mercoledì 18 settembre 2013

Etica / Trattato teologico - politico

Rieccomi a parlare di filosofia. Le opere di oggi sono l'Etica e il Trattato teologico - politico di Baruch Spinoza. Il primo venne pubblicato postumo nel 1677, mentre il secondo apparve ad Amsterdam anonimo nel 1670; l'anonimato, però, durò poco e il Trattato venne interpretato e osteggiato dagli avversari del filosofo perchè ritenuto un compendio di infamia ed empietà.

Nell'Etica, Spinoza parla di conatus: ogni ente (sia corpo che mente) si sforza di mantenersi nello stato in cui si trova, ossia si sforza di conservare se stesso. A livello emotivo, questo sforzo costituisce la cupidità. Lo sforzo può essere agevolato o ostacolato dagli eventi circostanti: se è agevolato, la potenza dell'ente è aumentata, e questo aumento di potenza provoca nella mente un affetto di letizia; se è diminuito, la mente prova un affetto di tristezza. Dalla letizia e dalla tristezza derivano tutti gli altri affetti, cioè le passioni, le quali sono formate da idee inadeguate (cioè non vere) e quindi ognuno le considera a suo modo. Quando abbiamo delle idee adeguate (cioè una conoscenza vera) siamo attivi, cioè la nostra potenza e autonomia sono incrementate; queste idee adeguate sono accompagnate dalla cupidità e dalla letizia. Quindi ciò che sappiamo con certezza accrescere in massimo grado la nostra realtà o perfezione è la conoscenza adeguata stessa. L'uomo che appetisce il vero bene desidera la conoscenza adeguata, e poichè ogni idea adeguata implica l'idea di Dio, l'uomo che ha idee adeguate desidera in primo luogo conoscere Dio (Dio è sostanza, quindi causa immanente del mondo; quest'ultimo infatti non è creato, ma discende dalla natura di Dio. Questa concezione porta al determinismo, cioè che ogni evento non solo si verifica necessariamente, ma questa necessità è assoluta, in quanto coincide con l'essere stesso di Dio). L'uomo che incrementa la propria conoscenza è l'uomo libero, in quanto conosce il meccanismo di cui è un ingranaggio (infatti, come detto poco sopra, Spinoza ha una concezione deterministica; da qui si arriva a capire che il libero arbitrio non esiste, ma che la libertà consiste, appunto, nel capire che posto si ha in un mondo totalmente determinato). Si arriva così alla beatitudine e all'amore intellettuale di Dio. Le passioni, comunque, fanno parte della natura umana, ma, possendendo idee adeguate, si può capire come "sfruttarle" al meglio.
 
Nel Trattato teologico - politico, Spinoza si propone di interpretare la Bibbia applicando le regole che il filologo utilizza nell'interpretazione di qualsiasi altra opera. Per il filosofo olandese, la Scrittura non si propone di insegnare la verità, ma di indurre all'obbedienza. Da ciò deriva che filosofia e teologia non hanno assolutamente niente in comune. Per Spinoza è fondamentale la libertà di pensiero. L'opera passa poi a trattare della nascita dello Stato. Nello stato di natura, il diritto di ognuno è misurato dalla forza; questa vita, però è pericolosa e quindi gli uomini decidono di stipulare un accordo dal quale nasce lo Stato. Perchè il patto sia rispettato, però, ognuno deve cedere tutta la propria potenza, ossia tutto il proprio diritto, al potere comune. Lo Stato spinoziano, a differenza di quello di Hobbes, deve tendere alla libertà e quindi essere moderato. Veramente forte è lo Stato che persegue la libertà dei cittadini e che, in primo luogo, concede la libertà di pensiero e di critica, anche nei confronti delle stesse istituzioni politiche.

Con questa piccola "pillola" spero di aver acceso un po' la vostra curiosità e spero anche di aver esposto il tutto nel modo più chiaro possibile. Spinoza è stato per tutta la vita coerente al suo pensiero e la sua lotta per la libertà è stata immensa: per questo dovrebbe essere letto e approfondito da tutti.

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