Le "Operette morali" furono messe all'Indice dei libri proibiti nel 1850 perchè l'opera non presentava verità religiose e perchè la causa della miseria umana veniva rintracciata nella natura.
Leopardi comincia le "Operette morali" con la "Storia del genere umano", cioè una sua rivisitazione profana della Genesi, dove viene preannunciata la miseria della condizione umana; infatti, l'uomo è infelice perchè si sente limitato e con il dono della Verità da parte di Giove, conosce questa condizione; unico conforto che l'uomo ha è Amore. L'infelicità è il tema dominante di tutte le operette leopardiane e, nel "Dialogo della Terra e della Luna", la sofferenza si espande a tutto l'universo. Nel "Dialogo di un folletto e di uno gnomo", invece, viene narrato che l'uomo è scomparso dalla Terra e questo fatto non toglie nulla al pianeta, che continua a vivere, però senza guerre e violenze di ogni sorta. Nel "Dialogo della Moda e della Morte", la Moda lavora per la Morte e dice di essere sua sorella; entrambe agiscono sul corpo e la Moda rende la vita "più morta che viva", in quanto le toglie ogni movimento, ogni critica e ogni immaginazione. Nel "Dialogo della Natura e di un Islandese" la Natura è indifferente, non si cura delle sofferenze degli uomoni; l'universo è dominato dalla necessità, dove le cose nascono e vivono, con l'unico scopo di conservare il mondo.
Le operette sono molte di più, ma il mio vuole essere solo un riassunto molto generale. Per capire la grandezza di quest'opera e del pensiero leopardiano, bisogna leggerla con attenzione e si rimarrà sorpresi, inoltre, dall'attualità di Leopardi (vedi il discorso sulla moda, il concetto dell'uomo non più individuo ma facente parte "della massa", ecc.). E' vero, a volte l'autore esagera nel suo pessimismo, ma comunque c'è sempre una verità sulla quale sarebbe bene fermarsi a riflettere.
Quest'opera è da avere assolutamente: è un capolavoro!
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