Sibilla
Aleramo, in questo libro, racconta la propria storia: dall'abbandono
degli studi al lavoro in fabbrica col padre, del rapporto con i
genitori (amore per il papà, il quale, a poco a poco, si allontana
sempre più da lei e dalla famiglia, e incomprensione verso la madre,
donna divorata da una forte depressione che la porterà alla pazzia),
allo stupro subito da un dipendente dell'azienda e al loro matrimonio
riparatore, alla grande infelicità, alla nascita del figlio e
all'impegno sociale come riscatto.
La
narratrice scandaglia con estrema lucidità i sentimenti che si
agitano in lei, soprattutto il grande bisogno d'amore che non ha
ricevuto dal padre e che il marito, in quanto uomo volgare, non
riesce a darle. L'incapacità di comprendere la madre svanirà con il
suo diventare moglie: come lei, cercherà di togliersi la vita per
sfuggire al dolore di un'esistenza totalmente priva di affetto. Solo
il figlio riuscirà a darle una speranza, ma, ben presto, si renderà
conto che il piccolo è soprattutto un vincolo che la tiene legata al
marito che non sopporta più. La protagonista/Sibilla, allora,
prenderà una decisione finale che, all'epoca, fece molto scalpore.
La
totale dedizione, sottomissione e accettazione della propria
situazione non sono, come si credeva, prove di coraggio da parte
delle donne, ma vincoli imposti dalla tradizione patriarcale fino
allora predominante. Sibilla è stata davvero una “Donna”, in
quanto si è liberata dalla “schiavitù” dei legami familiari.
L'essere amati è una componente fondamentale per ogni essere umano,
uomo o donna che sia, ed è quindi giusto perseguirla.
Probabilmente
neppure io sarei riuscita a prendere una decisione come quella della
protagonista del romanzo (e di conseguenza di Sibilla), nel senso che
avrei cercato di tenere con me mio figlio, ma erano altri tempi e di
certo non esistevano leggi adatte per il divorzio e per l'affidamento
della prole.
La
vita di Sibilla Aleramo è stata piena di dolori e amori
appassionati, esperienze che la hanno portata ad essere una delle
principali scrittrici italiane di sempre. Una donna è
davvero un'appassionata autobiografia in forma di romanzo.
“Una buona madre non deve
essere, come la mia, una semplice creatura di sacrificio: deve essere
una donna, una persona umana”.
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