La recensione di oggi è su uno dei testi più significativi della filosofia, cioè La Metafisica di Aristotele. Dopo tanti giorni di silenzio mi sembra più che giusto ricominciare a pubblicare post su opere come questa.
Per Aristotele le scienze si dividono in tre tipi: teoretiche, pratiche e poietiche. Le prime sono la metafisica, la fisica e la matematica, cioè quelle discipline che studiano il necessario, seguendo un metodo dimostrativo, ed hanno come scopo la conoscenza disinteressata. Le seconde comprendono l'etica e la politica, mentre le ultime le arti belle e le tecniche; entrambe studiano il possibile. Quella che a noi interessa ora è la metafisica, o meglio, la filosofia prima. Questa scienza unisce tutte le forme del sapere e per questo è la più universale; essa è, nello specifico, "scienza dell'essere in quanto essere". Tutte le cose, infatti, hanno un punto in comune e questo è la sostanza. La sostanza è l'unione indissolubile di materia (ciò di cui una cosa è fatta) e forma (la natura propria di una cosa, ciò che la rende ciò che è). L'accidente, invece, è ciò che una sostanza può avere o meno, e perciò non rientra nella sua definizione. La vera e unica causa dell'essere è quindi la sostanza, anche se essa si articola in vari modi, ad esempio nelle quattro cause e nelle categorie, tutte cose che servono a spiegare il mutamento nelle cose sensibili. Infatti, Aristotele stravolge completamente la teoria di Platone: se per quest'ultimo le cose sensibili derivano dalle idee, per il filosofo di Stagira gli universali esistono perchè ci sono individui particolari che li realizzano. Ma torniamo alla nostra sostanza. L'essere può essere o in potenza o in atto (entelechìa): la prima è la possibilità di realizzazione, mentre il secondo è la piena realizzazione, quindi il raggiungimento della forma. L'atto viene prima della potenza sia logicamente che cronologicamente. A livello logico, l'atto viene prima della potenza perché questa può essere definita solo in relazione all'atto; a livello cronologico, il passaggio dalla potenza all'atto presuppone l'esistenza di un agente che già possiede in atto la forma. Per farla breve: è nato prima l'uovo o la gallina? E' nata prima la gallina perché senza di essa l'uovo sarebbe solo in potenza e non si saprebbe cos'altro potrebbe diventare. Per spiegare l'argomentazione sul piano cronologico, credo sia utile riportare l'esempio contenuto in L'esercizio della ragione nel mondo classico: il sangue mestruale è in potenza il nascituro, ma il nascituro, per passare all'atto, ha bisogno di un impulso perchè possa mutare e quindi divenire atto: questo impulso è dato dal genitore maschio che è già in atto.
L'universo di Aristotele è un universo finito, composto dai pianeti, che si muovono di moto circolare, e dalla sfera delle stelle fisse. All'esterno di quest'ultima sfera si trova il primo motore immobile, cioè quella sostanza che dà origine al movimento. Per dare costantemente il movimento ha bisogno di essere perennemente in atto, quindi non ha nessuna potenza e, di conseguenza, nessuna materia e perciò è immateriale e immobile. Egli muove il primo cielo delle stelle fisse "come oggetto d'amore", essendo sia causa efficiente che finale ed è pensiero di pensiero. Insomma, questo primo motore immobile è Dio.
Spiegare Aristotele è una faticaccia e spero di essere stata abbastanza chiara. In caso contrario, apprezzate almeno lo sforzo!!! Comunque, lasciando da parte questo riassuntino, leggere Aristotele è fondamentale perché molta della nostra cultura proviene anche da qui e per secoli la sua parola è stata presa come legge. Non posso far altro che consigliarvi di leggerlo!