Mi è capitata tra le mani una
breve antologia di testi di Abelardo, importante pensatore medievale,
conosciuto soprattutto per la sua tragica storia d'amore con Eloisa,
rapporto famoso quanto quello di Tristano e Isotta o Giulietta e
Romeo, solo che vero e con conseguenze devastanti.
I libri da cui sono presi i brani
esposti sono tratti dalla Theologia Scholarium,
dalla Theologia Summi Boni
e dal Dialogus inter Philosophum, Judaeum et Christianum.
Farò una breve sintesi, anche se vi invito a leggere le opere
intere. So che il medioevo non è proprio il periodo più simpatico
della filosofia, ma Abelardo ha sempre dimostrato una grande libertà
di pensiero e la sua esposizione è piuttosto fluida.
Per
Abelardo tre sono le cose con le quali si giunge alla salvezza: la
fede, la speranza e la carità. La fede è il fondamento di tutti i
beni; essa è un dono ed è la prova dell'esistenza di ciò che non
vediamo. La speranza è l'attesa di qualcosa che è bene per noi
conseguire, mentre la carità è il vero amore, quello che consiste
nella volontà buona verso l'altro considerato in se stesso.
Già
i filosofi pagani avevano parlato della Trinità, soprattutto i
neoplatonici con l'importanza data al Nous (intelletto). L''Uno di
Plotino diventa quindi Dio e da lui nasce il Nous, cioè la Sapienza
di Dio, identificata con il Figlio; da esso, infine, nasce lo Spirito
Santo, cioè l'anima mundi, che, degenerando, dà vita ai corpi
materiali (concezione di Macrobio, autore al quale Abelardo si rifà
spesso). Quindi lo Spirito Santo è anima, cioè vita, delle nostre
anime; l'anima, facendo uso della ragione, ottiene la sua somiglianza
con la sapienza divina. Dio è venuto incontro alla nostra ignoranza
quando si è dato a noi nell'incarnazione del Figlio (che,
ricordiamo, è la ragione).
Padre,
Figlio e Spirito sono il Sommo Bene che si manifesta nella
rivelazione: essi sono una sostanza unica ma hanno proprietà
diverse. Spieghiamo meglio: ad esempio io, mia madre e mia sorella
abbiamo nomi diversi e questo rappresenta la nostra proprietà, ma,
allo stesso tempo, siamo tutte e tre donne, quindi nella sostanza
siamo uguali; lo stesso discorso vale per la Trinità e, con questo
argomento basato sul linguaggio, Abelardo tenta di porre termine
all'interminabile disputa se la Trinità sia composta da sostanze
distinte o se sia una. Dio indica la potenza di colui che può fare
tutto ciò che vuole, il Figlio o Verbo è la sapienza con la quale
può discernere tutte le cose e lo Spirito Santo è la carità, cioè
l'amore con cui Dio vuole che tutte le cose siano costituite e
disposte al meglio, in modo che ogni cosa possa svilupparsi nel
miglior modo possibile.
Per
parlare di Dio bisogna usare delle similitudini, perché il nostro
linguaggio è limitato: Abelardo parla quindi del sigillo di bronzo.
Il bronzo rappresenta Dio, il sigillo con il quale si può imprimere
il segno è il Figlio, il sigillo nell'atto del sigillare è lo
Spirito e, quando il sigillo imprime la sua forma, si ha l'atto della
creazione.
Nella
Pentecoste si compiono i doni della carità e della dottrina concesse
da Dio agli uomini: solo esse hanno reso perfetti i discepoli. Grazie
allo Spirito, Dio ci offre la grazia e infonde in noi la carità che
è la madre di tutte le virtù, a cominciare da quelle cardinali
(giustizia, prudenza, fortezza, temperanza); quindi, ciò che
crediamo sia nostro merito in realtà è dono di Dio.
Per
Abelardo non c'è opposizione tra fede e ragione perché i veri
cristiani sono i veri filosofi, in quanto la loro ragione è in grado
di cogliere la verità.
Dio,
amandoci e rivelandosi gradualmente come nostro bene, ci spinge a
riamarlo ed è questa la profonda dinamica della carità.
Come
potete bene immaginare, Abelardo non ha vissuto una vita tranquilla a
causa delle sue teorie. I teologi medievali, passatemi il termine,
erano dei gran rompi coglioni e un minimo di libertà di pensiero che
si discostasse dalla “vera dottrina” veniva subito malvista. Per
fortuna gli intellettuali non si sono fatti scoraggiare da questo
atteggiamento repressivo e molti autori hanno dato contributi
profondi alla teologia e alla filosofia. Può sembrare una cosa
noiosa approfondire queste cose, ma, che lo vogliamo o no, la nostra
storia e il nostro pensiero derivano anche da tutto questo.
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