lunedì 2 febbraio 2015

Il ramo d'oro

Mentre cerco di sconfiggere l'influenza, ho finito la lettura de Il ramo d'oro di Frazer. Dell'opera esistono due versioni, una di dodici volumi e l'altra di circa 800 pagine, una sorta di compendio redatto dallo stesso Frazer. Non serve specificare che la mia scelta è caduta sulla seconda.

L'autore cerca di elaborare una teoria partendo da due fatti molto diversi tra loro. Il ramo d'oro del titolo non è altro che quello che la Sibilla consigliò, nell'Eneide, ad Enea di prendere per poter ritornare dal suo viaggio nell'Ade. L'altro fatto è, invece, quello legato all'uccisione del re sacro nel bosco di Nemi, dove colui che voleva succedere nella carica doveva eliminare il sacerdote precedente e raccogliere un ramo da un albero all'interno del luogo consacrato. Scopo dell'autore è quello di dimostrare che questi fatti e tutti quelli che riguardano le varie pratiche magiche, religiose, superstiziose ecc. di tutto il mondo, si possono ricondurre agli spiriti arborei che devono assicurare la prosperità dei raccolti. Frazer, infatti, parte con il descrivere due tipi di magia che si riscontrano tra i “selvaggi”: una è quella omeopatica, la quale si fonda sulla legge per cui il simile genera il simile, mentre l'altra è quella contagiosa, basata sulla legge del contatto, cioè si scatena tramite il contatto reciproco tra un oggetto appartenente all'uomo su cui deve essere applicata e un altro oggetto. Da questa distinzione prende l'avvio l'indagine sul culto della natura, sull'origine dei tabù e vengono messi in relazione diversi importanti personaggi della mitologia, come Osiride, Adone, Attis, Demetra e Dioniso, tutte divinità, secondo Frazer, legate alle morte e alla rinascita delle stagioni. Successivamente l'analisi passa a tematiche più folkloristiche, in cui vengono prese in esame diverse usanze (come quella dell'accendere dei falò in determinati giorni dell'anno), come espellere il male e la funzione del capro espiatorio. Nella parte finale dell'opera, viene presa in considerazione l'anima, vista da diversi popoli come un qualcosa di materiale che può distaccarsi dai corpi, o essere condivisa con un animale o una pianta: il danneggiamento o la morte di questi involucri dove l'anima risiede, conducono alla malattia o alla morte dell'essere umano a cui sono legati.

Frazer mette in relazione tra loro i popoli più disparati e le tradizioni più diverse fra loro e, a volte, le fonti da cui attinge non sempre sono corrette. Ad ogni modo, il lavoro svolto da questo antropologo è pazzesco e soprattutto acuto e intelligente: non importa che le sue conclusioni non siano precise o esatte, ma ricercare e unire i più svariati materiali provenienti da tutto il mondo è un lavoro colossale che va rispettato già di per sé. Acuta, e vera, è anche l'osservazione che magia e religione si incorporano a vicenda e molti dei riti tuttora praticati derivano da usanze pagane antichissime.
Consiglio vivamente di leggerlo, anche perché è scritto in forma romanzata, quindi non è un saggio tecnico e “pesante” e, tra l'altro, è stato pure pubblicato in forma economica a meno di quattro euro!

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