martedì 22 ottobre 2013

La stanza rossa

La stanza rossa (Scene di vita di artisti e di letterati) è un romanzo del 1879 di Johan August Strindberg.

La “stanza rossa” è una sala interna del famoso Caffè Berus di Stoccolma, ritrovo di affamati e falliti bohèmiens, come Ygberg, Olle, Lundell, Struve e Falk, il “vero” protagonista dell'opera. Questi uomini sono pittori, poeti, giornalisti, sempre in cerca di scroccare da mangiare o una bottiglia di birra o acquavite. Le vicende di tutti i personaggi sopra elencati si incrociano le une con le altre, dando così vita ad un'autobiografia, narrata da persone diverse, dell'autore stesso, il quale appare inquieto, misogino, afflitto da un profondo senso di inferiorità. Ogni frequentatore della “stanza rossa” seguirà poi la propria strada, andando incontro ai destini più disparati, finale che descrive appieno il pessimismo costante di Strindberg. Attraverso le vicende di Arvid Falk, il giovane protagonista che, dopo aver lasciato un lavoro d'ufficio, tenta la carriera di poeta (fallendo), Strindberg coglie l'occasione per dipingere un quadro satirico-grottesco della società svedese. Questo romanzo sembra così ricreare una sorta di Circolo Pickwick in versione nordica.

Strindberg è stato un autore fondamentale, non solamente nei Paesi scandinavi, ma soprattutto in Germania, perché ispirò le avanguardie nate durante il primo conflitto mondiale. Nonostante lo si possa definire uno scrittore naturalista per lo stile e i temi trattati, alcuni critici lo hanno designato come il “padre dell'Espressionismo tedesco”.

La stanza rossa è un romanzo cupo, crudo e pessimista, ma leggerlo aiuta a capire non soltanto il tempo in cui è stato scritto, ma anche quello odierno, dove i “finti intellettuali” non si contano e dove l'ipocrisia, l'invidia e tutti gli altri sentimenti negativi dominano sovrani.

Nessun commento:

Posta un commento