giovedì 26 settembre 2013

Jezabel

Il libro che vi consiglio oggi è Jezabel del 1936 di Irène Némirovsky.

L'opera si apre in un'aula di tribunale: la ricchissima e bellissima Gladys Eysenach è accusata di aver ucciso il giovane amante Bernard Martin. Durante il processo viene tacciata di essere una donna "facile" e una corruttrice della gioventù. Gladys è sofferente e non vuole rispondere ad alcune domande. Dopo gli interventi dei testimoni, il romanzo comincia a narrare la vita della donna fino al delitto da lei commesso. Appena adolescente, Gladys ha capito di essere una donna seducente e, ben presto, si sposa con un uomo molto ricco;  dalla loro unione nasce Marie-Thérèse. Il marito muore e il suo rapporto con la figlia si fa strano: è la giovane Marie, infatti, ad essere la madre tra le due. Gladys desidera solo essere amata dagli uomini e poterli dominare; la sua ossessione più grande, però, è il mantenersi giovane e bella. Quando la figlia le dice di essere innamorata del cugino Olivier e di volerlo sposare, Gladys si oppone perchè, se il matrimonio avvenisse, ella si sentirebbe vecchia (addirittura obbliga Marie a pettinarsi e a vestirsi come una quindicenne anche se di anni ne ha ormai diciotto). Olivier va a parlarle e lei lo supplica di aspettare qualche anno; purtroppo scoppia la Grande Guerra e il nipote muore sul campo di battaglia. Marie è disperata, incolpa la madre della sua infelicità e le confida di essere incinta. La notizia mette in allarme Gladys e sarà proprio questo fatto a complicarle la vita...

La figura di Gladys Eysenach è davvero inquietante: è una donna che ha tutto e pensa solo a se stessa, non curandosi nemmeno di chi le è più vicino. L'unica persona al mondo è lei, una lei giovane e bella. Il titolo dell'opera non è stato scelto a caso: Jezabel (o Gezabele), infatti, è il nome della lussuriosa regina biblica moglie del terribile Achab (la loro storia si trova alla fine del I Libro dei Re e all'inizio del II Libro dei Re). La stessa Némirovsky aveva un pessimo rapporto con la madre e, spesso, le figure femminili, specialmente le madri, da lei descritte sono vuote ed egoiste.

Ho scoperto quest'autrice leggendo Il ballo (un'altra opera che vi consiglio) e mi ha subito colpito per la sua bravura nel saper creare storie e personaggi interessanti. Ovviamente non posso che invitarvi a leggere Jezabel.

mercoledì 18 settembre 2013

Etica / Trattato teologico - politico

Rieccomi a parlare di filosofia. Le opere di oggi sono l'Etica e il Trattato teologico - politico di Baruch Spinoza. Il primo venne pubblicato postumo nel 1677, mentre il secondo apparve ad Amsterdam anonimo nel 1670; l'anonimato, però, durò poco e il Trattato venne interpretato e osteggiato dagli avversari del filosofo perchè ritenuto un compendio di infamia ed empietà.

Nell'Etica, Spinoza parla di conatus: ogni ente (sia corpo che mente) si sforza di mantenersi nello stato in cui si trova, ossia si sforza di conservare se stesso. A livello emotivo, questo sforzo costituisce la cupidità. Lo sforzo può essere agevolato o ostacolato dagli eventi circostanti: se è agevolato, la potenza dell'ente è aumentata, e questo aumento di potenza provoca nella mente un affetto di letizia; se è diminuito, la mente prova un affetto di tristezza. Dalla letizia e dalla tristezza derivano tutti gli altri affetti, cioè le passioni, le quali sono formate da idee inadeguate (cioè non vere) e quindi ognuno le considera a suo modo. Quando abbiamo delle idee adeguate (cioè una conoscenza vera) siamo attivi, cioè la nostra potenza e autonomia sono incrementate; queste idee adeguate sono accompagnate dalla cupidità e dalla letizia. Quindi ciò che sappiamo con certezza accrescere in massimo grado la nostra realtà o perfezione è la conoscenza adeguata stessa. L'uomo che appetisce il vero bene desidera la conoscenza adeguata, e poichè ogni idea adeguata implica l'idea di Dio, l'uomo che ha idee adeguate desidera in primo luogo conoscere Dio (Dio è sostanza, quindi causa immanente del mondo; quest'ultimo infatti non è creato, ma discende dalla natura di Dio. Questa concezione porta al determinismo, cioè che ogni evento non solo si verifica necessariamente, ma questa necessità è assoluta, in quanto coincide con l'essere stesso di Dio). L'uomo che incrementa la propria conoscenza è l'uomo libero, in quanto conosce il meccanismo di cui è un ingranaggio (infatti, come detto poco sopra, Spinoza ha una concezione deterministica; da qui si arriva a capire che il libero arbitrio non esiste, ma che la libertà consiste, appunto, nel capire che posto si ha in un mondo totalmente determinato). Si arriva così alla beatitudine e all'amore intellettuale di Dio. Le passioni, comunque, fanno parte della natura umana, ma, possendendo idee adeguate, si può capire come "sfruttarle" al meglio.
 
Nel Trattato teologico - politico, Spinoza si propone di interpretare la Bibbia applicando le regole che il filologo utilizza nell'interpretazione di qualsiasi altra opera. Per il filosofo olandese, la Scrittura non si propone di insegnare la verità, ma di indurre all'obbedienza. Da ciò deriva che filosofia e teologia non hanno assolutamente niente in comune. Per Spinoza è fondamentale la libertà di pensiero. L'opera passa poi a trattare della nascita dello Stato. Nello stato di natura, il diritto di ognuno è misurato dalla forza; questa vita, però è pericolosa e quindi gli uomini decidono di stipulare un accordo dal quale nasce lo Stato. Perchè il patto sia rispettato, però, ognuno deve cedere tutta la propria potenza, ossia tutto il proprio diritto, al potere comune. Lo Stato spinoziano, a differenza di quello di Hobbes, deve tendere alla libertà e quindi essere moderato. Veramente forte è lo Stato che persegue la libertà dei cittadini e che, in primo luogo, concede la libertà di pensiero e di critica, anche nei confronti delle stesse istituzioni politiche.

Con questa piccola "pillola" spero di aver acceso un po' la vostra curiosità e spero anche di aver esposto il tutto nel modo più chiaro possibile. Spinoza è stato per tutta la vita coerente al suo pensiero e la sua lotta per la libertà è stata immensa: per questo dovrebbe essere letto e approfondito da tutti.

mercoledì 11 settembre 2013

Tristram Shandy

Vita e opinioni del gentiluomo Tristram Shandy è un romanzo del 1759 (anno d'uscita dei primi due volumi; il terzo, il quarto, il quinto e il sesto vennero pubblicati nel 1761, il settimo e l'ottavo nel 1766, mentre l'ultimo, il nono, uscì nel 1767) di Lawrence Sterne.

Il Tristram è considerato come la prima "opera aperta" della letteratura moderna: infatti, tutti gli elementi caratteristici dell'epoca in cui apparve, sono parodiati, rimescolati, creando così qualcosa di unico nel suo genere. Le novità apportate da Sterne sono molteplici. Innanzitutto, i fatti non sono disposti in un ordine logico e i salti temporali sono costanti. Tristram racconta la sua storia in prima persona e lo fa in modo innovativo, in quanto da narratore si trasforma in scrittore: il protagonista del romanzo parla del romanzo che sta scrivendo su se stesso e, raccontandolo, lo scrive. Si ha così quella che in epoca più recente viene chiamata "metanarrativa", cioè una narrativa nella narrativa. Importanti sono i contributi filosofici, specialmente quelli di John Locke.  Da questo pensatore, Sterne riprende le teorie dell'assocciazione delle idee e quella della durata temporale; per Sterne il tempo dipende dalla fantasia e dalla coscienza individuale della mente, arrivando così a considerare la mente e la realtà stessa come disgressive e la narrazione non può che essere disgressiva a sua volta.

Fare un riassunto dell'opera è quasi impossibile. I personaggi principali sono Tristram, il protagonista e narratore, suo padre Walter, uomo pedante, sempre pronto a dare spiegazioni filosofiche su ogni cosa e lo zio Tobia, uomo innocente e ingenuo, perso nel suo mondo fatto di fortificazioni militari. Interessante notare che Tristram deriva dalla parola latina "tristis", cioè "triste", mentre Shandy, nel dialetto dello Yorkshire, significa "visionario, scervellato, pazzo".

Posso affermare con sicurezza che Tristram Shandy è uno dei libri più "assurdi" che io abbia mai letto. L'ironia pervade ogni sua pagina e davvero si ride, nonostante ci sia sempre un fondo di malinconia. Lo consiglio, soprattutto perchè è stato un precursore di molta letteratura moderna e un ottimo continuatore di Cervantes e Rabelais.