domenica 31 maggio 2015

Ossessioni, fobie e paranoia

Oggi vi propongo un volume contenente alcuni saggi di Sigmund Freud: Ossessioni, fobie e paranoia, tra i quali compare il famoso Osservazioni su un caso di nevrosi ossessiva. Caso clinico dell'Uomo dei Topi. Le opere qui proposte vanno dal 1894 al 1915.

Freud inizia la sua attività di medico concentrandosi sullo studio dell'isteria: proprio dall'osservazione di diversi casi arriva a postulare l'esistenza dell'inconscio, una parte della psiche posta al di fuori della coscienza e di cui non ci rendiamo nemmeno conto. Al suo interno confluiscono tutti quegli elementi che il nostro Io, cioè la nostra parte cosciente, considera inaccettabili e per questo li “allontana” nell'inconscio tramite un processo di rimozione. La maggior parte dei traumi hanno origine nell'infanzia e, spesso, viviamo o non riusciamo a superare nel migliore dei modi le fasi sessuali che ci accompagnano fin dalla nostra nascita. Proprio in questa mancanza di passaggio “lineare” da una fase all'altra possono nascere l'isteria, la paranoia o la nevrosi ossessiva. Il mezzo più efficace che Freud attua per curare queste psicopatologie è quello della psicoanalisi, quindi attraverso il metodo delle libere associazioni, dell'interpretazione dei sogni e del transfert, cioè il trasferimento sull'analista, da parte del paziente, delle sue emozioni e dei suoi stati d'animo, egli riesce a riportare all'Io i traumi riposti nell'inconscio e, una volta scoperti, tentare una completa guarigione.
I due casi di maggior rilevanza tra le opere facenti parte di questo volume sono senz'altro quelle dell'Uomo dei Topi e quella del dottor Schreber. Il primo è un paziente che soffre di una grave nevrosi ossessiva, cioè è tormentato da pensieri che non riesce a “far tacere”, fatto che condiziona la sua vita intera. Tutte le varie “voci” sentite dal malato non non sono altro che idee che si sostituiscono l'una all'altra. A differenza della fobia che è accompagnata solo da sentimenti di angoscia e di paura, l'ossessione porta con sé moltissimi altri stati d'animo, come l'ira, l'irrequietezza ecc. Studiando il paziente, Freud capisce che egli è sempre in bilico tra i sentimenti di odio e amore verso le persone che più ama, in questo caso il padre e una donna, e, a differenza di una persona sana, non riesce a superare il conflitto che essi generano in lui. Inoltre, egli ha avuto uno sviluppo sessuale troppo precoce, che lo ha portato a non superare appieno le normali fasi della libido.
Per il caso del dottor Schreber, Freud si basa sulle memorie scritte dallo stesso dottore, gesto intrapreso per aiutare quei medici desiderosi di scoprire qualcosa di più sulla paranoia. Mentre nell'ossessione si prova diffidenza verso se stessi, in quanto si ha paura di poter essere in grado di far avverare i propri pensieri, nella paranoia si ha diffidenza verso gli altri e da qui nascono le manie di persecuzione che grande parte hanno in questa patologia. Quest'uomo aveva sviluppato una teodicea tutta sua, inizialmente pensando di essere vittima di Dio e poi, dopo la terapia in una clinica, facendolo diventare suo alleato, mentre il medico curante ha preso il posto del persecutore. All'aggravarsi della malattia, Schreber è arrivato a credere di dover trasformarsi in donna, per poter poi creare una nuova stirpe di uomini. Da questo quadro Freud formula la teoria che il paranoico non è altro che un omosessuale represso e per questo si crea un mondo fittizio; nell'infanzia egli non ha passato la fase narcisistica, rimanendo perciò attratto dalle persone del suo sesso e credendosi superiore nei confronti degli altri.

Devo ammettere che ho sempre studiato e letto Freud con scetticismo perché il suo ricondurre tutto alla libido e, successivamente, anche al principio di morte non mi convinceva appieno. Leggendo questi saggi, però, ho cominciato a cambiare idea perché ho riflettuto su diversi casi da me conosciuti e non posso notare un fondo di verità. Naturalmente non sono uno psicologo e questa materia ha sicuramente fatto dei passi avanti che purtroppo non conosco, ma posso assicurare che leggere questi saggi mi ha costretta a soffermarmi su aspetti che prima credevo “sciocchi”. Vorrei anche sottolineare che Freud afferma che tutti siamo omosessuali, anche se la maggior parte di noi poi si rivolge all'altro sesso, rimanendo però attratti dal nostro per tutta la vita. Freud dimostra questa asserzione parlando della gelosia: ognuno di noi vede come rivali persone dello stesso sesso che noi consideriamo attraenti e per questo pericolose per il nostro partner. Non so se sia vero o meno o se esistano altre spiegazioni, ma credo sia giusto rifletterci e rivolgo questo invito soprattutto a coloro che non fanno altro che dar aria alla bocca giudicando e offendendo (se non peggio) chi non fa altro che amare qualcun altro.

martedì 26 maggio 2015

Il turno

Il brevissimo romanzo che vi propongo oggi è Il turno di Luigi Pirandello.

Marcantonio Ravì vuole sposare la propria figlia, Stellina, con il vecchio Don Diego Alcozèr, vecchio uomo di corte, ex don Giovanni e di nuovo scapolo dopo la morte della quarta moglie. I concittadini di Ravì ritengono questa unione aberrante, ma egli la difende sostenendo che, dopo pochi anni di sofferenza, la figliuola, alla morte del marito, sarà ricca e libera di sposare Pepè Alletto, giovane di discendenza nobile, ma squattrinato e viziato dalla vecchia madre. Stellina piange e grida con tutte le sue forze, ma il giorno del matrimonio arriva inesorabile. Pepè, invitato al ricevimento, lasciatosi in precedenza convincere dalle promesse allettanti fattegli da Ravì, si sente già lui lo sposo e la voglia di far sua Stellina si acuisce dopo un duello combattuto proprio per salvaguardare l'onore di lei. Per avere consigli e aiuti, Pepè si rivolge al cognato, l'avvocato Ciro Coppa, il quale, dopo aver perso la moglie (segregata in casa a causa della sua gelosia) e aver visto Stellina, decide di farla divorziare dal vecchio Don Diego. Pepè è felicissimo perché potrà finalmente avere la sua amata, ma sarà il cognato a portargliela via...

Il titolo dell'opera allude chiaramente all'attesa che il giovane Pepè è costretto a sopportare prima di poter finalmente sposare la bella Stellina. Tutta l'opera è giocata sul “caso” che spadroneggia su tutta la vita umana, vita che è anche un'enorme commedia (e maschere sono tutti i personaggi descritti). Pepè, inoltre, è un inetto, completamente incapace di decidere per sé e facilmente suggestionabile; egli non riesce a controllare nessun evento e si lascia trasportare dal volere di chi gli sta intorno. Non manca neanche la descrizione dell'ipocrisia, come quella della vicina che si oppone a Ravì per difendere Stellina da un matrimonio “contro natura” con Don Diego, ma che poi non mancherà di dimenticare tutte le cose dette e fatte per assicurarsi le ricchezze del vecchio dopo il divorzio.

Il turno è un'opera che mantiene dei toni gai, ma i temi in essa contenuti sono seri: quante unioni sono state e sono tuttora fatte per calcolo ed interesse? Quante persone giudicano gli altri per poi comportarsi allo stesso modo se possono averne un tornaconto? Il turno, però, fa capire benissimo che non tutto ciò che progettiamo va secondo i nostri piani, sia nel bene che nel male, e che siamo un po' tutti ridicoli, vita compresa.

martedì 12 maggio 2015

Nana

Nana fa parte dei venti romanzi che compongono la saga dei Rougon-Macquart. Zola, tramite le vicende di questa famiglia lungo il corso degli anni, vuole dimostrare come il vizio sia trasmissibile ereditariamente e quali siano i suoi effetti nei diversi discendenti.

Il romanzo parte con la descrizione di un teatro che, a poco a poco, si riempie di spettatori, tutti ansiosi di vedere la nuova attrice, Nana. Lo spettacolo inizia e, dopo svariate scene che entusiasmano per poco il pubblico, eccola apparire: bella, giovane, formosa, dalle cosce forti e dalla seducente chioma fulva. Nonostante la totale mancanza di talento, Nana conquista il pubblico solo grazie al suo corpo. Da quel momento la giovane si impone in società, diventando una prostituta di lusso e ammaliando gli uomini più ricchi di Parigi. Dopo una breve parentesi in cui ritorna alla povertà, a causa di una passione per un attore, riesce comunque a risollevarsi, ritrovando il conte Muffat, uomo bigotto, ma incapace di resistere al suo fascino conturbante. Il nobile le regala un sontuoso palazzo a Parigi e la riempie di doni preziosi, contribuendo al suo successo. Nana è infastidita dagli scrupoli religiosi e dalla gelosia dell'amante e, per questo, passa il suo tempo con altri uomini e donne, degradandosi moralmente sempre di più. Le sue fortune, però, non dureranno in eterno...

L'infanzia e la prima giovinezza di Nana sono raccontate per brevi cenni durante lo svolgimento della storia: apprendiamo che il padre era un ubriacone e che lei ha cominciato come semplice e povera fioraia, per poi scoprire il valore del suo corpo. Zola, infatti, la descrive, sia fisicamente che moralmente, come un animale sempre pronto a soddisfare i propri istinti. Nana è egoista, rovina gli uomini che si innamorano di lei come se fosse un gioco, spendendo i loro interi patrimoni e cacciandoli quando ormai non hanno più il becco di un quattrino. Per spiegare il suo atteggiamento verso il mondo, Zola usa questa frase significativa: “Non le bastava distruggere le cose, le voleva sporcare”. Il suo corpo è l'unica cosa che ama e il conte Muffat rimane sconvolto quando lei si osserva nuda allo specchio baciando la sua immagine. Unico altro amore di Nana è il proprio figlio, anche se spesso se ne dimentica a causa delle sue troppe occupazioni. Nana, per concludere, è una ragazza piuttosto stupida, interessata solo a suscitare ammirazione, manipolatrice e insensibile nei confronti degli altri, disposti a tutto pur di renderla felice o di ottenere anche un solo bacio.
Ovviamente non sono solo gli uomini e le prostitute a cedere ai loro appetiti sessuali, ma anche le donne della buona società.

Nana uscì nel 1880 e subito suscitò un grandissimo scalpore e si può ben capirne il motivo. Non posso fare a meno di consigliarvelo, anche se ammetto che a volte si vorrebbe dare alla protagonista una bella lezione per quanto sa essere stronza!