La stanza rossa (Scene
di vita di artisti e di letterati)
è un romanzo del 1879 di Johan August Strindberg.
La
“stanza rossa” è una sala interna del famoso Caffè Berus di
Stoccolma, ritrovo di affamati e falliti bohèmiens, come Ygberg,
Olle, Lundell, Struve e Falk, il “vero” protagonista dell'opera.
Questi uomini sono pittori, poeti, giornalisti, sempre in cerca di
scroccare da mangiare o una bottiglia di birra o acquavite. Le
vicende di tutti i personaggi sopra elencati si incrociano le une con
le altre, dando così vita ad un'autobiografia, narrata da persone diverse,
dell'autore stesso, il quale appare inquieto, misogino, afflitto da
un profondo senso di inferiorità. Ogni frequentatore della “stanza
rossa” seguirà poi la propria strada, andando incontro ai destini
più disparati, finale che descrive appieno il pessimismo costante di
Strindberg. Attraverso le vicende di Arvid Falk, il giovane
protagonista che, dopo aver lasciato un lavoro d'ufficio, tenta la
carriera di poeta (fallendo), Strindberg coglie l'occasione per
dipingere un quadro satirico-grottesco della società svedese. Questo
romanzo sembra così ricreare una sorta di Circolo Pickwick in
versione nordica.
Strindberg
è stato un autore fondamentale, non solamente nei Paesi scandinavi,
ma soprattutto in Germania, perché ispirò le
avanguardie nate durante il primo conflitto mondiale. Nonostante lo
si possa definire uno scrittore naturalista per lo stile e i temi
trattati, alcuni critici lo hanno designato come il “padre
dell'Espressionismo tedesco”.
La stanza rossa è
un romanzo cupo, crudo e pessimista, ma leggerlo aiuta a capire non
soltanto il tempo in cui è stato scritto, ma anche quello odierno,
dove i “finti intellettuali” non si contano e dove l'ipocrisia,
l'invidia e tutti gli altri sentimenti negativi dominano sovrani.
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