L'ultimo giorno di un
condannato a morte di Victor
Hugo è un breve scritto del 1829.
Un
giovane è condannato alla pena di morte e scrive le proprie memorie,
prima dalla Bicetre (ospizio per vecchi e folli) , poi dalla
Conciergerie (prigione nell'omonimo palazzo di giustizia, dove
venivano portati i condannati prima di essere mandati al patibolo) e
infine dalla Place de Grève (il luogo dove avvenivano le pubbliche
esecuzioni). Il breve romanzo è un viaggio all'interno della mente
del giovane narratore, uomo del quale non si sa nulla, tranne che ha
una madre, una moglie e una figlia. I ricordi dei suoi cari lo
tormentano e il breve incontro con la figlia, che ormai lo ha
dimenticato, lo distrugge completamente. Nemmeno il prete può dargli
aiuto, in quanto le sue parole sembrano una parte teatrale mandata a
memoria.
Le
descrizioni dei luoghi di reclusione mettono spesso in risalto cose
belle che non appartengono a loro, come ad esempio il sole, simbolo
della libertà e della vita.
Il
narratore passa attraverso varie fasi: dal preferire la morte ai
lavori forzati, dalla voglia di evadere, dal malessere di lasciare i
suoi cari e al conseguente disonore che ricadrà sulla figlia, fino a
giungere alla disperata voglia di vivere ad ogni costo.
Tutti
i pensieri del condannato portano a ciò che Hugo tratta nella
prefazione dell'opera: l'autore francese, infatti, attraverso questo
racconto, mette in luce tutta l'ingiustizia che la condanna a morte
comporta. Essa è una pratica disumana, che uccide persone che spesso
sono diventate ladre e assassine per necessità e/o per non aver
ricevuto un'educazione, abbandonate fin dall'infanzia a se stesse.
Questi uomini hanno dei legami, la cui morte genererà altre persone
sole e sbandate che probabilmente prenderanno la stessa strada del
ghigliottinato per riuscire a sopravvivere. Riprendendo Dei
delitti e delle pene di
Beccaria, Hugo ribadisce che la società non deve “'punire per
vendicarsi'; deve correggere per migliorare”.
L'ultimo giorno di un
condannato a morte è un breve
capolavoro che serve ancora oggi a far riflettere sulle ingiustizie e
pratiche disumane che tuttora popolano il mondo, mettendosi nei panni
di chi le subisce.
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