La peste
è sicuramente il romanzo più conosciuto di Albert Camus. La storia
si svolge ad Orano, una brutta città francese della costa algerina.
Siamo nel 194... e, all'improvviso, i ratti cominciano a morire in
numero elevatissimo; il morbo degli animali, inizia ben presto a
manifestarsi anche negli uomini. Il dottor Bernard Rieux, insieme al
collega Castel, si rende conto che si tratta di peste. Cominciano
così ad essere prese delle misure per salvaguardare l'espandersi del
contagio e su come isolare i malati. La città viene così isolata e,
con la collaborazione di Rieux, vengono organizzate delle formazioni
sanitarie a cura di Jean Tarrou, un uomo ossessionato dal problema se
si può essere santi senza Dio. Al dottore e a Tarrou si affiancano
altre persone: Joseph Grand, un modesto impiegato del comune sempre
pronto a lavorare e scrittore di una “grande opera”; Raymond
Rambert, un giornalista francese travolto dalla voglia di evadere
dalla “città prigione” per potersi ricongiungere alla sua donna;
padre Paneloux che, da bravo religioso, afferma che la peste è un
castigo di Dio mandato agli uomini a causa dei loro peccati.
Il
romanzo racconta in maniera realistica tutte le precauzioni prese
contro l'epidemia, il modo di isolare i malati e il come evitare di
contrarre il contagio da parte dei sani, il sistema di numerare e di
seppellire i morti ecc. Accanto a questo quadro si affianca quello
dei vari personaggi sopra menzionati, fatto dei loro pensieri, delle
loro paure e delle loro azioni in una città totalmente sconvolta.
La
peste narrata da Camus è una metafora che sta ad indicare
l'oppressione, il male, i regimi politici, come il nazismo, che
distruggono l'uomo. La cosa che mi lascia perplessa, però, è la sua
descrizione del modo di reagire degli abitanti di Orano. Camus
descrive delle persone che rifiutano di accettare passivamente la
catastrofe che le ha colpite, ma questo non mi convince. In una città
isolata non credo che possano esserci soprattutto solidarietà,
pazienza, speranza; secondo me è più probabile che ci siano
saccheggi (nel romanzo si parla di sfuggita di alcuni furti), paura
verso chiunque, in quanto tutti sono o possono essere potenziali
portatori della malattia, pazzia, in una parola caos.
Ad
ogni modo, La peste è
un romanzo crudo, claustrofobico, schietto e, in una parola, un
capolavoro!
Nessun commento:
Posta un commento