In questo breve romanzo viene descritta la vita di un uomo volontariamente emarginato in una società che disprezza. E' un libro autobiografico, scritto in prima persona, che ha come tema principale i deliri, le sofferenze e le estasi provocate dalla fame in un giovane scrittore che vive alla giornata nella città di Cristania. Il protagonista, la cui povertà cresce di giorno in giorno, vaga per questa città ostile, in un deprimente e freddo inverno nordico, passando accanto a persone con le quali ha fuggevoli rapporti, in quanto o le respinge o viene respinto. In lui (il narratore non rivela mai il suo nome nel corso dell'opera, ma si inventa al momento degli pseudonimi) sono presenti strani scrupoli morali e assurdi gesti d'altruismo, come, ad esempio, quello di impegnare il suo panciotto per dare dei soldi ad un vecchio. All'interno della narrazione c'è un'avventura amorosa che non avrà successo. Il romanzo si chiude con una scena squallida e assolutamente immorale che sdegnerà il protagonista e lo porterà a compiere un ultimo gesto di orgogliosa fierezza.
Come fa ben capire il titolo dell'opera, la fame è la vera protagonista del romanzo. Tutti i dolori, le febbri, le allucinazioni e le gioie che provoca, sono raccontate in modo crudo e dettagliato. Il protagonista è costretto a cercare degli effimeri sollievi masticando trucioli di legno o la fodera di una tasca; appena riesce a mangiare ecco la nausea e il vomito, ecc. Gli esempi riportati da Hamsun sono molteplici e tutti angoscianti.
Fame è un romanzo diretto, senza giri di parole e soprattutto sentito, visto che lo stesso Hamsun ha vissuto da "emarginato", dovendo sopportare i tormenti della fame. Quest'opera, inoltre, è molto importante per poter comprendere altri autori più recenti, Fante e Bukowski su tutti, i quali hanno sempre citato Hamsun tra le loro influenze maggiori.
Da leggere!