Ed eccoci arrivati a parlare di
uno dei più importanti scrittori italiani: Niccolò Machiavelli. Di
seguito troverete delle brevi “pillole” su cinque delle sue opere maggiori. L'edizione che ho (comprata molti anni fa con un
quotidiano, quindi non so se si possa ancora recuperare da
qualche parte; in ogni caso le opere si trovano tutte anche
separatamente) contiene Il Principe,
Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio,
una parte de L'arte della guerra,
La mandragola,
Belfagor arcidiavolo e
una raccolta di Lettere.
Il Principe (1513)
è una delle opere fondamentali della letteratura e del pensiero
italiani, un'opera che è stata studiata e presa come esempio da
moltissimi intellettuali. Questo è uno scritto d'occasione, redatto
dal Machiavelli per “accattivarsi” i Medici, in modo che lo
prendessero al loro servizio e gli ridassero i ruoli da lui occupati
durante la Repubblica; la dedica è infatti rivolta a Lorenzo de
Medici, nipote del Magnifico, duca d'Urbino. Questo trattato è
un'analisi attenta e lucida di come un principe deve mantenere uno
stato. Spesso, le tesi riportate, sembrano assolutamente prive di
morale, ma a Machiavelli questo non importa: ciò che all'autore
interessa è la verità effettuale, cioè un'analisi dettagliata
della natura degli uomini e degli stati che non lascia spazio a
nessun tipo di utopie o di immagini “mitigate” di come potrebbero
andare le cose. Importantissimo è il connubio tra virtù e fortuna.
La virtù è l'insieme delle capacità che un principe ha di saper
cogliere l'occasione per imporre la realizzazione del suo progetto,
contrastando così la fortuna che può essergli avversa, ma che non
deve essere da lui subita passivamente (il problema del libero
arbitrio non viene totalmente risolto con questa spiegazione dal
Machiavelli). Dopo l'analisi dei tipi di principati e di come si
mantengono, si passa all'analisi delle diverse milizie, per poi
arrivare alle caratteristiche che un buon principe deve avere per
mantenere il suo stato.
I
Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio
(1519) nascono dopo la delusione del mancato accoglimento delle
proposte contenute ne Il Principe
da parte dei Medici. Machiavelli comincia così a frequentare un
gruppo di giovani intellettuali di tendenze repubblicane, il cui
ritrovo sono gli Orti Oricellari. L'opera è dedicata a Zanobi
Buondelmonti e a Cosimo Rucellai, entrambi discendenti di importanti
famiglie e uomini amanti della cultura e della patria, frequentatori,
appunto, degli Orti. In quest'opera Machiavelli prende la storia
romana come modello di riflessione da cui trarre le soluzioni per
risolvere la crisi politica fiorentina della sua epoca. Infatti,
secondo lui, nella storia si attua una specie di ciclicità: uno
stato nasce, cresce e decade, ritornando così al punto di partenza.
Perché uno stato non incorra in questo circolo vizioso, deve saper
rinnovare il momento più costruttivo del suo ciclo, proprio come
hanno saputo fare per lungo tempo i Romani. La religione è uno
strumento importante perché serve a mantenere sottomessi ed
ubbidienti i cittadini. L'odierna Chiesa romana è dannosa, in quanto
ha mantenuto l'Italia divisa e ha dato un pessimo esempio ai fedeli
attraverso la sua condotta decisamente poco morale; la religione
pagana, invece, attraverso i suoi riti, contribuiva all'unità della
repubblica romana e per questo era positiva. Anche qui traspare il
pessimismo di Machiavelli: le leggi sono necessarie perché gli
uomini sono malvagi per natura. Le buone leggi nascono dagli scontri
sociali, i quali sono utili al popolo per formarsi e per rivendicare
i propri diritti.
L'arte della guerra
(1519-1520) è un trattato strutturato come un dialogo tra Cosimo
Rucellai, un amico del Machiavelli, altri giovani intellettuali e
Fabrizio Colonna, uno dei più famosi condottieri italiani
dell'epoca. Fabrizio parla, come dice il titolo, della guerra,
prendendo come esempio i Romani dell'età repubblicana; molte tesi da
lui esposte sono già state trattate dal Machiavelli nelle opere
precedenti.
La mandragola e
Belfagor arcidiavolo,
sono due opere estremamente divertenti e ben costruite. La prima è
una commedia che prende il titolo da un'erba che nel medioevo veniva
considerata miracolosa e che presenta, nella forma della sua radice,
un'immagine schematica di un piccolo corpo umano. Callimaco desidera
far sua Lucrezia, moglie del “sempliciotto” messer Nicia;
nell'impresa si farà aiutare dal suo fedele servo, dal furbo Ligurio
e dall'immorale frate Timoteo. Nonostante la storia sia semplice
nella sua struttura, l'effetto comico è assicurato e si può
metterla tra le più importanti commedie del '500 per l'acuta analisi
della società in cui viveva il Machiavelli. Belfagor,
invece, è una novella satirica sul matrimonio e sulle mogli.
Belfagor (nella Bibbia viene descritto come un dio dei Moabiti e dei
Madianiti, venerato soprattutto dalle donne) viene mandato da Plutone
sulla terra per capire come mai tutti gli uomini che finivano
all'Inferno si lamentavano così tanto delle loro mogli. Il demone,
acquisite sembianze umane, trova moglie e da lì cominciano tutte le
sue peripezie, le quali sono incredibilmente spassose!
Che
dire, il Machiavelli era un genio!
Nessun commento:
Posta un commento