martedì 16 ottobre 2012

Jacques il fatalista e il suo padrone

Di Diderot avevo già letto, per un esame universitario, "Lettera sui ciechi per quelli che ci vedono"e pensavo di trovarmi di fronte ad un trattato un po' "pesante" visto l'argomento trattato. Per fortuna mi sbagliavo e lo ho studiato con piacere. Incuriosita dallo stile insolito di questo filosofo, ho deciso di approfondire la sua conoscenza leggendo un'altra opera e la scelta è caduta su "Jacques il fatalista e il suo padrone".

In questo romanzo atipico, Diderot racconta un viaggio compiuto da Jacques e dal suo padrone; il primo è un gran chiaccherone, mentre il secondo è un uomo che ama ascoltare. Durante il tragitto il servo comincia a narrare la storia dei suoi amori, ma viene costantemente interrotto, mentre, quando è il padrone a narrare i suoi, tutto fila liscio. Le costanti interruzioni aumentano la curiosità del lettore ed è proprio il Diderot ad intromettersi nel racconto, parlando direttamente con chi legge, creando così un vero e proprio dialogo nel dialogo. Oltre a Jacques, il suo padrone e il narratore, all'interno dell'opera si inseriscono altri personaggi, come l'ostessa di una locanda, che racconta loro la terribile vendetta della signora de La Pommeraye, e l'incontro con l'uomo che ha subito questa vendetta, il signor degli Arcis, che invece narra la storia dell'uomo che lo accompagna. Il finale, ovviamente, è meglio non svelarlo!

"Jacques il fatalista e il suo padrone" è un'opera originale ed è manifestazione di tutta la grandezza intellettuale del Diderot, uomo troppo "moderno" per i suoi tempi. Egli prende molto dal "Tristram Shandy" di Laurence Sterne (e ne ricopia delle parti nell'apertura e nella chiusura del romanzo), altro autore fuori dagli schemi dell'epoca e non a caso lodato dal francese.

Il personaggio di Jacques è costruito perfettamente e quando lo si sente parlare non si può fare a meno di immedesimarsi nella sua convinzione fatalista che "tutto è scritto lassù". Il rapporto servo - padrone, inoltre, è rovesciato, in quanto è Jacques che riesce a comandare il suo padrone, tenendolo in pugno con i suoi racconti e la sua scaltrezza.

Concludendo, posso dire che quest'opera è piacevole, fa sorridere e nello stesso tempo riesce a far riflettere. Un ottimo modo per conoscere la geniale irriverenza di Diderot.

Nessun commento:

Posta un commento