Stendhal era consapevole di non
essere un autore geniale, ma la sua grandezza sta proprio in questo.
A volte (e ciò vale per tutte le arti e non solo) non è la tecnica
che conta, ma ciò che uno esprime e il modo in cui lo fa: proprio
queste caratteristiche possono rendere delle opere uniche e, a modo
loro, anche geniali. Il signor Henri Beyle ne è forse l'esempio più
famoso e oggi vi propongo un suo saggio dedicato all'amore, un
sentimento che il Nostro conosceva molto bene.
Dell'amore inizia
con il descrivere i quattro tipi esistenti di questo sentimento; esso
può essere amore-passione, amore-gusto (di “testa”, un piacere
fra sensuale e raffinato che a volte può tramutarsi in capriccio),
amore fisico e amore di vanità. Tutte queste tipologie nascono nello
stesso modo, anche se poi ognuna assume le caratteristiche che le
sono peculiari. Innanzitutto l'amore prende il via dall'ammirazione
verso l'oggetto del desiderio, poi passa al piacere dato dal primo
bacio, per poi arrivare alla speranza che segna la nascita dell'amore
vero e proprio. A questo punto ecco subentrare la prima
“cristallizzazione”,
cioè quell'”operazione dello spirito che trae da tutto
ciò che si presenta la scoperta di nuove perfezioni nell'oggetto
amato”: essa è quindi un atto
dell'immaginazione che trasforma l'oggetto reale in uno di fantasia.
Ora l'innamorato passa alla fase del dubbio che conduce alla seconda
cristallizzazione: egli è amato o no? Come può provarlo?
Un
altro tipo di amore può essere quello per picca, ma esso finisce ben
presto, cioè nel momento stesso in cui l'antagonista del proprio
amante sparisce. Se una persona è alla moda, invece, si fa amare per
la sua ricchezza, per l'eleganza materiale o morale che possiede e
per la sua voglia costante di piacere alle donne e di farle sue.
Il
pudore è sicuramente un nemico dell'amore, anche se esso ha diverse
sfaccettature: innanzitutto può essere fasullo e celare una
sfrontatezza che viene abilmente dissimulata, e che porta il “falso
pudico” a credere di essere stimato per una virtù che non
possiede; oppure può nascere dall'abitudine o può portare a dare
piaceri inebrianti proprio perché vengono trasgredite quelle norme
che ogni persona “seria” dovrebbe rispettare.
La
seconda parte del trattato è uno studio in cui vengono prese in
esame alcune popolazioni e il loro modo di amare. I Francesi, per
esempio, amano sempre per vanità, mentre gli Inglesi sono zeppi di
convenienze sociali e di falso pudore. L'Italia, invece, è un paese
in cui la passione predomina, soprattutto quella negativa che porta
all'odio; per Stendhal gli Italiani hanno un “patriottismo
d'anticamera”, cioè usano
sempre la parola “nostro”, odiano le città vicine e gli
stranieri, sono intolleranti durante le discussioni e vanno subito in
collera quando non sanno come controbattere all'interlocutore. Per
concludere, sono talmente menefreghisti ed oziosi che spesso il
marito e l'amante sono grandi amici e ognuno fa i comodi suoi sotto
gli occhi dell'altro.
Dell'amore è
un'opera estremamente lucida, nonostante non sia un vero studio, ma
il frutto di esperienze ed osservazioni dirette dell'autore. Secondo
me, comunque, molto di ciò che è contenuto in questo saggio è
intelligente e piuttosto vero: anche se sono passati parecchi anni
dalla composizione dell'opera, di sicuro l'amore non ha cambiato le
caratteristiche descritte da Stendhal. Per concludere vorrei
aggiungere che un'intera parte è dedicata a spiegare perché alle
donne venisse negata una certa educazione e la risposta è che gli
uomini, e in particolare la Chiesa, ci avrebbero rimesso. Stendhal si
conferma così un uomo moderno ed estremamente acuto. Da leggere!
Nessun commento:
Posta un commento