giovedì 22 gennaio 2015

La Metafisica

La recensione di oggi è su uno dei testi più significativi della filosofia, cioè La Metafisica di Aristotele. Dopo tanti giorni di silenzio mi sembra più che giusto ricominciare a pubblicare post su opere come questa.

Per Aristotele le scienze si dividono in tre tipi: teoretiche, pratiche e poietiche. Le prime sono la metafisica, la fisica e la matematica, cioè quelle discipline che studiano il necessario, seguendo un metodo dimostrativo, ed hanno come scopo la conoscenza disinteressata. Le seconde comprendono l'etica e la politica, mentre le ultime le arti belle e le tecniche; entrambe studiano il possibile. Quella che a noi interessa ora è la metafisica, o meglio, la filosofia prima. Questa scienza unisce tutte le forme del sapere e per questo è la più universale; essa è, nello specifico, "scienza dell'essere in quanto essere". Tutte le cose, infatti, hanno un punto in comune e questo è la sostanza. La sostanza è l'unione indissolubile di materia (ciò di cui una cosa è fatta) e forma (la natura propria di una cosa, ciò che la rende ciò che è). L'accidente, invece, è ciò che una sostanza può avere o meno, e perciò non rientra nella sua definizione. La vera e unica causa dell'essere è quindi la sostanza, anche se essa si articola in vari modi, ad esempio nelle quattro cause e nelle categorie, tutte cose che servono a spiegare il mutamento nelle cose sensibili. Infatti, Aristotele stravolge completamente la teoria di Platone: se per quest'ultimo le cose sensibili derivano dalle idee, per il filosofo di Stagira gli universali esistono perchè ci sono individui particolari che li realizzano. Ma torniamo alla nostra sostanza. L'essere può essere o in potenza o in atto (entelechìa): la prima è la possibilità di realizzazione, mentre il secondo è la piena realizzazione, quindi il raggiungimento della forma. L'atto viene prima della potenza sia logicamente che cronologicamente. A livello logico, l'atto viene prima della potenza perché questa può essere definita solo in relazione all'atto; a livello cronologico, il passaggio dalla potenza all'atto presuppone l'esistenza di un agente che già possiede in atto la forma. Per farla breve: è nato prima l'uovo o la gallina? E' nata prima la gallina perché senza di essa l'uovo sarebbe solo in potenza e non si saprebbe cos'altro potrebbe diventare. Per spiegare l'argomentazione sul piano cronologico, credo sia utile riportare l'esempio contenuto in L'esercizio della ragione nel mondo classico: il sangue mestruale è in potenza il nascituro, ma il nascituro, per passare all'atto, ha bisogno di un impulso perchè possa mutare e quindi divenire atto: questo impulso è dato dal genitore maschio che è già in atto. 
L'universo di Aristotele è un universo finito, composto dai pianeti, che si muovono di moto circolare, e dalla sfera delle stelle fisse. All'esterno di quest'ultima sfera si trova il primo motore immobile, cioè quella sostanza che dà origine al movimento. Per dare costantemente il movimento ha bisogno di essere perennemente in atto, quindi non ha nessuna potenza e, di conseguenza, nessuna materia e perciò è immateriale e immobile. Egli muove il primo cielo delle stelle fisse "come oggetto d'amore", essendo sia causa efficiente che finale ed è pensiero di pensiero. Insomma, questo primo motore immobile è Dio. 

Spiegare Aristotele è una faticaccia e spero di essere stata abbastanza chiara. In caso contrario, apprezzate almeno lo sforzo!!! Comunque, lasciando da parte questo riassuntino, leggere Aristotele è fondamentale perché molta della nostra cultura proviene anche da qui e per secoli la sua parola è stata presa come legge. Non posso far altro che consigliarvi di leggerlo! 


domenica 11 gennaio 2015

Piccola parentesi

Avrei voluto cominciare l'anno scrivendo una delle mie solite recensioni, ma gli ultimi avvenimenti mi hanno portata a cambiare idea.

Vorrei riproporre un articolo di qualche tempo fa e cioè il Trattato sulla tolleranza di Voltaire che potete trovare qui: http://pilloledipolla.blogspot.it/2014/07/trattato-sulla-tolleranza.html.

Tutto quello che sta accadendo è frutto di fanatismo, ma non solo da parte dei terroristi, ma anche della società occidentale. L'Europa ha combattuto per secoli per ottenere la propria libertà di pensiero, espressione, ecc., ma le persone sono ancora chiuse in vecchi preconcetti e pregiudizi. Spero che queste manifestazioni per promuovere la libertà diano davvero dei frutti e che, ora più che mai, tutti comincino a dare un vero peso alla cultura, allo studio e alla comprensione, perché solo così si può arrivare a costruire un vero mondo migliore, in cui non saranno più presenti tutti questi inutili conflitti religiosi (e non solo). Generalizzare, dare retta a politicanti che sfruttano la situazione per ottenere voti e accrescere l'odio e la paura, aumentano soltanto l'ignoranza. Combattere l'odio con altro odio lo trovo inutile; credo che sia meglio cominciare a pensare con la propria testa e capire che la religione non è conflitto, anche perché, nonostante cambino i nomi delle divinità, le tesi di fondo sono le stesse per ogni credo. Non torniamo alla barbarie per cose che ormai sembravamo esserci lasciati alle spalle. Io non sono credente, ma credo che la religione abbia in sè un messaggio positivo ed è quello che deve essere portato avanti. Perché travisare questo messaggio e uccidere per interpretazioni arbitrarie? Se il Dio di una religione fosse l'unico, sarà lui a salvare i suoi credenti e a condannare gli altri, ma deve essere lui a farlo e non gli uomini perché questi non possono decidere del destino di altri esseri umani.
Sì ai vari culti, sì alla tolleranza religiosa, ma assolutamente no al fanatismo e all'ignoranza. E sottolineo di nuovo che questo non vale solo in ambito religioso.