Moby Dick è sicuramente uno dei libri più famosi e conosciuti della letteratura americana. Questa è un'opera complessa, in cui Melville si rifà a diversi testi, primo fra tutti la Bibbia, e a diversi autori, in special modo a Shakespeare.
Moby Dick narra le vicende della baleniera Pequod, il cui capitano Achab è ossessionato dalla grande balena bianca che dà il titolo al romanzo; egli la cerca in modo febbrile per vendicarsi. Il tutto è narrato dall'unico supersiste della tragedia che investirà la baleniera e il suo equipaggio: Ismaele.
Achab, il cui nome deriva dal biblico re che sfidò Dio e venne maledetto dal profeta Elia, è un ribelle e rinnega gli strumenti illusori della ragione. La ragione, infatti, non basta a indagare e a penetrare ciò che non si conosce: questo mistero, per poterlo svelare, va affrontato, conquistato, anche a prezzo della sconfitta e della catastrofe. Il senso della sua caccia alla balena che lo ha colpito, strappandogli una gamba, è quello di arrivare a conoscere la verità assoluta, lottando in tutti i modi e arrivando così all'autodistruzione e al sacrificio. Il suo stare in bilico tra razionale e irrazionale lo avvicina a Re Lear ed è interessante notare che Achab viene anche avvicinato a Cristo: Melville, infatti, usa per lui i termini "crocifissione" e "mistico". Il grande peccato di Achab è quello della superbia.
Moby Dick è la balena con la quale Achab istituisce un rapporto di amore e odio. Essa rappresenta il Leviatano, il terribile mostro biblico, ma rappresenta anche, in special modo con il suo colore bianco, la divinità e infatti, proprio come quest'ultima, è sfuggente ed inafferrabile.
Ismaele, il cui nome si riferisce al figlio di Abramo e della schiava Agar, è l'unico a salvarsi perchè egli non è un uomo di certezze, ma vuole imparare e osserva tutto ciò che accade durante la navigazione sulla Pequod, senza mai porsi e senza mai proporre una sua personale verità. Proprio all'inizio dell'opera, infatti, egli non dice "mi chiamo Ismaele", ma "chiamatemi Ismaele".
Moby Dick è un romanzo complesso, pieno di citazioni e disgressioni. Il grande numero di pagine, inoltre, può farlo risultare "pesante", ma Melville è riuscito, nonostante la pedanteria che a volte sembra mettere in alcuni capitoli, a rendere il tutto piuttosto scorrevole, non mancando di usare dell'ironia. E' interessante notare che l'equipaggio della Pequod, con le suoi innumerevoli etnie, smentisce il primato etnico e culturale dell'uomo bianco e, infatti, Ismaele imparerà la fratellanza umana, al di là delle razze e delle fedi.
Moby Dick è un classico che va assolutamente letto.
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