Se pensate che la sorte, Dio o chi
altri ce l'abbia con voi, vi posso assicurare che dopo aver letto
questo romanzo vi sentirete le persone più fortunate del mondo!
Jeanne, figlia unica di un barone
e della sua malata consorte, esce dal collegio a diciassette anni e
viene portata nella residenza dei “Pioppi”, in Normandia. Qui la
giovane sogna il grande amore, incoraggiata dalla sua ingenuità e
dal paesaggio ameno. Il curato, neanche a farlo apposta, le presenta
un vicino, il bel Julien de Lamare; dopo tre mesi di fidanzamento, i
due si sposano. Il loro viaggio di nozze in Corsica è colmo di
passione ma, al loro ritorno, Jeanne scopre che il marito è
irascibile e attaccato morbosamente al denaro. Una sera, la sua
domestica e sorella di latte, Rosalie, si accascia al suolo
partorendo un bambino, cosa che getta la casa in un certo trambusto.
La vita comunque va avanti fino a quando Jeanne non scopre il marito
e Rosalie nello stesso letto, rendendole (finalmente!) palese a chi
sia da attribuire la paternità del neonato. Jeanne è sconvolta,
cade malata e le viene detto che anche lei è incinta. Alla nascita
di Paul, la neo mamma riversa tutto il suo affetto su di lui, in modo
a dir poco morboso. Intanto il marito si trova un'altra amante, ma
Jeane non se ne cura intenta com'è nell'allevare il suo piccino. Il
nuovo tradimento di Julien, però, avrà un triste epilogo. Paul
intanto cresce, va in collegio e si fa attrarre dalla vita dissoluta,
fino ad unirsi con una prostituta...
Una vita è
un romanzo eccezionale, veritiero e diretto, acuto nell'analizzare e
nel mettere in risalto tutti i vizi che, anche se non lo vogliamo, ci
appartengono. Il pessimismo di Maupassant verso il genere umano è
lampante ed è questo che lo porta alla profonda indagine morale che
pervade queste pagine. L'unica nota negativa è l'immagine della
protagonista così patetica e debole: capisco l'ingenuità e le
sofferenze, ma un minimo di reazione avrebbe pur potuto dimostrarla!
So che chiudo spesso queste recensioni con le mie note di disappunto,
ma è più forte di me, non riesco a sopportare i caratteri privi di
qualsiasi dignità. La letteratura è piena di persone deboli e
sofferenti, ma molte riescono comunque a farsi valere, anche
mantenendo un atteggiamento di sottomissione alle loro passioni o
verso gli altri. Questa Jeanne, però, è completamente cieca a
qualsiasi chiaro segnale da parte del marito (e poi del figlio): dopo
la prima esperienza negativa, credo che sia normale “svegliarsi”.
Lasciando da parte i miei sfoghi, leggete Una vita,
mi raccomando!
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