Il gelo che impera in casa mia
mi ha fatto venire in mente la Russia ed ecco il perché del libro di
quest'oggi, Che fare? di
Cernysevskij.
Vera
è una ragazza che vive con angoscia la sua situazione familiare: la
madre è talmente abietta che fa di tutto pur di vederla unita al
figlio della padrona di casa, senza curarsi dei mezzi da usare per
raggiungere lo scopo. Un giorno, il fratellino Fedor comincia a
prendere lezioni dallo studente Lopuchov che, inevitabilmente, decide
di liberare Vera dal giogo familiare. L'unica soluzione è il
matrimonio e i due si sposano di nascosto. Il loro vivere coniugale è
alquanto strano: Vera, fin da subito, afferma che devono dormire in
due camere separate e che ognuno deve essere libero di fare ciò che
vuole. Gli anni trascorrono e la giovane sposa comincia a dar vita ad
una nuova organizzazione lavorativa in cui tutte le operaie
partecipano degli utili, facendo vita in comune e abitando accanto al
luogo di lavoro. Poco a poco però Vera si rende conto di non amare
il marito, ma il migliore amico di lui, Kirsanov; Lopuchov, quindi,
deciderà di lasciare liberi i due di amarsi...
La
storia di per sé è costruita male e non è scritta magistralmente.
Ciò che interessa all'autore è il raccontare la “nuova gente”,
cioè quella che si è liberata dall'idealismo hegeliano e che ha
capito come rinascere sia interiormente che socialmente, tramite il
materialismo e l'egoismo. Questa è un'opera politica e lo si capisce
anche vedendo la biografia di Cernysevskij, imprigionato nella
fortezza di San Pietro e Paolo per le sue idee sovversive (e Che
fare? è stato proprio scritto
durante la prigionia). L'arte diventa qui il mezzo per poter
conoscere e descrivere la realtà in tutti i suoi aspetti.
L'idea
è nobile ed è anche interessante raccontare una storia come
pretesto per fare un trattato politico e sociale. Secondo me, però,
non è ben riuscito per diverse ragioni. Innanzi tutto non ho capito
come possano coesistere il materialismo e soprattutto l'egoismo con
l'elevazione dell'amore come unione tra due persone. Non ho compreso
neanche come una attività produttiva come quella di Vera possa
funzionare in maniera così perfetta: se l'uomo agisce per il proprio
tornaconto, com'è possibile che cooperi armoniosamente con gli
altri? Forse ho perso qualche passaggio oppure sono troppo
pessimista. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate voi e gradirei
moltissimo se mi spiegaste questi miei dilemmi :)! Di grande rilievo
è il personaggio di Vera perché rappresenta la donna emancipata,
colei che si comporta come gli uomini, creando un rapporto di coppia
anche in base alle proprie esigenze, e capace di costruirsi
un'attività contando solo su se stessa.
Per
concludere, posso dire che a livello letterario Che fare?
non è di certo un capolavoro,
ma a livello di pensiero è importante perché tratta di argomenti
necessari per la costruzione di una società più giusta. Ovviamente
si può non condividere, ma bisogna sempre apprezzare chi lotta per
migliorare le condizioni del proprio popolo e non solo.