venerdì 30 agosto 2013

Storia di una capinera

Storia di una capinera è un romanzo in forma epistolare del 1869 di Giovanni Verga.

Maria esce dal convento in cui viene educata per trascorrere un'estate con il padre e la matrigna. Durante questa "vacanza", la giovane protagonista commette un peccato che segna l'inizio dei suoi turbamenti e che la porterà alla tragica conclusione della sua storia: essa è colpevole di aver ballato col bel Nino durante una festa e di aver desiderato di abbracciarlo. Nino, però, sposa la sorellastra di lei, la capricciosa Giuditta. Maria è innamorata del giovane e non riesce a darsi pace, nonostante continui a dirsi che è peccato e che lei è fatta per il chiostro.

La storia, all'apparenza semplice, è quella di una ragazza che tenta di reprimere i suoi istinti naturali: ella mente a se stessa coprendo i suoi pensieri e gesti con un apparente senso di innocenza come, ad esempio, quando confida di voler abbracciare Nino "fraternamente". In realtà, la sua è una vera e propria nevrosi, che si manifesta in diversi episodi in cui traspaiono le sue fantasie sadiche (ad esempio, mentre pettina i capelli della sorella, desidera di vederglieli recisi come i suoi). Maria confida tutti i suoi dolori nelle lettere che invia all'amica Marianna; quest'ultima è un personaggio importante perchè rappresenta il suo "doppio": Maria vede in lei una se stessa appagata, felice, gratificata. Grazie a Marianna, Maria può sognare.

Con questo romanzo, Verga si rifà alla cultura tardoromantica (basti pensare al lato patetico e sentimentale della vicenda), ma unisce anche dei tratti più innovativi, come nello svolgimento del dramma della monacazione coatta a cui Maria non riesce a sfuggire.

Nonostante non rientri nei romanzi della maturità artistica del Verga, Storia di una capinera è un'opera che deve essere letta per capire come l'autore sia arrivato al grande "ciclo dei vinti".

venerdì 23 agosto 2013

Demetrio Pianelli

Demetrio Pianelli è un romanzo del 1890 dell'autore milanese Emilio De Marchi, uscito su "L'Italia" nel settembre del 1888, con il titolo La bella pigotta (La bella bambola).

Cesarino Pianelli, soprannominato Lord Cosmetico per la cura che mette nell'apparire, è un impiegato delle Poste di Milano e fondatore del Circolo Monsù Travet (Circolo degli impiegati, dalla commedia di Vittorio Bersezio Le miserie d'Monssù Travet, 1863). Egli è sposato con la più bella donna della città, Beatrice Chiesa di Melegnano, e ha tre figli, la più grande dei quali è Arabella; per far vivere la sua famiglia nel lusso spende oltre le proprie possibilità. Durante il Carnevale, Cesarino sta organizzando una festa per il suo Circolo, ma, sfortunatamente, perde tutti i soldi suoi e dei soci al gioco; non sapendo come fare per pagarla, preleva del denaro dalle Poste, approfittando della mancanza del collega Martini. L'imbroglio viene scoperto e, per non essere accusato e oppresso dal pensiero della conseguente infamia, decide di suicidarsi la sera stessa della festa. E qui compare il fratello Demetrio, colui sul quale ricadono tutti i debiti e la cura della famiglia del defunto. Demetrio è l'opposto di Cesarino: egli è un campagnolo, una persona semplice, un grande lavoratore che conduce una vita modesta, spendendo con parsimonia i pochi denari guadagnati con fatica. Beatrice, viziata per tanti anni dal marito, non riesce a capire il cognato e, d'altra parte, Demetrio non riesce a comprendere quella donna che trova stupida e vuota. Le cose però cambieranno e le vite di tutti i personaggi del romanzo non saranno più quelle di prima.

Demetrio Pianelli è un'opera che risente degli influssi del Manzoni, del Verismo e della Scapigliatura, ma, nonostante questo, è originale e ben scritta. L'unica pecca, secondo me, è la poco accurata indagine psicologica dei personaggi, ma forse non era nemmeno nelle intenzioni del suo autore. De Marchi, inoltre, ha pubblicato due seguiti del Demetrio, Arabella (1892) e Giacomo l'idealista (1897), con lo scopo di creare un ciclo basato sul paesaggio (bellissime le descrizioni di Milano, della campagna lombarda e anche dei luoghi chiusi) e sui piccoli quadri di vita quotidiana.

Con Demetrio Pianelli ho conosciuto un nuovo autore che merita di essere letto e spero che la mia pillola, se non lo conoscete di già, vi porti a scoprirlo.

martedì 20 agosto 2013

Alice nel paese delle meraviglie / Attraverso lo specchio

Alice nel paese delle meraviglie e Attraverso lo specchio e quello che Alice vi trovò sono due opere, collegate tra loro, dell'autore inglese Lewis Carroll (pseudonimo di Charles Lutwidge Dodgson). Alice fu scritto nel 1862 e poi pubblicato dall'editore londinese Macmillan nel 1863, con le illustrazioni di John Tenniel, uno dei più quotati disegnatori del tempo (che illustrerà anche Attraverrso lo specchio nel 1871). Il primo titolo dell'opera era Alice's Adventures Under Ground, poi cambiato nel titolo che la ha resa famosa.

Una premessa è necessaria. Carroll era un insegnante di matematica al Christ Church College di Oxford (uno dei più prestigiosi colleges inglesi). Egli, a detta dei suoi studenti, era un uomo noioso, pedante e balbuziente: ai ragazzi non piaceva e a lui non piacevano i ragazzi. Nonostante questo era un matematico notevole (importanti sono i suoi trattati sulla materia), un ingegnoso inventore e un grandissimo esperto di fotografia. Le uniche persone con cui sapeva essere divertente e con le quali non balbettava erano le bambine; Carroll, infatti, le invitava a casa, le fotografava, giocava e conversava con loro. Alice è nato proprio per delle bambine sue amiche: le tre sorelline Liddel, Lorina, Alice e Edith, figlie del decano del Christ Church. Il 4 luglio, durante una gita in barca sul fiume Isis, Carroll inventò la storia di questa ragazzina, Alice, chiamandola così in onore della secondogenita dei Liddel, che quel giorno compiva dieci anni. Le bambine rimasero incantate dal racconto e pregarono il loro accompagnatore di scriverlo; Carroll esaudì il loro desiderio e aggiunse, inizialmente, dei disegni fatti di suo pugno. Dopo la vera e propria pubblicazione, regalò la prima copia dell'opera ad Alice Liddel e la seconda alla principessina Beatrice, la secondogenita della regina Vittoria.

Alice e Attraverso lo specchio sono racconti in cui predominano il nonsense e i giochi di parole, dati soprattutto dalla storpiatura di diverse poesie infantili. Essi, inoltre, rompono con la tradizione dei racconti "classici" per la fanciullezza: questi dovevano insegnare le virtù, mentre le opere di Carroll ne fanno una parodia. L'unica morale di Alice è quella del divertimento, del piacere: la giovane protagonista diventa così il simbolo dell'infanzia libera. Moltissime sono le spiegazioni che diversi studiosi hanno cercato di dare a queste opere e agli strani personaggi che le popolano; una di queste è che esse simboleggino il passaggio doloroso dall'età infantile a quella adulta.

Alice nel paese delle meraviglie e Attraverso lo specchio non sono solo opere per l'infanzia e infatti andrebbero rilette anche da grandi. Per Virginia Woolf Alice è un libro che aiuta gli adulti a diventare bambini. Come darle torto?  

lunedì 12 agosto 2013

Il suono della montagna

Nuova "pillola" riguardante il Giappone. Il romanzo di oggi è Il suono della montagna (1949) di Yasunari Kawabata. Questo autore è uno degli scrittori più importanti del Sol Levante, primo giapponese a ricevere il Premio Nobel per la Letteratura nel 1968 e grande ammiratore e amico di Yukio Mishima. La sua produzione è molto ampia e, insieme con altri autori, ha dato vita al movimento d'avanguardia Shinkankakuha ("Movimento Neopercettivista"), il cui scopo era quello di cogliere la realtà attraverso l'immediatezza delle sensazioni.

Il romanzo si concentra sulla storia di una famiglia e in particolar modo sul suo componente più anziano, Shingo. Egli è un uomo sensibile, assorto nei suoi sogni (i quali hanno un ruolo centrale per la sua vita) e nel passato. Shingo non ama la moglie Yasuko (era innamorato infatti della sorella di lei, morta molti anni prima); il figlio Shuichi ha problemi di alcol, mantiene un'amante e non dimostra affetto verso la consorte Kikuko; la figlia Fusako si rifugia nella sua casa con le sue due figlie perchè vuole divorziare dal marito spacciatore. In questo clima di decadenza familiare, Shingo si lega sempre di più alla nuora Kikuko, donna fragile ma molto intelligente. In tutto il romanzo un ruolo predominante lo ha la natura e in particolare il suono della montagna che dà il titolo al libro: "Somigliava al suono del vento lontano, ma aveva una forza profonda come se si trattasse dei rimbombi della terra. Pareva quasi che qualcosa risuonasse nel suo capo. Per un attimo Shingo pensò che era il suo orecchio che ronzava e, per accertarsene, scosse la testa. Il suono cessò. Dopo che il suono era cessato, per la prima volta Shingo ebbe paura. Rabbrividì pensando che forse era il preannuncio della morte".

Il suono della montagna è scritto in modo asciutto, "giornalistico". Gli stati d'animo dei protagonisti si intuiscono dai loro gesti, dalle loro parole e da come percepiscono la natura che li circonda: mai, però, ci sono emozioni forti o improvvise (dai romanzi che ho letto sembra proprio una caratteristica specifica del popolo giapponese, ma le mie letture di questo paese non sono state molte e quindi è solo una mia supposizione).

Il suono della montagna è un'opera malinconica, scandita dal passare delle stagioni, dalle abitudini di Shingo e della sua famiglia e dal dolore che tutti i personaggi provano nel fondo del loro cuore. 

lunedì 5 agosto 2013

Storia di Genji

Storia di Genji. Il principe splendente è un romanzo di Murasaki Shikibu, scritto poco dopo l'anno mille. Dell'autrice si hanno poche notizie; è certo comunque che fosse una nyobo, cioè una donna facente parte delle dame di corte.

I primi quarantuno capitoli raccontano le vicende di Genji dalla sua nascita fino alla morte (il romanzo consta di altri tredici capitoli che narrano la storia dei suoi discendenti, ma la mia versione, quella nella foto, si ferma con la morte del protagonista, perchè il seguito è pubblicato da un altro autore). Genji è bellissimo, intelligente, versato nella poesia e nella musica: incarna il modello giapponese dell'uomo perfetto. Egli è figlio dell'Imperatore e della concubina Kiritsubo; non essendo nato dalla moglie "ufficiale" del sovrano egli non può far parte della famiglia imperiale, ma è comunque il favorito del padre e la sua carriera sarà brillantissima. Genji ha una grande libertà, soprattutto in ambito amoroso: il libro racconta, accanto alla sua ascesa politica, proprio le sue innumerevoli conquiste. La storia è lineare, scritta cioè nello stile tipico del monogatari ("racconto di cose"). Questo non significa che l'opera sia piatta, anzi, è estremamente sofisticata a livello stilistico, con le sue continue riprese di alcuni fatti in diversi capitoli, con l'uso dell'ironia ecc.

Importantissima è la religione: Buddhismo, Shintoismo e Confucianesimo pervadono l'intera opera. La vita dei personaggi è scandita dai cerimoniali e da una visione dell'esistenza tipici del Buddhismo. Sempre da questa religione è preso il tema fondamentale del karma: ogni colpa commessa dai vari personaggi del romanzo, prima fra tutti quella di Genji, produce un effetto; ogni disgrazia, quindi, è il risultato di azioni negative commesse in questa o in una vita precedente.
 
La Storia di Genji è un classico della letteratura giapponese, importante per la comprensione del passato di questo paese così distante da noi. La bellezza del testo, la presenza costante della natura che indica il mutare delle stagioni e la complessità di alcuni personaggi lo rendono unico. Da non dimenticare che è stato scritto da una donna in un tempo e in un luogo in cui i maschi predominavano, anche se Murasaki Shikibu non è stata l'unica grande scrittrice dell'epoca Heian.