Dostoevskij venne condannato ai lavori forzati in Siberia perchè facente parte di un gruppo utopico socialista; Memorie di una casa morta è il racconto della sua prigionia.
Dostoevskij comincia l'opera con una finzione letteraria: l'autore scrive di aver ricevuto il "diario" di Aleksandr Petrovic Gorjancikov, un detenuto condannato per aver ucciso la moglie e che insegnava alle figlie di un alto funzionario statale (durante e dopo la pena i condannati potevano esercitare un lavoro), del quale si era interessato mentre questi era in vita. Da qui l'opera si può dividere in due grandi parti: la prima ha come tema quello del delitto, mentre la seconda parte quello del castigo. Aleksandr Petrovic (cioè lo stesso Dostoevskij) descrive i suoi compagni di prigionia, le loro abitudini, il duro lavoro a cui sono sottoposti, l'infermeria dove è ricoverato e costretto a stare tra malati gravi e pazzi in un clima soffocante, ma anche momenti più "spensierati" come la recita di Natale preparata dai detenuti e della presenza di alcuni animali (celebre l'aquila, simbolo di libertà e di speranza). Aleksandr Petrovic ha difficoltà a rapportarsi con gli altri detenuti perchè è un nobile e la differenza di ceto è qualcosa di molto sentito per questi; celebre per capire questo modo di pensare del popolo è l'affermazione di Petrov che si rivolge così a Aleksandr Petrovic: "Ma voi che camerata siete per noi?", domanda rivolta senza nessuna derisione nè disprezzo, ma semplicemente come un dato di fatto.
Dostoevskij, durante la prigionia, era interessato soprattutto alla psicologia dei suoi compagni di detenzione e questo "studio" su di loro apparirà, oltre che in Memorie di una casa morta, nei personaggi dei suoi grandi romanzi. Con questo scritto, inoltre, vuole respingere la responsabilità dell'ambiente e la predisposizione naturale di un uomo al delitto. La prigionia, e la sua assoluzione dalla pena di morte proprio sul patibolo, saranno fondamentali per la sua conversione e lo stare a contatto con i detenuti gli aiuterà a capire che le idee socialiste alle quali aveva aderito sono totalmente inutili per il popolo russo.
Memorie di una casa morta è un'opera interessante per conoscere in profondità Dostoevskij e il supplizio a cui erano sottoposti i detenuti durante la Russia zarista.
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