Qualche tempo fa mi ero già
occupata del pensiero di Abelardo, ma, quest'oggi, vorrei parlarvi
del suo epistolario e di quello di Eloisa, la donna che gli è stata
a fianco (anche se non sempre fisicamente) per tutta la vita.
La prima lettera, inviata ad un
amico, viene denominata Storia delle mie disgrazie e
Abelardo racconta tutta la sua vita, dalla sua ascesa alla sua
terribile caduta. Il nostro sa bene di avere un'intelligenza e una
retorica eccezionali, tanto da fargli sottolineare di aver più volte
peccato di superbia. Dopo la sua infanzia in Bretagna, Abelardo
comincia a girare per la Francia per seguire gli insegnamenti dei più
grandi dotti del tempo, maestri con i quali dà di continuo inizio a
delle polemiche che lo portano a farsi odiare, ma che aumentano la
sua fama a dismisura in tutta Europa. Dopo i suoi successi e l'inizio
del suo insegnamento, Abelardo, per calcolo, decide di conquistare la
bella e dottissima Eloisa e, per farlo, prende alloggio in casa dello
zio di lei. Ben presto tra i due comincia un'intensa passione,
soprattutto fisica, e gli effetti di questa relazione sono notati da
tutti, soprattutto per la svogliatezza che Abelardo mostra
nell'insegnamento, dopo aver finalmente ottenuto la cattedra di
Parigi che tanto desiderava. Fulberto, lo zio di Eloisa, è l'ultimo
a rendersi conto di ciò che avviene sotto il suo tetto, ma la
gravidanza della cara nipote gli apre gli occhi: Abelardo, allora,
porta via con sé la sua donna (tra l'altro poco più che sedicenne
mentre lui è sulla quarantina) per calmare le acque. L'illustre
filosofo e teologo decide di sposare Eloisa, ma a patto che non si
sappia, in modo da non nuocergli nella carriera; Eloisa si oppone in
tutti i modi a questa unione perché non vuole essere d'intralcio al
suo amato, ma ormai la cosa è decisa e avviene. Fulberto, però, non
è contento della situazione e si serve di un servo corrotto per
evirare Abelardo, fatto che provoca enorme scalpore e segna l'entrata
in convento dei due innamorati. Come se non bastasse, Abelardo viene
accusato di eresia e, durante il concilio di Soissons, è costretto a
bruciare la sua opera più cara, il De unitate et trinitate
Dei. Successivamente fonda il
proprio monastero, il Paracleto, che donerà ad Eloisa e alle sue
monache, mentre le tribolazioni in ambito dottrinale lo tormenteranno
fino alla morte.
Le
lettere successive sono il carteggio tra Eloisa e Abelardo e qui
compare tutta la grandezza della donna. Ella è totalmente
consapevole di aver abbracciato la religione solo per volere di
Abelardo e che di Dio, in fondo, non gliene importa nulla (siamo
nella prima metà del 1100!!!) ed infatti si esprime così: “Sta'
pur sicuro che da Dio non mi aspetto alcuna ricompensa, perché so
che per amore di lui finora non ho fatto assolutamente nulla”
(lettera II). Il desiderio di Abelardo brucia ancora Eloisa di una
passione che non riesce a placare e mi sento in dovere di riportare
questo lungo passo che vale più di mille spiegazioni: “Per
me, in verità, i piaceri dell'amore che insieme abbiamo conosciuto
sono stati tanto dolci che non posso né odiarli né dimenticarli.
Dovunque vada, li ho sempre davanti agli occhi e il desiderio che
suscitano non mi lascia mai. […]. Persino durante la santa Messa,
quando la preghiera dovrebbe essere più pura, i turpi fantasmi di
quelle gioie si impadroniscono della mia anima e io non posso far
altro che abbandonarmi ad essi e non riesco nemmeno a pregare. Invece
di piangere pentita per quello che ho fatto, sospiro, rimpiangendo
quel che ho perduto. [...]”
(lettera IV). E ancora: “La gente loda la mia castità,
ma non sa che in realtà io sono un'ipocrita. Mi considerano virtuosa
perché conservo pura la carne, ma la virtù è una cosa che riguarda
l'anima, non il corpo”
(lettera IV). Abelardo, invece, cerca di smorzare questo desiderio e
di portare Eloisa ad amare Cristo, sposo più degno di lui. Egli ha
ormai intrapreso in tutto e per tutto la strada della fede,
nonostante continui ad allacciarsi alla filosofia quando tratta di
teologia.
La
storia di Abelardo ed Eloisa è fatta di sapere, amore e disgrazie e
proprio per questo è grande e pura, tant'è che nella morte,
finalmente, si sono riuniti. L'epistolario viene considerato da molti
studiosi un falso, a causa di determinate incongruenze e di silenzi
su questioni importanti. Ad ogni modo queste sono pagine altissime e
consiglio davvero a tutti di assaporarle e di rifletterci sopra.
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