sabato 15 agosto 2015

Il segno rosso del coraggio

Oggi, per festeggiare Ferragosto, vi propongo un altro romanzo americano, Il segno rosso del coraggio di Stephen Crane.

La guerra civile imperversa e il giovane Henry Fleming decide di arruolarsi. Il ragazzo (così Crane chiama Henry nell'opera), appena arriva all'accampamento, è impaziente di combattere, mosso dall'eroismo e con l'idea che, purtroppo, non esistano più battaglie come quelle vissute dai Greci. Appena viene dato il segnale di inizio della lotta, però, Henry si fa prendere dal panico e fugge, giustificandosi affermando di aver preso la migliore decisione possibile, in quanto può così offrirsi nella battaglia successiva essendosi “risparmiato” in questa: se tutti i soldati muoiono, come si può proseguire il conflitto? Quando si accosta a dei soldati feriti, un senso di vergogna lo stringe alla gola: non vuole essere schernito perché mancante di un segno rosso che attesti il suo coraggio. La “fortuna”, però, viene in suo soccorso e un soldato, durante una fuga, lo colpisce alla testa per toglierselo di mezzo. Tornato al suo reggimento, può raccontare di aver combattuto valorosamente e, durante l'attacco successivo, in preda all'esaltazione, va alla carica incurante del pericolo.

Il segno rosso del coraggio è la storia della crescita psicologica del giovane Henry, il ragazzo. Egli passa dalla visione romantica della guerra in cui il soldato è un eroe, a quella dell'inutilità del singolo individuo all'interno del grande “corpo” dell'esercito, fino ad arrivare all'istinto che lo porta a salvarsi in momenti di grande pericolo.
La storia narrata è molto interessante anche perché, da quello che so, è uno dei pochi romanzi a narrare la Guerra di Secessione dal punto di vista dell'esercito dell'Unione. L'unica pecca, secondo me, è il metodo di scrittura utilizzato dall'autore. Il romanzo è scritto sicuramente bene, ma lo stile giornalistico (e Crane era un giornalista) non mi pare adatto a descrivere la psicologia complessa del protagonista; è uno stile talmente “freddo” che non lascia nulla nel lettore, se non vaghe sensazioni, ma vissute sempre a distanza. Nonostante le mie impressioni, Il segno rosso del coraggio è una delle principali opere della narrativa americana e credo sia interessante leggerlo per conoscere la cultura d'oltreoceano.

lunedì 10 agosto 2015

Il buio oltre la siepe

Come al solito ho fatto passare un po' troppo tempo dall'ultimo post, ma sapete la novità? Per un anno lavorerò in una biblioteca! Finalmente un impiego abbastanza duraturo e in un ambiente che mi piace. Almeno per una volta posso dire di aver avuto culo in ambito lavorativo!

Lasciando da parte la mia vita privata (che credo non importi a nessuno), quest'oggi vorrei parlarvi del famoso romanzo di Harper Lee: Il buio oltre la siepe.

Siamo in Alabama durante gli anni Trenta, nella città di Maycomb: Jean Louise, soprannominata Scout, e Jeremy (Jem), vivono con il padre Atticus Finch e la domestica di colore Calpurnia. La loro esistenza scorre tranquilla e passano le loro giornate fantasticando sul vicino Boo Radley, un uomo rinchiuso in casa fin da ragazzo dai genitori, sul quale circolano diversi racconti che terrorizzano i bambini. La vita dei due cambia quando Atticus deve difendere un uomo di colore, Tom Robinson, accusato di aver stuprato la figlia di Bob Ewell, uno degli abitanti meno raccomandabili della città. Il processo ha inizio e Scout e Jem, insieme al cugino Dill, si recano in tribunale incuriositi dal caso, ma soprattutto dalle ripercussioni che questo ha sulla loro vita e su quella del padre. Atticus è un ottimo avvocato, ma è sicuro di non farcela a causa della mentalità troppo chiusa che non permette alla maggioranza dei cittadini di capire l'infondatezza delle accuse rivolte a Tom. Alla fine del processo i problemi non finiranno e proprio Scout e Jem ne saranno le vittime.

Il romanzo tratta diversi temi, primo fra tutti quello della segregazione razziale: i neri hanno il loro quartiere, la loro chiesa e vengono considerati ignoranti e violenti. Il caso di Tom Robinson sveglia alcune coscienze, soprattutto quella dei due piccoli protagonisti, grazie anche all'educazione ricevuta dal padre. Atticus è un uomo tutto d'un pezzo, incurante di ciò che pensa la gente perché ciò che lo muove è soltanto la giustizia: egli, infatti, insegna ai propri figli a mettersi nei panni degli altri per non dover mai accusare e avere pregiudizi su nessuno. Anche Boo Radley, nonostante sia bianco, viene considerato un reietto a causa del suo isolamento. Le contraddizioni della gente emergono costantemente, soprattutto quando a scuola la maestra di Scout reputa Hitler un uomo orribile per quello che fa contro gli Ebrei, ma non esita a definire le persone di colore “negri” e a rimanere inorridita e a trattare con riluttanza i bambini più poveri. Il titolo Il buio oltre la siepe è una traduzione interessante e viene ripreso da una frase di Scout: ciò che è più vicino è quello che maggiormente ci sfugge e che non riusciamo a comprendere, proprio come accade verso Boo Radley, che i protagonisti temono senza averlo mai visto, ma basandosi solo sulle voci di paese.

Il periodo storico che stiamo vivendo mi sembra il più adatto per leggere questo romanzo e spero che, finalmente, chiunque apra la sua mente al “diverso” e a ciò che non conosce, crescendo proprio come i due piccoli protagonisti dell'opera.