
Leopardi comincia le "Operette morali" con la "Storia del genere umano", cioè una sua rivisitazione profana della Genesi, dove viene preannunciata la miseria della condizione umana; infatti, l'uomo è infelice perchè si sente limitato e con il dono della Verità da parte di Giove, conosce questa condizione; unico conforto che l'uomo ha è Amore. L'infelicità è il tema dominante di tutte le operette leopardiane e, nel "Dialogo della Terra e della Luna", la sofferenza si espande a tutto l'universo. Nel "Dialogo di un folletto e di uno gnomo", invece, viene narrato che l'uomo è scomparso dalla Terra e questo fatto non toglie nulla al pianeta, che continua a vivere, però senza guerre e violenze di ogni sorta. Nel "Dialogo della Moda e della Morte", la Moda lavora per la Morte e dice di essere sua sorella; entrambe agiscono sul corpo e la Moda rende la vita "più morta che viva", in quanto le toglie ogni movimento, ogni critica e ogni immaginazione. Nel "Dialogo della Natura e di un Islandese" la Natura è indifferente, non si cura delle sofferenze degli uomoni; l'universo è dominato dalla necessità, dove le cose nascono e vivono, con l'unico scopo di conservare il mondo.
Le operette sono molte di più, ma il mio vuole essere solo un riassunto molto generale. Per capire la grandezza di quest'opera e del pensiero leopardiano, bisogna leggerla con attenzione e si rimarrà sorpresi, inoltre, dall'attualità di Leopardi (vedi il discorso sulla moda, il concetto dell'uomo non più individuo ma facente parte "della massa", ecc.). E' vero, a volte l'autore esagera nel suo pessimismo, ma comunque c'è sempre una verità sulla quale sarebbe bene fermarsi a riflettere.
Quest'opera è da avere assolutamente: è un capolavoro!
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