Mentre cerco di sconfiggere
l'influenza, ho finito la lettura de Il ramo d'oro
di Frazer. Dell'opera esistono due versioni, una di dodici volumi e
l'altra di circa 800 pagine, una sorta di compendio redatto dallo
stesso Frazer. Non serve specificare che la mia scelta è caduta
sulla seconda.
L'autore
cerca di elaborare una teoria partendo da due fatti molto diversi
tra loro. Il ramo d'oro del titolo non è altro che quello che la
Sibilla consigliò, nell'Eneide, ad Enea di prendere per poter
ritornare dal suo viaggio nell'Ade. L'altro fatto è, invece, quello
legato all'uccisione del re sacro nel bosco di Nemi, dove colui che
voleva succedere nella carica doveva eliminare il sacerdote
precedente e raccogliere un ramo da un albero all'interno del luogo
consacrato. Scopo dell'autore è quello di dimostrare che questi
fatti e tutti quelli che riguardano le varie pratiche magiche,
religiose, superstiziose ecc. di tutto il mondo, si possono
ricondurre agli spiriti arborei che devono assicurare la prosperità
dei raccolti. Frazer, infatti, parte con il descrivere due tipi di
magia che si riscontrano tra i “selvaggi”: una è quella
omeopatica, la quale si fonda sulla legge per cui il simile genera il
simile, mentre l'altra è quella contagiosa, basata sulla legge del
contatto, cioè si scatena tramite il contatto reciproco tra un
oggetto appartenente all'uomo su cui deve essere applicata e un altro
oggetto. Da questa distinzione prende l'avvio l'indagine sul culto
della natura, sull'origine dei tabù e vengono messi in relazione
diversi importanti personaggi della mitologia, come Osiride, Adone,
Attis, Demetra e Dioniso, tutte divinità, secondo Frazer, legate
alle morte e alla rinascita delle stagioni. Successivamente l'analisi
passa a tematiche più folkloristiche, in cui vengono prese in esame
diverse usanze (come quella dell'accendere dei falò in determinati
giorni dell'anno), come espellere il male e la funzione del capro
espiatorio. Nella parte finale dell'opera, viene presa in
considerazione l'anima, vista da diversi popoli come un qualcosa di
materiale che può distaccarsi dai corpi, o essere condivisa con un
animale o una pianta: il danneggiamento o la morte di questi
involucri dove l'anima risiede, conducono alla malattia o alla morte
dell'essere umano a cui sono legati.
Frazer
mette in relazione tra loro i popoli più disparati e le tradizioni
più diverse fra loro e, a volte, le fonti da cui attinge non sempre
sono corrette. Ad ogni modo, il lavoro svolto da questo antropologo è
pazzesco e soprattutto acuto e intelligente: non importa che le sue
conclusioni non siano precise o esatte, ma ricercare e unire i più
svariati materiali provenienti da tutto il mondo è un lavoro
colossale che va rispettato già di per sé. Acuta, e vera, è anche
l'osservazione che magia e religione si incorporano a vicenda e molti
dei riti tuttora praticati derivano da usanze pagane antichissime.
Consiglio
vivamente di leggerlo, anche perché è scritto in forma romanzata,
quindi non è un saggio tecnico e “pesante” e, tra l'altro, è
stato pure pubblicato in forma economica a meno di quattro euro!
Nessun commento:
Posta un commento