mercoledì 10 ottobre 2012

Il mondo come volontà e rappresentazione


Schopenhauer finì di scrivere "Il mondo come volontà e rappresentazione" nel 1818; questa è la sua opera principale, in cui si riscontrano gli influssi delle Upanisad, di Platone e di Kant.

L'opera è divisa in quattro libri e si apre con la celebre frase: "Il mondo è una mia rappresentazione". Schopenhauer avanza la tesi che il mondo non è altro che un insieme di contenuti rappresentativi, che è condizionato dalla coscienza e dalle sue forme a priori di spazio, tempo e causalità; la realtà in sè è inconscibile e il nostro sapere è illusorio. Ciò che ci aiuta a capire tutto questo è il corpo: esso, esteriormente, è una rappresentazione fra le rappresentazioni, mentre, interiormente, è volontà. Più ci immergiamo nella nostra interiorità e più arriviamo a capire di essere parti di un'unica volontà cieca, irrazionale ed eterna. A causa della volontà il mondo è succube di una continua lotta in cui i singoli elementi cercano di affermare se stessi a danno degli altri, culminando nella specie umana che è governata dall'egoismo. Questo conflitto genera il dolore.

Quando l'uomo prende coscienza di questa volontà, arriva alla coscienza di sè e cerca quindi di liberarsi dal male. L'intelletto riesce ad affrancarsi dalla schiavitù della volontà grazie all'intuizione estetica. L'arte, infatti, è la prima via di liberazione trattata da Schopenhauer: essa è contemplazione disinteressata del mondo; questa liberazione però è provvisoria, in quanto, appunto, legata ai brevi momenti in cui avviene la contemplazione estetica. Si passa allora all'importante teoria della pietà: l'uomo abbatte le differenze che lo separano dai suoi simili, si identifica con essi, sente il loro dolore come il proprio e assume il bene altrui come motivo determinante d'agire come se fosse il suo bene. Dalla pietà nascono le virtù e l'ascesi: la partecipazione al dolore universale diventa un "quietivo" della volontà, che può così giungere alla sua autonegazione. Se si rinnega la volontà di vivere ci si libera dal male del mondo e si arriva ad uno stato di quiete.

"Il mondo come volontà e rappresentazione" è un capolavoro della filosofia, contrassegnato da una grandissima vivacità speculativa da parte dell'autore; Schopenhauer, infatti, partendo dagli autori sopra citati, arriva a costruire una teoria originale, in cui si esprime tutto il suo genio. L'autore, inoltre, non le manda a dire a nessuno e non mancano le frecciatine all'altro grande filosofo del tempo, Hegel.

Se si ha un po' di confidenza con la filosofia, la lettura di questo libro risulta molto piacevole: Schopenhauer non tratta mai i propri argomenti in modo troppo complicato e oscuro, anzi, usa uno stile chiaro, semplice ed efficacie. Leggetelo, ne vale davvero la pena!

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