Buongiorno a tutti! Sono passati ben quattro anni dall'ultimo post, ma ho deciso di ritornare, anche se probabilmente non sono mancata un granché! Comunque non mi perderò in chiacchiere e riparto con le recensioni.
L'uomo che ride è, secondo me, uno dei migliori romanzi di Hugo, anche se di solito si è portati a ricordare soprattutto I Miserabili e Notre Dame de Paris, complici forse i vari film e cartoni animati a loro dedicati.
Gwynplaine viene abbandonato di notte dai comprachicos (una banda internazionale che si occupa di rapire, far sparire e/o "trasformare" bambini) sulla costa inglese, mentre imperversa una terribile tempesta di neve. Il piccolo vaga alla ricerca di un luogo caldo e sicuro e, lungo la strada, si imbatte in un impiccato e in una donna morta per assideramento, la quale ha attaccata al seno una bimba di pochi mesi che Gwynplaine non esita a prendere con sè. Dopo un lungo girovagare, i due arrivano alla casa ambulante dell'istrione/medico/filosofo Ursus e del suo lupo Homo. L'uomo li accoglie e, nonostante il suo atteggiamento burbero, si adopera per nutrirli e scaldarli, accorgendosi però con sorpresa che il bambino ha un volto deforme atteggiato ad un costante sorriso, opera sicuramente di un esperto chirurgo.
Gli anni passano e Gwynplaine è ormai un clown di successo, grazie al suo ghigno che suscita ilarità negli spettatori, mentre la bambina trovata al gelo è cresciuta, acquistando una bellezza divina, tanto che Ursus, diventato loro genitore adottivo, le ha dato il nome di Dea. I due giovani si amano teneramente, ma l'idillio si spezza quando un uomo di corte, Barkilphedro, scopre che l'uomo che ride è in realtà il figlio di un ricco nobile morto in esilio...
La trama è molto più complessa di così e, infatti, questo romanzo, come la maggior parte di quelli di Hugo, tende ad essere particolarmente prolisso ed esagerato o inverosimile in alcuni punti, anche se ciò non toglie nulla al fascino della narrazione.
Gwynplaine è un reietto che però riesce a creare la sua fortuna proprio sulla sua disgrazia e ad essere felice grazie all'affetto e all'amore di chi lo circonda. La successiva elevazione sociale che subentra dopo il riconoscimento è l'inizio della sua rovina, tanto che il sogno che ha di risvegliare le coscienze dei suoi pari non avrà nessun effetto positivo, ma solo feroci prese in giro causate dal suo volto che tanto gli ha fruttato tra le classi meno abbienti.
Non mancano i personaggi femminili, basati sulla classica dicotomia tra donna angelo e demone: Dea, la cieca eterea, ama Gwynplaine di un amore sincero e incondizionato, basato sulla conoscenza della sua anima; dall'altro lato c'è Josiane, la ricca, sensuale e perversa, che desidera il mostro per sfizio, per il gusto della trasgressione.
Hugo sembra chiedere al lettore di riflettere su ciò che si può definire ridicolo: fa più ridere Gwynplaine con la sua eterna risata o i lord che si comportano come buffoni basandosi su etichette inutili che li portano a non interessarsi di ciò che accade loro intorno? Oppure, è da compatire maggiormente il popolo che si diverte assistendo agli spettacoli di un deforme per non pensare alle proprie disgrazie, o chi, per noia, cerca svaghi anche violenti per ingannare il tempo?
Nonostante la mole vi consiglio di leggere L'uomo che ride e di guardare anche il film omonimo di Paul Levi del 1928. Come potrete trovare su Internet, il personaggio di Gwynplaine sembra aver ispirato Joker, uno dei nemici di Batman.
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