lunedì 24 giugno 2013

La coscienza di Zeno

La coscienza di Zeno è il terzo romanzo di Italo Svevo, scritto tra il 1919 e il 1922. All'inizio l'opera è stata accolta con indifferenza, ma, grazie agli interventi di Montale, Joyce, Crémieux e Larbaud, è riuscita ad affermarsi come uno dei più grandi capolavori della letteratura del Novecento.

Zeno Cosini scrive, sollecitato dal suo psicanalista, la sua autobiografia; le sue memorie sono radunate in blocchi narrativi che riguardano gli episodi più significativi della sua vita. Dopo la prefazione del Dottor S. (che pubblica questi scritti come vendetta per l'abbandono della terapia da parte di Zeno) comincia il primo capitolo "Il fumo": per Zeno il fumo è simbolo di libertà e da questo deriva il piacere del concedersi "l'ultima sigaretta": partendo dal presupposto che sarà l'ultima, egli la assapora maggiormente e sa che la successiva sarà altrettanto piacevole perchè rompe il divieto che si era imposto. Il secondo capitolo è dedicato al padre: Zeno racconta il difficile rapporto con il genitore che lo rimproverava sempre per la sua indolenza e, allo stesso tempo, fa emergere il suo rimorso per il poco affetto dato. "La storia del mio matrimonio" riguarda la sua improvvisa voglia di sposarsi: egli decide di sposare Ada, la figlia maggiore di Giovanni Malfenti; dopo il rifiuto di lei, egli prova con l'altra sorella dalla quale riceve un altro no, e, finalmente, la sua proposta viene accettata dall'ultima sorella in età da marito, Augusta. In "La moglie e l'amante" Zeno mette a nudo i suoi sentimenti contrastanti per le due donne: Zeno ama Augusta, ma l'avere un'amante lo fa sentire libero. L'ultimo capitolo descrive la sua attività commerciale con il cognato Guido, che si conclude con la morte di quest'ultimo. Zeno però, nonostante sia un inetto, risolleva le sorti della sua attività e si guadagna così il rispetto.

Svevo è riuscito a costruire un personaggio complesso, pieno di contraddizioni, ma capace comunque di una vera e propria autoanalisi. All'interno del romanzo non mancano le parti ironiche e le critiche alla psicoanalisi. La lettura è scorrevole e entrare nella mente di Zeno Cosini è un'esperienza unica e spesso "divertente", in quanto egli è imprevedibile e pieno di sorprese.

Gli autori citati all'inizio di questa "pillola" hanno capito, per fortuna, l'importanza di quest'opera: se essa fosse rimasta nell'ombra ci saremmo persi un vero capolavoro! 

martedì 18 giugno 2013

Il processo

Il processo è un romanzo dello scrittore ceco Franz Kafka, pubblicato postumo nel 1925 dall'amico Max Brod, il quale ha così disobbedito alla volontà dell'autore che aveva chiesto di bruciare tutti i suoi scritti alla sua morte. Orson Welles ha fatto un ottimo adattamento cinematografico di quest'opera nel 1962.
 
Il processo si apre con l'arresto dell'impiegato Josef K. nel giorno del suo trentesimo compleanno. K. è sorpreso perchè non ha fatto nulla di male e pensa di essere vittima di uno scherzo o di una calunnia. Egli può comunque continuare a lavorare, ma deve rendere conto delle proprie azioni al tribunale. All'inizio egli non dà molta importanza alla cosa, ma pian piano in lui si sviluppa un'ossessione sempre crescente per questo processo: egli gira per la città in cerca di aiuto per la sua difesa, ma ben presto si rende conto del suo isolamento e di vivere in un immenso tribunale dove tutti sono spettatori e giudici. Quando K. capisce che tutto fuori di lui è processo e che lui stesso ne è parte, si rassegna alla sua inevitabile condanna a morte. Significative sono le sue ultime parole mentre viene ucciso: "Come un cane!".
 
La solitudine di K., il suo isolamento durante tutta la vicenda, si trasmettono anche al lettore: Kafka descrive palazzi enormi pieni di stanze piene e soffocanti, la cui caratteristica principale è la mancanza di aria. Le domande di K. rimangono senza risposta per tutto il romanzo: egli è solo, alienato, inetto all'azione. La vita, secondo Kafka, è guidata dal fato secondo meccanismi ciechi e verso una destinazione inconoscibile. La colpa di K., come quella di tutti noi, sembra essere quella di essere venuto al mondo.
 
Kafka, ne Il processo, riesce a descrivere in modo ossessivo tutta la drammaticità della condizione umana.

sabato 15 giugno 2013

La campana di vetro

La campana di vetro è l'unico romanzo della poetessa americana Sylva Plath, pubblicato poco prima della sua morte nel 1963.

Per comprendere l'opera di Sylvia Plath è necessario conoscere la sua biografia: la sua storia personale ha enormemente influito sulla sua produzione letteraria e La campana di vetro non fa eccezione. 
 
Questo romanzo è diviso in tre grandi blocchi: nel primo, Esther, la giovane protagonista dell'opera, si trova a New York dove fa la sua esperienza di praticantato presso una rivista di moda (la Plath lo fece nel 1953 presso il periodico "Mademoiselle"); il secondo tratta del periodo della malattia, della depressione e dell'incapacità di trovare la sua strada; l'ultimo blocco descrive la riabilitazione, quella che dovrebbe riportarla alla "normalità". Sylvia Plath soffrì per tutta la vita come il personaggio da lei creato, soprattutto in seguito alla morte del padre, uomo che non le ha mai dato affetto e morto quando la poetessa aveva solo otto anni (vedi la poesia "Papà" nella raccolta "Ariel"); il suo estremo bisogno di affetto, di essere sempre la più brava sono perfettamente descritti nelle pagine di quest'opera. Come la protagonista, anche Sylvia subì diversi elettroshock; dalle sue parole si comprende l'orrore di questo metodo di cura. Interessante notare che, all'inizio e alla fine del romanzo, si parli dei Rosemberg, la coppia condannata per spionaggio alla sedia elettrica e giustiziata il 19 giugno 1953: la condanna a morte e l'elettroshock sembrano collegarsi, in quanto molto simili nelle loro procedure. Il tentato suicidio di Esther può essere visto come un confronto con la morte più che un desiderio di morte.
 
La campana di vetro nella quale Esther vive è quella dell'alienazione, del condizionamento; la malattia, che si contrappone alla normalità, data ad esempio dalla famiglia di Buddy, il "suo ragazzo", è un rifiuto di ciò che la circonda. La giovane, infatti, rifiuta l'appagamento e la gratificazione immediate che le vengono insegnate a New York, rifiuta il rapporto con Buddy e rifiuta quella che viene considerata una "normale" iniziazione sessuale dalla borghesia di cui fa parte. Solo durante la riabilitazione, Esther dovrà confrontarsi con ciò che sta al di fuori della campana di vetro, attraverso un processo di conoscenza e di comprensione di sè e degli altri.
 
La campana di vetro è un libro crudo, diretto, totalmente autobiografico: attraverso la sua lettura si può entrare nel mondo disperato di Sylvia Plath.

domenica 9 giugno 2013

L'urlo e il furore

William Faulkner è uno degli scrittori più importanti del '900 americano, conosciuto anche nel cinema per le numerose scenografie da lui scritte.  L'urlo e il furore è un romanzo del 1929. Il titolo dell'opera deriva dal Macbeth di Shakespeare dove la vita viene definita un "racconto detto da un idiota, pieno di urlo e di furore, che non significa nulla". (Atto V, Scena V).
 
L'urlo e il furore racconta la storia e il fallimento della famiglia Compson, composta da una madre malata e lamentosa, da un padre alcolista e da quattro figli: Benjamin, Quentin, Caddy e Jason. Con i Compson vive una famiglia di colore, alla cui guida c'è Dilsey,  i cui membri aiutano nella gestione della casa e nel badare a Benjamin, che tutti chiamano "lo scemo" perchè sordomuto e ritardato. Quentin è innamorato della sorella Caddy e per lei si mantiene puro, mentre Caddy, nonostante provi un grandissimo affetto per il fratello, è una ragazza "facile", che rimane incinta e si sposa con un uomo che non lo sa per nascondere la "vergogna". Quentin va ad Harvard, ma non si libererà mai dal pensiero del suo incesto verso la sorella. Jason, invece, è un uomo frustrato, che non ha mai potuto studiare e che è costretto a lavorare in una bottega in città per mantenere la madre e la servitù; il suo rancore non risparmia nessuno e infatti ce l'ha con la sua  famiglia, i "negri" e gli ebrei della borsa di New York. Jason è costretto a mantenere anche Quentin, la figlia di Caddy a cui è stato dato il nome dello zio: il suo rapporto con la nipote è teso e la ragazza porterà via tutto quello a cui Jason tiene di più.
 
Il romanzo è diviso in quattro grandi capitoli e da un'appendice. Nel primo capitolo è Benjamin a narrare, nel secondo Quentin e nel terzo Jason. Faulkner è stato incredibile a creare in modo così vivido l'immagine di ognuno dei tre personaggi attraverso le loro parole. La narrazione, a causa di questa tecnica, non ha un filo logico, in quanto ogni personaggio segue il corso dei suoi pensieri, con continue disgressioni. Questo rende il libro difficile e "pesante". L'ultimo capitolo, invece, è scritto in terza persona e narra gli ultimi fatti, con particolare attenzione a Dilsey, la serva nera che ha sempre aiutato la famiglia, l'unica in tutto il libro ad avere dei veri sentimenti di amore disinteressato verso gli altri. L'appendice traccia un piccolo quadro dei membri della famiglia Compson, dal fondatore della stirpe fino all'ultimo componente.
 
L'urlo e il furore è sicuramente un romanzo difficile, ma vale la pena di portarlo a termine perchè, oltre alla soddisfazione di essere riusciti a superare l'impresa, si capisce il grande talento e la grande abilità di Faulkner.

martedì 4 giugno 2013

Il mondo nuovo / 1984

"Il mondo nuovo" di Aldous Huxley e "1984" di George Orwell sono i due romanzi "distopici" più conosciuti al mondo.  

In "Il mondo nuovo" gli esseri umani vengono clonati e ognuno di essi è destinato a diventare parte di una categoria umana con caratteristiche e compiti specifici. I bambini vengono sottoposti a un forte condizionamento (vedi gli esperimenti di Pavlov) che serve ad inculcare nelle loro menti determinati pensieri e modi di comportarsi. Da adulti, questi esseri umani passano la vita a lavorare, a fare sesso con chiunque e a perdersi in effimeri divertimenti. Guerra e malattie sono state eliminate.  E' un mondo dove l'individuo è completamente annullato, dove non c'è nessuna libertà di scelta e di pensiero. Lo scopo di questo sistema è quello di mantenere l'ordine e dare la "felicità" a chi ne fa parte.
 
Lo scenario di "1984" è completamente diverso. Il sistema dell'Oceania è basato sul terrore, la paura, la punizione. Il Grande Fratello controlla tutti gli abitanti grazie a dei teleschermi e a microfoni piazzati in ogni dove e a spie. Chiunque sgarri viene arrestato dalla Psicopolizia. I detenuti o vengono mandati ai lavori forzati o subiscono terribili torture, basate sulle paure di ognuno per renderle più efficaci e crudeli, che permettono di reinserire il colpevole, ormai convinto della necessità di amare il Grande Fratello, nella società. Gli oppositori spesso, però, vengono "annullati", cioè uccisi e qualsiasi loro ricordo cancellato, in modo da negare che essi siano mai esistiti. Il passato è eliminato e la guerra serve a controllare lo stato.
 
In entrambi i romanzi, ovviamente, c'è chi non si piega a questi due regimi, ma il lieto fine non c'è.
 
Secondo il mio punto di vista, il regime peggiore è sicuramente quello de "Il mondo nuovo": qui qualsiasi pensiero è completamente annullato: l'uomo non si può più chiamare in questo modo, in quanto è come un oggetto, un prodotto in serie. In "1984", invece, l'uomo può comunque pensare e i suoi pensieri non possono essere controllati dal Grande Fratello: egli può conservare così una certa dignità. Nonostante il Partito voglia creare una Neolingua che non permetta più lo sviluppo di nessun ragionamento, credo che comunque le persone potrebbero continuare ad esprimere almeno le loro sensazioni anche se non sarebbero in grado di argomentarle a livello logico.
 
In ogni caso, sono due sistemi terribili, e la cosa più spaventosa è che essi non sono solo fantasie letterarie, ma realtà.