoranza e la ritrosia degli abitanti del distretto sono davvero esasperanti e il narratore ha davvero un'enorme pazienza nel cercare di aiutarli, anche se spesso non viene minimamente preso in considerazione.
Quest'opera mi ha fatto capire che la professione del medico non fa proprio per me, ma grazie a Dio, o a chi altro, gli ospedali non sono così messi male.
Vi consiglio davvero di leggerlo!

domenica 6 settembre 2015

Venere in pelliccia

Dopo secoli, rieccomi qui per proporvi un classico della letteratura erotica di tutti i tempi: Venere in pelliccia di Leopold von Sacher-Masoch. Per cominciare vanno dette due cose importanti: la prima è che il romanzo è ricco di riferimenti autobiografici e che dal nome del suo autore deriva il termine “masochismo”.

Il narratore si reca dall'amico Severin, il quale gli racconta una curiosa storia vissuta tempo addietro. Severin era ossessionato dal dipinto Venere allo specchio di Tiziano, tanto da idolatrare la sua effige; durante un soggiorno in un centro termale dei Carpazi ritrova le fattezze della modella del quadro nella avvenente e ricca vedova Wanda von Dunajev. Severin dichiara alla donna di voler essere il suo schiavo, in modo da poterla servire come una dea. Inizialmente Wanda non è molto convinta della faccenda, ma il gioco, a poco a poco, comincia ad attirarla, finché non decide di partire per Firenze, ribattezzando Severin in Gregor e conferendogli il titolo di suo servo personale. La ricca vedova, non contenta di una sottomissione solo apparente e quindi incerta, redige un vero e proprio contratto che contiene queste parole:

Il signor Severin von Kusiemski a partire da oggi cessa di essere il fidanzato della signora Wanda von Dunajev e rinuncia a tutti i diritti derivatigli dalla sua qualità di amante; in più, s'impegna, sulla sua parola d'uomo d'onore e di gentiluomo, a essere d'ora in poi schiavo della signora di cui sopra finché non gli sarà resa la libertà dalla signora stessa. […] La signora von Dunajev potrà non soltanto castigare il suo schiavo per la più piccola negligenza o per il più piccolo errore, ma avrà anche la facoltà di maltrattarlo come e quando vorrà, secondo il proprio capriccio o anche solo per procurarsi un diversivo; avrà anche il diritto di ucciderlo, se le piacerà; in breve, egli diventa sua proprietà in tutto e per tutto. […] In cambio, la signora Dunajev promette, finché resterà sua padrona, di mostrarsi il più spesso possibile in pelliccia, soprattutto quando infierirà contro il suo schiavo.”

Ovviamente un rapporto basato su simili premesse non procederà nel migliore dei modi...

Venere in pelliccia è un'analisi attenta ed accurata di quel particolare tipo di piacere che si ricava dalla sottomissione (e non solo) che è appunto il masochismo. Wanda è nella realtà Fanny Pistor, la prima vera donna importante nella vita di von Sacher-Masoch, e Aurora Rumelin, dopo aver deciso di far suo l'autore del romanzo, gli manderà proprio una lettera contenente un contratto simile a quello descritto nell'opera, mettendo in trappola il caro Leopold.

Nonostante il tema di Venere in pelliccia sia piuttosto “delicato”, von Sacher-Masoch non scende mai nella volgarità, ma anzi descrive accuratamente tutto il percorso mentale che può portare qualcuno a desiderare un rapporto basato su un totale dislivello fra i due amanti, anche se la visione di Severin/Leopold cesserà di essere idealizzata come all'inizio dell'avventura con Wanda.