martedì 11 marzo 2014

Milione

Il Milione di Marco Polo fu dettato, verso la fine del 1200, dal mercante veneziano allo scrittore Rustichello (o Rusticiano) da Pisa che lo scrisse in francese con il titolo Livre de Marco Polo, citoyen de Venise, dit Million, où l'on conteles merveilles du monde, poi divulgato con il titolo che conosciamo (derivato, pare, dal soprannome, Milione appunto, abbreviazione di Emilione, come familiarmente veniva chiamato Marco).

Marco, il padre Niccolò e lo zio Matteo partono per il regno di Cublai Can (il Gran Cane del testo) per portargli un messaggio da parte del papa, come era stato loro richiesto dal sovrano orientale. Per giungere in Cina, i tre viaggiatori toccano terre sconosciute e lontane, abitate da popoli dalle strane usanze e, a volte, da uno strano aspetto.
Il libro può essere diviso in più parti: una breve introduzione che spiega il viaggio fatto dai tre nelle sue linee generali, una parte che riguarda il viaggio compiuto nell'Asia centrale, quella che parla della Cina e che descrive gli usi e i costumi del regno del Gran Can, quella che descrive la Cina, la Birmania e il Tonchino visitati da Marco come inviato del sovrano ed, infine, la parte dedicata all'India.
Il Milione vuole essere una guida e quindi vengono date informazioni precise sui vari luoghi e sui vari popoli visti da Marco; lo stile è perciò asciutto e i contenuti sono realistici. Non a caso, venne considerato un resoconto sicuro ed attendibile, usato da Colombo per programmare il suo viaggio e tradotto in latino dal domenicano Francesco di Pipino, con lo scopo di aiutare i missionari in quelle terre.

Nella mia edizione del Milione è presente anche la Historia Mongalorum di frate Giovanni da Pian del Carpine, risalente al XIII secolo. Egli partì prima di Polo per giungere alla corte tartara dell'imperatore Cuiuc per ordine del papa. Innocenzo IV, infatti, gli aveva affidato il compito di portare una lettere al Kan per dirgli di smetterla di uccidere e conquistare, soprattutto i popoli cristiani; Giovanni giunge proprio durante l'investitura di Cuiuc a sovrano e questi dà la sua risposta. Non serve che vi dica che la pace non venne stipulata...

Questi due resoconti di viaggi sono una testimonianza preziosa di luoghi lontani, spesso ancora oggi sconosciuti agli Occidentali. Leggendo queste pagine si parte in viaggio con Marco e frate Giovanni e si rimane incantati dalla vastità del mondo e dalle sue curiosità e diversità. Siete pronti a partire?

mercoledì 5 marzo 2014

Racconti di Maksim Gorkij

Quelli che oggi vi presento sono alcuni racconti dello scrittore russo Maksim Gorkij (vero nome Aleksej Maksimovic Pezkov). Questi scritti fanno parte della sua produzione giovanile (cioè del periodo compreso tra il 1892 e il 1897, precedenti a quelli più “politicizzati”), dedicati al mondo dei vagabondi, dei poveri, ecc. Essi apparvero su diversi giornali e vennero poi riuniti nella raccolta Bosjakì del 1898. Ognuno prende spunto da vicende realmente vissute da Gorkij.

Il primo racconto della raccolta è Il ghiaccio si muove, dove il vero protagonista è il Volga, descritto minuziosamente durante la fase del disgelo. Intorno ad esso si muovono le figure di diversi carpentieri, tra cui spicca Ossip, un uomo che sa sempre come cavarsela.
Konovalov è una storia che mi ha commossa moltissimo. Quando l'autore faceva l'aiuto fornaio, gli viene affiancato come collega questo grosso uomo amante della libertà, dal cuore tenero e ansioso di farsi leggere numerosi libri per poter imparare. La sua natura sensibile lo porta a dar vita a pensieri profondi, che però non possono aiutarlo a combattere la grande malinconia che prova e che affoga nella vodka.
Celkash è la storia di un contrabbandiere che, per i suoi sporchi affari, si serve dell'aiuto di un giovane contadino, Gavrila. Il racconto, man mano che procede, prende una piega sconcertante: qui vengono messe a confronto due nature totalmente diverse e ci si rende conto come alcune passioni possano arrivare ad essere disgustose.
Malva è una giovane donna, libera, amante di un vecchio contadino trasferitosi in riva al mare per lavoro. Un giorno arriva il giovane figlio dell'uomo, il quale scatena la gelosia nel genitore.
Vaska il Rosso è ambientato in un postribolo, dove Vaska deve “controllare” le prostitute. Il realismo del dialogo è impressionante.
I coniugi Orlov è sicuramente uno dei racconti più complessi tra quelli qui presentati. Il calzolaio Grishka è disgustato dalla propria vita e sfoga la sua rabbia bevendo e picchiando a morte la moglie. Un giorno, però, scoppia un'epidemia di colera ed egli decide di andare ad aiutare i medici nelle baracche per salvare i malati: finalmente Grishka ha uno scopo per cui vivere e il suo stile di vita cambia radicalmente, anche nei rapporti con la moglie. Ed ecco il colpo di scena: Grishka comincia a riflettere sulla condizione dei malati e dei sani e due grandi verità lo colpiscono duramente...
Gli altri racconti presenti sono: L'attaccabrighe, Come nacque un uomo, Come fu composto un canto e Kirilka.

Gorkij è un maestro: solo Dostoevskij, a mio avviso, è riuscito, prima di lui, a descrivere e a penetrare così bene l'anima degli umili. Il giovane Maksim osserva e riporta tutto ciò che gli si presenta nei vari luoghi dove viaggia e trova lavoro, condizione che gli permette di stare in contatto con le più svariate persone, ognuna delle quali gli insegna qualcosa. La vita e l'esperienza sono le sue uniche vere maestre. I caratteri, i volti, il modo di parlare, tutto dei suoi personaggi appare nitido e chiaro nella mente di noi lettori e ce li troviamo di fronte, siamo noi a vivere quell'esperienza con Gorkij. La descrizione della natura è poetica, ma nello stesso tempo precisa e pulsante di energia. Questi racconti sono dei veri gioielli della letteratura.