
In questo romanzo atipico, Diderot racconta un viaggio compiuto da Jacques e dal suo padrone; il primo è un gran chiaccherone, mentre il secondo è un uomo che ama ascoltare. Durante il tragitto il servo comincia a narrare la storia dei suoi amori, ma viene costantemente interrotto, mentre, quando è il padrone a narrare i suoi, tutto fila liscio. Le costanti interruzioni aumentano la curiosità del lettore ed è proprio il Diderot ad intromettersi nel racconto, parlando direttamente con chi legge, creando così un vero e proprio dialogo nel dialogo. Oltre a Jacques, il suo padrone e il narratore, all'interno dell'opera si inseriscono altri personaggi, come l'ostessa di una locanda, che racconta loro la terribile vendetta della signora de La Pommeraye, e l'incontro con l'uomo che ha subito questa vendetta, il signor degli Arcis, che invece narra la storia dell'uomo che lo accompagna. Il finale, ovviamente, è meglio non svelarlo!
"Jacques il fatalista e il suo padrone" è un'opera originale ed è manifestazione di tutta la grandezza intellettuale del Diderot, uomo troppo "moderno" per i suoi tempi. Egli prende molto dal "Tristram Shandy" di Laurence Sterne (e ne ricopia delle parti nell'apertura e nella chiusura del romanzo), altro autore fuori dagli schemi dell'epoca e non a caso lodato dal francese.
Il personaggio di Jacques è costruito perfettamente e quando lo si sente parlare non si può fare a meno di immedesimarsi nella sua convinzione fatalista che "tutto è scritto lassù". Il rapporto servo - padrone, inoltre, è rovesciato, in quanto è Jacques che riesce a comandare il suo padrone, tenendolo in pugno con i suoi racconti e la sua scaltrezza.
Concludendo, posso dire che quest'opera è piacevole, fa sorridere e nello stesso tempo riesce a far riflettere. Un ottimo modo per conoscere la geniale irriverenza di Diderot.
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