Il contratto sociale è
uno dei testi più conosciuti e importanti di Jean-Jacques Rousseau.
Scopo dell'opera è quello di spiegare la nascita della società.
A
partire dallo stato di natura, gli uomini si uniscono tramite un
contratto: perché nasca la nuova società, ogni individuo deve
alienarsi totalmente: solo così si arriva all'uguaglianza, in quanto
non esistono più divari tra i componenti del corpo sociale così
costituitosi. Il sovrano è popolo ed è a lui, quindi, che spetta il
potere legislativo; le leggi sono così espressione della volontà
generale, la quale è inalienabile, infallibile e incorruttibile. Il
potere esecutivo, invece, è esercitato dal governo, cioè
quell'organo intermedio tra il sovrano (l'insieme degli uomini che
hanno stipulato il contratto e poi le leggi) e i sudditi (gli stessi
uomini che devono però anche sottostare alle leggi che si sono
dati). Il popolo, però, a volte non riesce a darsi una buona
legislazione ed è qui che interviene il legislatore, colui che
costruisce la macchina politica per esso. Inoltre, possono esserci
tre “organi” che possono servire da coesione per la macchina
politica: il tribunato (che controlla i rapporti tra sovrano e
governo), la dittatura (che entra in azione quando lo Stato è in
pericolo) e la censura (che si rifà all'opinione pubblica).
Le
teorie qui esposte possono valere solo per uno stato molto piccolo,
visto che tutto il popolo deve decidere. Nelle scelte vince la
maggioranza e la migliore forma di governo, per Rousseau, è
l'aristocrazia.
A
mio avviso, Rousseau non riesce a dare una risposta soddisfacente al
problema di costruire una società giusta in cui prevale la giustizia
e non l'interesse personale. Secondo me l'uomo non agisce mai con in
mente solo il bene comune e credo che anche lui si sia accorto della
difficoltà di questo problema.
Il contratto sociale
è un caposaldo della filosofia, un'opera che tanto peso ha avuto
durante la Rivoluzione francese e per questo merita un posto in ogni
libreria personale!
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