martedì 28 aprile 2015

Che fare?

Il gelo che impera in casa mia mi ha fatto venire in mente la Russia ed ecco il perché del libro di quest'oggi, Che fare? di Cernysevskij.

Vera è una ragazza che vive con angoscia la sua situazione familiare: la madre è talmente abietta che fa di tutto pur di vederla unita al figlio della padrona di casa, senza curarsi dei mezzi da usare per raggiungere lo scopo. Un giorno, il fratellino Fedor comincia a prendere lezioni dallo studente Lopuchov che, inevitabilmente, decide di liberare Vera dal giogo familiare. L'unica soluzione è il matrimonio e i due si sposano di nascosto. Il loro vivere coniugale è alquanto strano: Vera, fin da subito, afferma che devono dormire in due camere separate e che ognuno deve essere libero di fare ciò che vuole. Gli anni trascorrono e la giovane sposa comincia a dar vita ad una nuova organizzazione lavorativa in cui tutte le operaie partecipano degli utili, facendo vita in comune e abitando accanto al luogo di lavoro. Poco a poco però Vera si rende conto di non amare il marito, ma il migliore amico di lui, Kirsanov; Lopuchov, quindi, deciderà di lasciare liberi i due di amarsi...

La storia di per sé è costruita male e non è scritta magistralmente. Ciò che interessa all'autore è il raccontare la “nuova gente”, cioè quella che si è liberata dall'idealismo hegeliano e che ha capito come rinascere sia interiormente che socialmente, tramite il materialismo e l'egoismo. Questa è un'opera politica e lo si capisce anche vedendo la biografia di Cernysevskij, imprigionato nella fortezza di San Pietro e Paolo per le sue idee sovversive (e Che fare? è stato proprio scritto durante la prigionia). L'arte diventa qui il mezzo per poter conoscere e descrivere la realtà in tutti i suoi aspetti.

L'idea è nobile ed è anche interessante raccontare una storia come pretesto per fare un trattato politico e sociale. Secondo me, però, non è ben riuscito per diverse ragioni. Innanzi tutto non ho capito come possano coesistere il materialismo e soprattutto l'egoismo con l'elevazione dell'amore come unione tra due persone. Non ho compreso neanche come una attività produttiva come quella di Vera possa funzionare in maniera così perfetta: se l'uomo agisce per il proprio tornaconto, com'è possibile che cooperi armoniosamente con gli altri? Forse ho perso qualche passaggio oppure sono troppo pessimista. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate voi e gradirei moltissimo se mi spiegaste questi miei dilemmi :)! Di grande rilievo è il personaggio di Vera perché rappresenta la donna emancipata, colei che si comporta come gli uomini, creando un rapporto di coppia anche in base alle proprie esigenze, e capace di costruirsi un'attività contando solo su se stessa.

Per concludere, posso dire che a livello letterario Che fare? non è di certo un capolavoro, ma a livello di pensiero è importante perché tratta di argomenti necessari per la costruzione di una società più giusta. Ovviamente si può non condividere, ma bisogna sempre apprezzare chi lotta per migliorare le condizioni del proprio popolo e non solo.

martedì 14 aprile 2015

I Fiori del Male

Ogni volta dico di scrivere più spesso e, immancabilmente, sparisco per settimane. Non sono una brava blogger, ma gli impegni mi costringono ad assentarmi più di quanto vorrei. Ad ogni modo rieccomi qui per parlarvi di un'opera meravigliosa e di capitale importanza per la nascita della poesia moderna: I Fiori del Male di Charles Baudelaire.

I Fiori del Male è diviso in sei sezioni (dalla seconda edizione del 1861): Spleen et ideal, Tableaux parisiens, Le Vin, Fleurs du Mal, Révolte e La Mort. I temi trattati nelle poesie sono molteplici e tutti di grande importanza. Innanzi tutto il poeta è in grado di cogliere le corrispondenze segrete che uniscono tutta la natura ma, proprio a causa di questa capacità che lo rende superiore, è bandito dalla società e schernito dagli uomini. Altra grande fonte di dolore del poeta è lo spleen, quel miscuglio di noia e malinconia che attanaglia la sua vita; proprio l'oscillare tra la stagnazione e il desiderio di spiritualità, porta Baudelaire ad un contrasto interiore che gli fa descrivere, spesso con un certo compiacimento, le scene più turpi e macabre. Questo aspetto, e quello del satanismo, sono forse le caratteristiche che più attraggono, ma vorrei sottolineare che nel poeta non sono presenti solo questi fattori (anche se hanno dato vita a poesie sublimi) e, soprattutto, egli usa queste immagini per dare risalto ad idee più profonde e di grande tormento. Non voglio essere pedante, ma, oltre alla forza espressiva dei versi, c'è una capacità di poetare non comune, per esempio nell'uso dell'alessandrino o del sonetto, che fa di Baudelaire un grande tecnico e maestro della struttura. Secondo il mio punto di vista quelle dedicate alle donne sono tra le opere migliori, capaci di descrivere sentimenti e situazioni mai banali e che non cadono nel patetico. Tramite l'amore, il poeta ha cercato la perfezione e una via d'uscita dalla Noia che non gli lasciava scampo. Questo ciclo sulle donne raggiunge vertici altissimi di lirismo, dove la promessa di voluttà che il corpo femminile promette viene descritto tramite profumi, vestiti, tutti elementi che trasformano la donna in qualcosa di artificiale e che la elevano a simbolo. Dopo i più accesi sentimenti, l'amore si tramuta in odio e disprezzo, fino ad arrivare alle invettive ed al sadismo, sottolineando il carattere satanico della donna. So che non è proprio lusinghiero nei confronti del mio sesso, ma non ha importanza: ciò che conta è la bellezza e la forza dei versi.

I Fiori del Male sono un'opera obbligatoria perché attraverso il loro tramite si può arrivare a comprendere lo sviluppo della poesia successiva. In queste poche righe non sono riuscita a spiegare nemmeno un decimo dell'importanza e dei diversi aspetti dei versi di Baudelaire: per questo vi invito a leggerlo o a rileggerlo, in modo da assaporarne tutta la profondità.